Antonino Favara, professore di lettere e artista, vive e lavora a Torino. Dopo anni di formazione, frequentando lo studio della talentuosa artista Franca Valeria Oliveri, ha cominciato a partecipare a numerose mostre, tra le tante, all’ Ecomuseo del Freidano di Settimo con l’opera “Ipazia e l’astrolabio”, realizzata in occasione di un Convegno a tema e presso la prestigiosa galleria “Arte Città Amica”, con l’opera “Una vita”. Dagli esercizi stilistici del primo periodo sta evolvendo, seguendo una direzione più intimistica. Per info e contatti: antoninobo@hotmail.com; il sito web è attualmente in costruzione.

Molti dei tuoi lavori sembrano avere un elevato impatto comunicativo. Quanto della tua esperienza di vita troviamo nella tua arte?

Non c’è separazione tra la persona e l’artista, la mia arte è spesso espressione della mia anima. Come diceva Jackson Pollok, “l'artista moderno lavora per esprimere un mondo interiore; in altri termini: esprime il movimento, l'energia e altre forze interiori”. Condivido in pieno. Per me l’arte è un bisogno, la necessità di tirar fuori un mondo interiore, un turbinio di passioni in fermento. Spesso disegno durante la notte, senza guardare mai l’orologio, in uno spazio e un tempo paralleli alla realtà, un percorso di sfogo delle mie passioni. In questo senso si può parlare di testimonianza di vita. Umberto Saba diceva che “l’arte è sempre una confessione”. Certo, in quanto linguaggio, è espressione e comunicazione. Non sempre il messaggio delle opere risulta chiarissimo: chi ha visto i miei lavori mi ha spesso posto delle domande sulle intenzioni comunicative o su delle sfumature accennate che davano adito a interpretazioni soggettive. Io ho sempre risposto che vanno bene tutte le interpretazioni possibili, ma è ovvio che in alcuni lavori ci sono delle intenzioni comunicative e delle zone nascoste che solo l’autore del quadro conosce e può sentire in maniera profonda.

Cos’è per te un quadro?

Chi è artista non si dà una definizione dell'arte, ma la vive, la segue, la inventa. Un quadro può essere una poesia, un diario, una lettera segreta, una rappresentazione grafica di un percorso interiore, una finestra dell’anima. Le opere che fanno parte della mia collezione privata non sono in vendita proprio perché le reputo una parte di me.  Credo, e ne sono pienamente convinto, che l'arte diventi tale quando riesce a trasmettere forti emozioni, quando nel guardare un capolavoro di Monet, ad esempio, si percepisce l'aria dell'istante in cui è stato dipinto! In un quadro ci deve essere anche qualcosa che richiami l'universalità...in altre parole l'opera d'arte deve richiamare e suscitare emozioni universali. Ci sono artisti che lasciano intendere in modo ermetico il loro messaggio, così altamente filosofico da non essere compreso. Credo che un’opera debba essere invece d’impatto, conservando dei piccoli segreti, ma al tempo stesso comunicare qualcosa in maniera piuttosto chiara. L'arte è messaggio del nostro sentire, un messaggio anche criptato, che dev’essere pur sempre comprensibile. Vi è arte quando qualcuno, mentre osserva un quadro, una scultura, o una qualsiasi opera, non pensa a null'altro che a cosa possa aver spinto l'autore a dipingere o modellare quel determinato soggetto.

Vedere in bianco e nero è per te una costante molto importante: luci, ombre, consistenza, colori, spazio bianco, spazio nero. Spiegaci!

Ho scelto in molti lavori di guardare in bianco e nero perché  vi trovo costantemente mille sfumature che sono i miei colori. Poi con tutta sincerità devo ammettere che lavorare a carboncino mi piace tanto, se non fosse così, non lo farei. Quando sono nel mio studio e devo cominciare un nuovo lavoro, stendo sul tavolo la carta bianca, liscia e tirata, la fisso a un supporto rigido, scelgo la matita giusta ben appuntita, come un bisturi, poi ci soffio sopra…un po’ come rito scaramantico, un po’ perché mi fa sentire come i cow-boy dei film western che soffiano con aria di sfida sulla pistola ancora fumante…e poi il resto accade.. Accade al di fuori del tempo, un tempo che si ferma e si dilata. Spesso disegno o dipingo durante la notte e anche se il giorno dopo devo svegliarmi presto per andare a lavorare, rimango con il pennello in mano fino a notte fonda. E’ difficile, una volta iniziato un lavoro, sospenderlo. E’ come se mi estraniassi da tutto e da tutti ed entrassi in simbiosi con il foglio.

Alcune delle tue opere sembrano velate dalla malinconia, da parvenze di solitudine, ma al tempo stesso di speranza. Come mai?

