Facciamo un salto indietro al 1880, quando il vecchio Émile Zola sfida i giovani scrittori che frequentano il suo salotto a tirar fuori un racconto con tema la guerra franco-prussiana del 1870-71, da inserire poi nell’antologia Soirées de Médan. Fra i giovani autori c’è anche Guy de Maupassant, il quale scrive il suo celebre racconto Boule de Suif, che arrivando in Italia (Sonzogno 1912) Efraim Boari traduce come Palla di sego. (E da allora è stato reso quasi sempre così.) Quando Maupassant fa leggere le bozze al suo maestro Flaubert, quest’ultimo grida al capolavoro: «ribadisco il vocabolo, un capolavoro di composizione, di comicità e di analisi», scrive Flaubert in una lettera del febbraio 1880.

«Venne fissata per il viaggio una grande diligenza a quattro cavalli e dieci persone si prenotarono. [...] Non appena la diligenza fu attaccata a sei cavalli anziché a quattro, giacché il traino era più difficoltoso del previsto, una voce chiese da fuori: “Siete saliti tutti?”. Un'altra rispose da dentro: “Sì” e partirono». In un viaggio in diligenza da Rouen a Dieppe, la prostituta Palla di sego - che alcuni dicono sia ispirata ad Adrienne Legay, vera giovane cicciottella “di facili costumi” di Rouen a cui venne dato quel soprannome - deve subire il disprezzo degli altri viaggiatori, tronfi commercianti e nobili altezzosi. Il viaggio sarà lungo e pieno di pericoli, con una sosta infida in un albergo di Tôtes... Insomma, aggiungeteci il personaggio di Ringo ed avete la struttura base di Ombre rosse (Stagecoach, 1939).

        

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