L’ex direttore del carcere di Gorgona racconta la sfida difficile ma possibile di recuperare i detenuti attraverso il lavoro, dando loro un futuro fuori dal carcere. Ne vale la pena, di Carlo Mazzerbo e Gregorio Catalano, a settembre in libreria per Nutrimenti.
Dalla quarta di copertina:
Gorgona, l’isola più piccola e più verde dell’Arcipelago toscano, per molti anni è stata lo scenario naturale di un’esperienza carceraria unica, che ha reso i detenuti protagonisti con il lavoro e la possibilità di un reinserimento effettivo, in un contesto di ’libertà’ e nel rispetto della Costituzione.
In quei due chilometri quadrati a diciotto miglia marine dalla costa, il direttore Carlo Mazzerbo è riuscito ad applicare l’articolo 27: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato". Dettato disatteso in molti istituti di pena, nonostante le sentenze della Corte di Strasburgo e le ripetute denunce del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Mazzerbo racconta come sia riuscito a far rompere ai detenuti l’emarginazione con la pesca, l’acquacoltura, l’agricoltura e l’allevamento, favorendo attività economiche e legami impensabili. Poliziotti e reclusi hanno studiato insieme per la licenza media, hanno formato una band musicale e un armo di canottaggio. Una vicenda di successi esaltanti, ma anche di cocenti sconfitte, culminate in due delitti che hanno portato al ridimensionamento il ’laboratorio Gorgona’.
Carlo Mazzerbo lavora nell’amministrazione penitenziaria da trent’anni. È stato responsabile della Casa di reclusione di Gorgona dal 1989 al 2004 e, in “missione”, dal 2008 al 2010. Ha poi diretto il carcere di Porto Azzurro, dove vive con la famiglia. Dal 2011 dirige la Casa circondariale di Massa Marittima.
Gregorio Catalano, giornalista, ha lavorato per Paese Sera, L’Occhio, La Gazzetta dello Sport, Il Messaggero e il Corriere della Sera.
Ne vale la pena di Carlo Mazzerbo e Gregorio Catalano (Nutrimenti)
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