Gesù, ho deciso: sono tuo. Torno da te. E ’affanculo tutto il resto. Scusa, scusa ancora. Aiutami però, eh? Amen.
La chiamano cecità attenzionale. Accade quando si è talmente concentrati su qualcosa da ignorare anche grossi cambiamenti attorno a sé. E Santino era talmente impegnato a percorrere la sua via verso Damasco che non s’accorse che Mirella gli era accanto, in ginocchio pure lei. Indossava un paio di occhiali da sole.
Tornò alla realtà mentre il cappellano elencava, prima di concludere con la benedizione, tutte le sessioni di preghiera fissate per la settimana.
«Che ci fai qui?»
La ragazza non rispose.
Il suo profilo era tirato, mascelle e labbra serrate. Singhiozzava.
Mirella levò le lenti scure e ancora adesso Santino non saprebbe dire se lo sconvolse di più il fatto di vederla con gli occhi gonfi di lacrime o senza trucco. Quei bulbi che tanto incantavano il mondo apparivano ora più piccoli e, se non privi di fascino, quasi senza vita.
«È morto Bebè».
Il cugino, gliene aveva parlato. Faceva il consulente finanziario a Milano. Per conto di chi è meglio non saperlo. Tanto è giusto sorvolare sui datori di lavoro del caro estinto che Santino pensò subito al morto ammazzato.
«Arresto cardiaco. Non aveva ancora trentacinque anni», disse Mirella trattenendo le lacrime.
Ah, botta di cocaina, pensò il caposala, ma disse: «Mi dispiace. So quanto gli volevi bene».
4
Giovani e belli
Gesù avrebbe dovuto essere molto incazzato con Santino perché non fece niente di quello che aveva promesso. Nessuna svolta. Zero. Nada. Eppure il Divino non si accanì, anzi gli regalò un po’ della sua infinita grazia. E quella che doveva essere una condanna si rivelò per lui un grande sollievo.
Lavorare in team aveva i suoi vantaggi e Mirella era una Bonnie perfetta: discreta, attenta e sagace.
Gli affari andavano bene.
Da qualche tempo però, non era più la stessa. La morte di Bebè l’aveva scossa nel profondo. Santino s’aspettava pressing asfissianti, fretta, di tutto e di più, pur di avere le sue tette nuove. Ma non fu così.
Mestiere della morte non è solo quello di rescindere i fili della vita, ma di tesserne di nuovi e invisibili fra coloro che rimangono sulla terra. E così aveva fatto pure il fu Bebè.
Il caposala vide ciò che si nascondeva sotto la maschera della fighetta senza scrupoli e gli piacque, parecchio. Scoprì una giovane donna come tante al Sud, con sogni di benessere che facevano fatica a uscire dal cassetto; ragazze che meditavano vendetta, riscatto e fuga, magari portandosi appresso tutto il comodino.
La primavera, intanto, era esplosa.
In quei giorni, Catanzaro sembrava il posto più bello del mondo. E una meraviglia, questa città stipata sul cucuzzolo di colli bruciati e cementati, da anni non lo era più.
Basta poco per cambiare vedute.
Tipo una vincita di 3500 euro alla Snai. Il Campobasso che non ti aspetti: 2-1 al Fondi. Non gli era mai successo.
Cinque giorni dopo, Santino rientrò a casa un po’ scombussolato. Il cuore era gonfio d’orgoglio per aver fatto una buona azione, mentre una vocina continuava a spifferargli nel cranio: «Che cazzo hai fatto?»
E che ho fatto? Ho visto che il bonifico della vincita era arrivato sul conto, ho prelevato tremila euro e li ho consegnati cash a Mirella.
«Per le tue minne», le aveva detto.
Lei lo aveva abbracciato ancora prima di prendere i soldi. Ancora sentiva addosso la pressione e il calore di quel corpo, la forza di gravità attorno a lui che impazziva e gli entrava sotto la pelle e puntava dritto allo stomaco.
Sospirò.
«Che cazzo hai fatto, ti sei pure innamorato?».
Soffocò la vocina nel cranio con quattro grappini consecutivi, accese il televisore e si stravaccò sul divano. Il sonno lo colpì in fronte come un cecchino. Sognò di essere ritornato all’età di vent’anni.
Giovane, bello e senza panza né debiti.
Il cellulare lo svegliò proprio mentre stava caricando Mirella su una Lancia Fulvia Coupé.
«Chi è?»
«Rosario. Ma che, stavi già dormendo?»
Era il fratello.
«Sì. E non chiedermi se mi hai disturbato perché ti posso già dire che mi hai proprio scassato la minchia».
«È successo un guaio, frate’».
«È morto papà?»
«No, quello chi l’ammazza. Sono io quello che faranno secco, se non tiro fuori duemila euro entro una settimana».
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