Il mattino dopo mentre, appena alzata, sta facendo colazione in cucina, aspettando un’ora decente per andare a prendere Sara, un brusio di voci concitate, richiama la sua attenzione: davanti alla bottega del signor Attilio, alcuni condomini - i pochi rimasti a casa per ferragosto - parlano e gesticolano animatamente. Fuori dal portone, sulla strada, si intravede una macchina della polizia. Prima che Angela possa chiedere cos’è successo, il campanello suona più volte.
“Signora, sono il commissario Guarnieri. Apra, devo parlarle, è importante.”
Il giovane commissario, accaldato, in maglietta e jeans, viene subito al punto:
“Stanotte qualcuno è entrato dal suo vicino del pianterreno, il signor Attilio Ricucci. La porta d’ingresso ha segni d’effrazione, bottega e appartamento sono nel caos più totale. Purtroppo, il signor Ricucci deve aver sorpreso il ladro o i ladri, non sappiamo, c’è stata una colluttazione, ha battuto la testa sullo spigolo di marmo del tavolo, in cucina. Mi dispiace, non c’è un modo più gentile per dirlo, quel poveraccio è morto sul colpo. Lei, stanotte, ha sentito niente, rumori insoliti, grida?”
“No, commissario, assolutamente niente. Ero stanchissima, la mia bambina ha dormito in casa di amici ed io sono andata a letto presto, saranno state le dieci. E poi, la mia camera ha la finestra sulla strada, non sul cortile. Dio mio, povero signor Attilio, così gentile, abitava qui da una vita, era amico di tutti, i bambini lo adoravano, lo chiamavano il dottore delle bambole. L’ho visto appena ieri mattina quando gli abbiamo portato Tommy.”
“E chi sarebbe questo Tommy?”
Angela spiega, in sintesi, gli avvenimenti del giorno precedente. È sconvolta, ringrazia il cielo che Sara non sia presente. Sa che dovrà informarla, prima che lo sappia da altri, non sarà facile trovare le parole giuste.
La sera, a cena, Angela e Sara mangiano in silenzio. Sara ha pianto a lungo e, per quanto Angela abbia cercato di coccolarla e insistito perché andasse, come sempre negli ultimi giorni, da Laura, ce ne vuole per farla addormentare. Del resto, anche per Angela, non è facile mostrarsi rassicurante e tranquilla, se pensa a quello che è accaduto al piano di sotto: sola, con una bambina piccola, lo stabile quasi deserto. Agosto è il più crudele dei mesi.
Dopo una notte insonne, sono le nove, Angela esce, con Sara per mano, per andare al mercato. Al ritorno, si rende conto che la porta dell’appartamento è socchiusa. È un attimo: sale di corsa le scale, trascinando la piccola che protesta e non capisce, si attacca al campanello, entra da Carla e chiama il 113.
“Signora, la prego, cerchi di calmarsi. Non dovevo essere io a venire, mi occupo di omicidi e non di furti, ma ho voluto accompagnare il collega perché mi è sembrata strana questa coincidenza, questi furti che non sono furti. Perché, vede, dal signor Ricucci non risulta abbiano preso niente, da lei nemmeno, a quanto mi dice, ma anche casa sua è stata buttata all’aria quindi è evidente che, anche qui, dovevano cercare qualcosa di preciso. Su, non pianga, lei e la bambina eravate fuori, state bene e questo è l’importante. Mi scusi, forse è il caso che avverta suo marito, non so, un parente...”
“Sono separata, commissario, da quattro anni e il mio ex marito abita a Roma, con la sua nuova famiglia. Ho un fratello ma è in vacanza con la moglie, all’estero e non mi sembra il caso di allarmarlo. In fondo, come dice lei, non è successo nulla a me e a Sara. Ma non riesco a capire...cosa potevano trovare in casa mia o dal bambolaio?”
“Signora, ho riflettuto su un particolare che lei mi ha raccontato ieri mattina e a cui lì per lì, non avevo dato importanza. Il signor Ricucci vi aveva già restituito l’orsacchiotto trovato nel cassonetto?”
“No, commissario, lo aveva promesso a Sara per l’indomani ma, con quello che è successo, si figuri! Deve essere ancora nella bottega...”
“Non c’è, glielo assicuro. Ma, se fosse stato quello il motivo del furto e quindi l’unico oggetto rubato, perché? E, se era l’orsacchiotto che cercavano, a quale scopo venire, dopo, a casa sua? Non quadra... non c’è logica. Su, torniamo al piano di sopra, dai suoi amici, spero possano darle una mano per rimettere a posto l’appartamento. Meno male che ci sono loro!”
Per le scale, si scontrano con Sara, sfuggita al controllo di Carla. Vuole la mamma. Angela l’abbraccia, forte.
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