Chi era veramente William Shakespeare? Com’è possibile che uno dei poeti più illustri della storia della letteratura mondiale in realtà fosse il figlio di un guantaio quasi del tutto privo di istruzione scolastica?
All’annosa questione partecipa anche la francese Brünhilde Jouannic con il suo Io sono Shakespeare (Shakespeare, c’est moi, 2011), in questi giorni in libreria grazie a Cavallo di Ferro.
«Volevo sapere chi ero. Non intendevo, con questo, scoprire ciò che mi piacesse o meno, le idee alle quali aderire, le persone che amassi o che mi ripugnassero. No, intendevo sapere ciò che l’uomo è. In tutta la sua interezza e complessità. Volevo essere il suo archeologo; questo studio, mi dicevo, mi avrebbe permesso così di apprendere interamente ciò che la natura umana aveva da offrire - nel migliore, ma anche nel peggiore dei casi -, ciò che era capace di fare. Ambivo a capire ciò che la parola esistere sottintendesse realmente. Desideravo vivere a pieno, senza compromessi né finzioni, ed essere in grado di penetrare ogni breccia, ogni particella per esplorare ogni angolo della mia umanità. Nei primi diciassette anni della mia esistenza ho preparato questo terreno mobile coscienziosamente. Il cammino che mi apprestavo a intraprendere era pericoloso, condannabile, immorale. Ma per me, per quanto strano potesse apparire, era una questione di sopravvivenza. Aspiravo ad essere l’artefice del mio destino, delle mie scelte, dei miei pensieri, e ciò si sarebbe necessariamente compiuto attraverso un superamento dei limiti sanciti dalla buona creanza».
Edward de Vere, 17esimo conte di Oxford, nell’autunno della sua esistenza riprende per l’ultima volta la penna in mano e consegna ai posteri una rivelazione sconcertante sulla sua identità: «Io sono Shakespeare». Il vero autore di Romeo e Giulietta, Amleto, Macbeth e degli altri capolavori, non sarebbe il poeta inglese di Stratford-upon-Avon, bensì un consigliere alla corte di Elisabetta, un personaggio immorale e dissoluto su cui pendono le accuse più infamanti - pederastia, negromanzia e omicidio - disposto a tutto pur di indagare le profondità più recondite dell’animo umano. Senza sconti né censure, Edward de Vere, ripercorrendo la storia del regno inglese durante la dinastia Tudor - dall’incoronazione della regina Elisabetta I all’esecuzione di Maria Stuarda - intraprende un viaggio all’interno della sua anima per svelarne i particolari più intimi e scabrosi. Un susseguirsi di episodi al limite dell’indecenza, sino al momento in cui il protagonista è costretto a riconoscere che la messa in scena della sua vita ha finito per rivoltarglisi contro: «Ho usurpato l’identità di un uomo. E lui mi ha rubato l’anima».
Rileggendo uno dei miti letterari più famosi di sempre, Brünhilde Jouannic in Io sono Shakespeare avalla la teoria secondo la quale William Shakespeare, attorucolo semianalfabeta, non sarebbe altro che un prestanome scelto per motivi di opportunità. Tra chi sostiene che dietro i panni del celebre drammaturgo si celasse a buon bisogno un Francis Bacon o un Cristopher Marlowe, la scrittrice segue piuttosto le orme di Sigmund Freud e dello studioso Robert Detobel e identifica nel 17esimo conte di Oxford, vissuto alla corte elisabettiana tra il 1550 e il 1604, l’autore delle opere attribuite a Shakespeare. E così, gli episodi della vita reale di Edward de Vere diventano l’espediente letterario per raccontare la genesi di alcune delle opere più famose del drammaturgo di Stratford: dalla morte del padre nascerà Re Lear, dal matrimonio con Anna Cecil la stesura di Amleto, dall’amicizia con Gascoigne l’idea per I due gentiluomini di Verona. E ancora, dal suo soggiorno nella città lagunare, la trama per Il mercante di Venezia. Verità o finzione? “Tanto rumore per nulla”? Non importa. La confessione del libertino De Vere risulta a tal punto convincente che al termine del romanzo non si può non nutrire qualche dubbio sulla reale paternità shakespeariana delle sue opere.
Brünhilde Jouannic, classe 1978, è una scrittrice francese. Conosciuta soprattutto per la sua collaborazione al film Uncle Boonmee, Palma d’oro al Festival di Cannes 2010, ha trascorso l’infanzia tra Francia, Irlanda e Inghilterra. È stata consulente storica per numerosi film trasmessi su France2. Fra i testi da lei pubblicati, la pièce Folies, e due guide sugli aspetti meno conosciuti della Reggia di Versailles. Io sono Shakespeare è il suo primo romanzo edito in Italia.
Io sono Shakespeare di Brünhilde Jouannic (Cavallo di Ferro), 176 pagine, euro 16,00 - ISBN 978-88-7907-122-2 - Traduzione di Marina Marino
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