Chissà com’era da giovane, senza panza né debiti.
Fu l’ultimo pensiero, poi s’addormentò.
Il mattino dopo aprì gli occhi un’ora prima che la sveglia suonasse. Succedeva sempre così, quando l’indomani l’aspettava qualcosa di importante da fare. Dopo la toilette, scese fino alla reception in cerca di qualcosa da leggere. Erano le sei e in giro c’era solo quelli dell’impresa delle pulizie che lustravano i pavimenti.
L’impiegato le cedette la sua copia del Corriere del Sud.
«Tanto ci sono scritte sempre le stesse cose, mai una gioia da ’sti giornali. Glielo regalo».
Fu così che nella cronaca vide una foto di Santino a centro pagina e seppe che era scoppiato il bubbone del RACKET DEL CARO ESTINTO.
«Si estende l’indagine sul racket delle pompe funebri. Non solo mazzette elargite dagli impresari a medici e infermieri. Si aprono scenari inquietanti. I fratelli Rizzo hanno rivelato agli investigatori che Santo De Luca, caposala del reparto di geriatria del policlinico universitario, avrebbe ucciso dei pazienti per “venderli” all’impresa, ricavandone una lauta percentuale.»
L’angoscia bruciò Mirella fino alle ossa. Prese le sue cose. Ricontò i soldi nella cassaforte e fuggì senza spiegare niente a nessuno. La prima città che le venne in mente fu Milano. Lì c’erano gli amici di Bebè che l’avrebbero aiutata. Paesani che sapevano il fatto loro, altro che mafiosi, come dicevano le malelingue.
Suo cugino non aveva pistole.
* * *
Il nuovo lavoro era un bel passo in avanti. La paga era uguale, ma lavorava un giorno in meno alla settimana. Questa ditta di pulizie si occupava solo di ospizi di lusso e cliniche private. Strutture dove si riusciva a pulire davvero, dove se ti impegnavi, si poteva anche lavorare a giorni alterni, tanto erano nuove.
Il suo metodo però non era cambiato. Rimase metodica come un orologiaio.
Destra sinistra, sinistra destra.
Sciacquo, strizzatina.
Quando quella mattina Mirella passò sul bagnato rovinando a terra come un corpo morto, non la riconobbe subito. Solo dopo che l’ebbe aiutata a rialzarsi si ricordò di lei: era quella che al policlinico universitario si guardava il petto sotto la divisa.
Fece due più due.
La ragazza scappò come una ladra.
Chi sàcciu, pensò. Meglio non curarsene.
Si rimise subito al lavoro.
La schiena, da qualche tempo, le faceva meno male.
Destra sinistra, sinistra destra.
Sciacquo, strizzatina.
Sinistra, destra.
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