Una vera chicca il recupero di questo spionaggio bellico - I sette senza gloria (Play Dirty, 1969) di André De Toth - costruito evidentemente sulla scia di storie quali Quella sporca dozzina e Dove osano le Aquile. Di certo non sarà spiaciuto a Tarantino quando ha realizzato Inglorious Basterds.
Lo schema è quindi quello della “missione impossibile” affidata a un gruppo di canaglie senza redenzione. Lo scenario di guerra è quello africano durante lo scontro decisivo con Rommel. Il deserto e la difficoltà di approvvigionamento forniscono un contesto avventuroso. Tecnicamente sarebbe una storia di guerra anche se c’è un risvolto spionistico tipico delle avventure dei commandos.
Il colonnello Master (Nigel Green che già fu con Caine in Ipcress, prodotto sempre da Saltzmann) comanda un gruppo distaccato del SOE, i servizi di sabotaggio e azione inglesi. Una truppa di tagliagole e lestofanti capitanata sul campo da Leech (Nigel Davenport) che è a sua volta un recluso liberato, poco rispettoso della disciplina che si taccia di riportare sempre i suoi ufficiali superiori indietro, benché morti come si vede nella sequenza d’apertura sulle note di Lili Marlene.
Delinquenti di varia estrazione assieme a un paio di guide locali chiaramente assuefatti all’hashish e a vizi sodomiti. Non una gran truppa ma un perfetto “schermo” per una complessa operazione militare che gli inglesi vogliono realizzare a 400 miglia dietro le linee nemiche per colpire un deposito di carburante tedesco. Infatti una colonna inglese si muove sullo stesso percorso dei sette dannati con l’intenzione di scaricare su questi una eventuale sconfitta.
Il comando però impone anche la presenza di un ingegnere petrolifero, il colonnello Douglas che è appunto Michael Caine, sempre perfetto in uniforme. Questa volta deve indossare quella italiana per infiltrarsi nel territorio avversario. Così alle note di “faccetta nera” il convoglio si mette in modo con evidenti scontri di personalità tra Leech e Douglas. Per prudenza Master offre un premio di 2.000 sterline a Leech se riporterà sano e salvo l’ufficialetto. Questi, benché si dimostri dal cuore tenero e dallo stomaco debole in occasione di un primo scontro con i berberi, comincia a poco a poco a guadagnarsi la fiducia dei compagini.
Avviene durante una delle scene più originali e riuscite del film, il valico di un passo scosceso descritto nei minimi dettagli con il trasporto dei mezzi attraverso un ingegnoso sistema di carrucole predisposto proprio da Douglas. Per un errore di Leech perderanno un mezzo ma si metteranno al riparo da una pattuglia tedesca che invece massacrerà il convoglio regolare inglese.
La particolarità del film sta proprio sull’attenzione riservata al dettaglio tecnico, alla manovra contro la natura impazzita e le trappole di cui è disseminata. Campi minati, ruote bucate, tempeste di vento diventano quasi le protagoniste di questo film pochissimo parlato ma estremamente efficace nella narrazione e nel tratteggio dei personaggi.
Va da sé che Douglas imparerà a diventare “una carogna” ma trasmetterà un po’ di rispetto in Leech. L’incontro con una ambulanza tedesca e la presenza di una infermiera tedesca creeranno nuove tensioni nel gruppo ma il vero colpo di scena è l’attacco al deposito tedesco nella tempesta di vento. Qui Douglas e i suoi scoprono di essere stati pedine sin da principio di una gioco di diversioni e contro diversioni. Il deposito è solo un paravento di lamiere, le vere riserve dei tedeschi si trovano in una cittadella sul mare. Ormai è diventata una questione d’onore anche se il comando li ha abbandonati. Douglas, Leech e i superstiti del gruppo sferrano un attacco notturno ai depositi. Li distruggono ma il loro progetto di rubare una motonave e allontanarsi finisce tragicamente. Si salvano solo Douglas e Leech, che ormai sono fedeli compagni d’arme.
Gli inglesi sferrano un attacco massiccio e sbaragliano i tedeschi. Ai nostri due eroi, scomodi testimoni delle manovre del comando, non resta che arrendersi con la bandiera bianca. Considerato che portano uniformi italiane è un bel rischio. Infatti un soldato li trucida alle spalle, scusandosi poi con il capo per non aver visto il vessillo di resa. Sembra quasi un caso ma di certo va a vantaggio di Master e dell’alto comando.
Termina così con una vittoria e anche con la fine ingloriosa di tutto il gruppo una storia di guerra e crudeltà, girata in Almeria e perfettamente resa nei dettagli. Sono appunto le difficoltà tecniche e gli artifizi per superarle che prendono il sopravvento sulle azioni belliche che pur ci sono ma restano come sullo sfondo. Da riscoprire.
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