Mi ritengo una persona molto positiva e piuttosto forte. Tuttavia capita a tutti, in alcuni momenti della vita di dover affrontare delle difficoltà: è prassi che non si può vivere di sola felicità! Certo alcuni lavori trasudano momenti malinconici, ma non credo che siano tristi. Sono lavori che fanno riflettere anche la parte più dolorosa del proprio io. Mi sembra molto importante credere e capire anche quei momenti di malinconia fino al punto da farli propri, usarli, spremerli come si spreme la gioia ai suoi massimi livelli. Mi sembra l'unico modo per sublimarli e trasformarli in energia positiva. Credo sia molto importante scoprire il proprio limite, sia nel dolore che nella gioia. Viviamo di emozioni, positive e negative: questa è vita. Queste emozioni ci fanno sentire vivi e per questo, provarne di forti, fa della nostra vita una giostra mozzafiato! Uno scrittore contemporaneo come Paulo Coelho  ci spiega in ”Veronica decide di morire” come a volte un’esperienza cupa e profonda, può essere un momento di maturazione, l’uscita da un tunnel  che si apre in una grande prateria di speranza e libertà. L’arte è in ognuno di noi, è quella scintilla che ci fa creare, che ci fa sognare, che ci fa sentire vivi.

Ho visto i tuoi quadri e, visitando il tuo profilo su facebook, ho potuto scorrerli uno a uno. La visione di alcuni in special modo, mi ha fatto pensare alle annotazioni di un diario segreto. Alcuni tuoi disegni sono come lettere, che si susseguono e parlano anche della quotidianità, delle emozioni di una giornata, come nel caso del quadro “Nuvole di pensiero”. Cosa significa per te avere questa modalità per comunicare sprazzi di vita quotidiana o di emozioni?

Il mio canale comunicativo privilegiato è spesso quello emotivo. I miei ricordi nascono da una catena di emozioni. In genere, parlando di emozioni, si pensa ad emozioni forti ed importanti. Ma esistono anche tutte le piccole emozioni quotidiane che influenzano lo stato interiore ed il sentire. Il mio laboratorio è un luogo che sento molto intimo, pregno di energia positiva e di correnti energetiche creative, un posto sacro e protetto, e questo mi aiuta ad essere me stesso e mi consente di lasciar fluire liberamente i miei flussi interiori. Quando parlo di laboratorio, parlo comunque principalmente di un luogo interiore, la cui forza determina la qualità di quello reale. Quello che sento inevitabilmente confluisce in ciò che creo, determinandolo. “Nuvole di pensiero” è nato come un acquerello improvviso: durante una giornata di Sole al parco, ho scorto una nuvola a forma di gatto, mentre una colomba tubava vicino ai miei piedi. E’ stato emozionante osservare questa immagine  ossimorica: un gatto volare e una colomba camminare. Momenti, istanti, attimi quotidiani si possono trasformare in un estemporaneo acquerello che li racconta. In questo caso l'arte nasce dal bisogno di comunicare, esprimersi, registrare un piccolo episodio della nostra vita, fotografare uno stato d’animo e in questo senso condivido la chiave di lettura del diario segreto.

Alcuni quadri sono monocromatici, in bianco e nero, altri, magari sullo stesso tema, sono invece a colori. Utilizzi matite, pastelli, acquerelli, carboncini ma anche gessi e olii, su supporti di carta o tela. Mi chiedo: quando per te una tecnica e non un’altra è quella giusta per il tuo quadro e quando ritieni che sia meglio il monocromatico o il colore la scelta migliore per enfatizzare l’obiettivo che ti sei prefissato? Ti guida la ragione o l’istinto?

Solitamente sono mosso da entrambi: l'istinto mi suggerisce cosa fare, quanto osare; la ragione mi porta a costruire l'immagine, mi pone la condizione strumentale e la scelta tecnica: insieme i due elementi si sposano nell’opera. Amo tantissimo lo sfumato del carboncino, la grafite, lavoro con i pastelli, con i gessi, con l'olio, ma la tecnica che uso più spesso è l’acquerello, perché offre dei risultati inaspettati, sorprendenti. Ragione, sentimento, razionalità ed istintività dialogano tra di loro. Non sono da me percepiti come entità in contrapposizione, ma come parti complementari, tutte indispensabili per creare un insieme compiuto.

Hai ricevuto un premio, una targa come migliore artista durante l’ultima mostra: cosa ha significato ricevere questo riconoscimento?

La mostra del 31 Maggio, presso la “Società anonima” di Torino, si è conclusa con una premiazione che mi ha gratificato, se non altro per il fatto che ho sentito l’intera produzione di quest’anno una vera parte di me: la mia arte e le mie emozioni sono un unicum senza confini. Il giurato mi ha riferito che ha voluto premiarmi per la varietà delle tecniche adoperate e perché è rimasto particolarmente colpito dal chiaroscuro di un nudo di donna ad olio, dal carboncino di “Effusiones post amplexum” e dall’uso dei gessetti in “Ipazia”. Ho esposto 18 opere, meno della metà della mia produzione, ma per la prima volta ho avuto la possibilità di esporre così tanti lavori. Il fatto che alla mostra fossero presenti le persone a me più care, ha reso la serata particolarmente piacevole, perché condividere le proprie creazioni con altre persone instaura un rapporto intimistico e speciale.

Progetti futuri?

Per come intendo l’arte, rispondo semplicemente affermando che questa è una domanda che mi pongo, mi incuriosisce, ma alla quale non so rispondere: i lavori non sono mai programmati. La vita, i contesti, le emozioni mi tendono un pennello e con questo creo ciò che sento di volta in volta. Altro discorso è per le copie d’autore o le opere su commissione: per quelli non c’è coinvolgimento emotivo, ragione per cui considero questi lavori degli esercizi artistici, dai quali c’è pur sempre da imparare. Spero in futuro di continuare a produrre con la stessa passione di oggi.