Il noir attraversa i romanzi di Murakami Haruki. Particolarmente in certi romanzi, come “Dance dance dance” o “L’uccello che girava la Viti del mondo” o, più ancora l’ultimo “1Q84”, in cui tra i protagonisti c’è Aomane, una spietata killer in minigonna e tacchi a spillo, la tensione serpeggia proiettando visioni surreali, da incubo, domande a cui è impossibile dare risposte precise. Il lettore, spesso insieme ai protagonisti, si fa detective. Nato come scrittore di culto – io ho cominciato a leggerlo, per caso, quando in Italia era ancora pressoché uno sconosciuto – è poi esploso al successo fino a diventare uno degli scrittori candidati al Nobel.
Ma chi è Murakami Haruki? Perché l’altro mistero è quello della sua vita. Di lui esistono poche immagini, per lo più rubate, avendo egli fatto della segretezza uno dei canoni del suo modo di essere sui media. In questo senso ha preso – ha voluto prendere - da J.D. Salinger, il misterioso scrittore che egli ha sempre amato fin da ragazzo e del quale ha fatto la traduzione in giapponese de “Il giovane Holden”.
Non sapevo di questa sua idiosincrasia alla presenza mediatica. Lo apprendo da una biografia, appena uscita per i tipi di Vallardi, dal titolo I segreti di Murakami, scritta da Tsuge Teruhiko, docente dell’università Senshū di Tokio e uno tra i maggiori esperti di letteratura nipponica contemporanea. L’autore sottolinea molto questo aspetto segreto, a cominciare da una infanzia misteriosa. Dalla sua ricerca però emergono alcune cose interessanti, la prima delle quali è che Murakami è figlio di un monaco buddista. C’è in questo senso una dichiarazione autografa dello scrittore che dice: “Mio padre è un monaco buddhista ma prima faceva l’insegnante; tuttavia, poiché nella mia famiglia si tramanda di generazione in generazione il ruolo di priore del tempio, dopo un po’ anche mio padre ha ereditato tale posizione”. Teruhiko aggiunge che anche la madre, Miyuki, è stata fino alla nascita di Haruki insegnante di giapponese. A un giornale ceco poi Murakami ha dichiarato che questo ambiente colto e religioso lo ha influenzato, anche se “ho cercato di svignarmela da tutta questa faccenda dell’ereditare il ruolo di priore”.
Da giovane ciò che egli amava di più era la musica occidentale, e i suoi romanzi, in questo senso, lo confermano: in particolare “Tokio Blues Norwegian Wood”, in cui i brani musicali, dai Beatles ai Dors, da Bill Evans a Miles Davis, si susseguono all’interno di una storia d’amore giovanile. Forse, chissà, autobiografica: sta di fatto che nel 1971 si sposa con la coetanea Takahashi Yoko, insieme alla quale nel 1974 aprirà un jazz bar. Il locale si sarebbe chiamato Peter-cat, dal nome di uno dei tanti gatti che hanno costellato la vita dello scrittore (la biografia ne da un breve elenco). Non fu un’impresa facile: per aprire il Peter-cat i giovani sposi diedero fondo a tutti i risparmi e una buona metà della cifra che dovettero sborsare per adeguare il locale alle esigenze della clientela gliela prestarono i rispettivi genitori (Haruki, tra l’altro, è figlio unico). “Per restituire il prestito lavorarono duramente entrambi”. Dietro il bancone c’era Haruki che preparava le bevande e gli snack, mentre la moglie si occupava della sala e della cassa.
Sembra che guadagnassero bene e, forse, avrebbero potuto continuare così. “Forse come proprietario del jazz bar di Kokubunji avrei potuto terminare la mia vita in tranquillità, ascoltando tutti i giorni la mia musica più amata”. Ma il destino sarebbe stato un altro: quello di diventare scrittore. Non una vocazione coltivata negli anni, ma, come sembra, nata improvvisamente all’età di 29 anni, al Meiji Jngū Stadium, durante una partita della squadra di baseball degli Yakult Swallows. Ha dichiarato a riguardo Murakami: “Mentre stavo guardando la partita d’apertura della stagione del 1978, sono stato colpito da una rivelazione divina e ho iniziato a scrivere romanzi. Non è una frottola, è una storia vera”.
Su questa scintilla il biografo e studioso di letteratura Teruhiko si attarda rivelando di altri scrittori giapponesi che hanno trovato la strada allo stesso modo come Tsutsui Yasuda “svegliatosi” come scrittore il 12 febbraio 1960 alle ore 22:32. E prosegue spiegando perché Haruki è stato colpito dalla rivelazione divina proprio in quel momento. E qui si entra, sì, negli altri misteri che dal dato biografico passano a quello delle opere, a cominciare da quella di esordio “Segno della pecora” dove “L’io narrante alla fine di quell’anno compie i trenta e accoglie l’arrivo del 1979, l’anno della Pecora. Anche Haruki ha compiuto trent’anni nel 1979”.
Ed è su questi aspetti magici, esoterici, visionari che lo scrittore costruirà l’intera sua opera, di cui Tsuge Teruhiko, darà, con la sua interpretazione di studioso, la genesi. Ma i misteri restano.
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