Nel 1979 la SPI è all’apice del successo, pubblica decine di giochi al mese! (Si tratta di numeri inavvicinabili per qualsiasi altra casa editrice di giochi da tavolo in ogni epoca... sarà purtroppo anche il motivo principale del suo subitaneo fallimento solo un paio di anni dopo, quando i primi personal computer cominciavano a diffondersi a macchia d’olio nelle famiglie americane e decine di giochi di simulazione venivano trasportati sulla macchina, a scapito del prodotto cartaceo - che ormai poteva vantare soltanto una grafica migliore - e avrebbe potuto continuare a farlo per un altro ventennio - rispetto al suo gemello informatico), e ha capito che anche il fantasy e la fantascienza possono vendere bene, non meno di un wargame su Gettysburg (la più celebre battaglia della guerra civile americana e l’argomento più trattato in assoluto nei giochi di simulazione) o sulla guerra russo-tedesca del 1941-1945 (l’altro scenario più amato dagli appassionati). Così, accanto a titoli maestosi ma non derivati direttamente da romanzi o da film, il 1979 appunto vede l’uscita di John Carter Warlord of Mars e di Freedom in the Galaxy, “copia” spudorata, ma purtroppo apocrifa, di Guerre Stellari.
Di nuovo Barasch, ma stavolta affiancato a Butterfield (la SPI era una casa editrice “relativamente” piccola, e il numero di disegnatori di giochi era alquanto limitato - causa principale del detorioramento qualititavo, dal punto di vista ludico, che la sua produzione subisce negli anni conclusivi della sua era, quando a un numero elevatissimo di prodotti non corrispondeva un altrettanto livello di riuscita dei medesimi), è al timone del divertente (anche se un po’ troppo arzigogolato) Freedom in the Galaxy, copia apocrifa della saga di George Lucas, che cerca di riportare nell’universo sterminato le dinamiche di gioco già provato con successo nel gioco tolkieniano.
L’epopea SPI nel campo della trasposizione ludica di opera fantastiche ha raggiunto il suo vertice, ma è tutt’altro che conclusa: nel 1981, infatti, vedono la luce Dragonslayer (versione ludica del sottovalutato film fantasy Il drago del lago di fuoco) e The Return of the Stainless Steel Rat, ispirato ai divertenti romanzi fantascientifico avventurosi di Harry Harrison.
The Return of the Stainless Steel Rat (disegnato da Greg Costikyan, in seguito diventato anche autore di un certo numero di romanzi fantasy, praticamente sconosciuti in Italia, e rientranti nella categoria della fantasy comica di gran voga negli anni Ottanta e inizio Novanta, alla stregua di Craig Gardner, Esther Friesner e numerosi altri “emeriti sconosciuti” per gli appassionati nostrani, ma che hanno goduto anche di un ottimo seguito negli Stati Uniti) è un prodotto molto curioso, pubblicato sul numero dieci della rivista Ares (una delle tre riviste pubblicate dalla SPI, due delle quali contenevano un gioco in ogni numero; Ares era dedicata alla fantascienza e al fantastico, e oltre
Con questi titoli, certamente non paragonabili sotto nessun punto di vista ai fasti degli esordi (risalenti in definitiva a pochissimi anni prima), si viene a concludere la parabola della SPI nell’ambito della simulazione ludica di estrazione filmico-letteraria.
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