Viene promosso al taglio MAX - cioè con storie dedicate ad un pubblico più adulto - anche Nick Fury, storico personaggio che a maggio compirà esattamente cinquant’anni: mezzo secolo in cui ha vissuto le più incredibili avventure e modificazioni caratteriali possibili, rimanendo però sempre defilato nell’universo Marvel.
Ad accompagnarlo in questo passo importante troviamo un disegnatore fenomenale e indimenticabile come il croato Goran Parlov e un autore di culto come Garth Ennis, irlandese allergico ai supereroi in tutina. In una sua vecchia storia, Pro, Ennis si divertiva un mondo a sbeffeggiare e dileggiare i più sacri supereroi del fumetto americano, e chi segue la serie The Boys (Panini Comics) sa quanto egli ami combattere e picchiare duro ogni tipo di “tutina” voli in cielo.
È noto che Ennis alla fine degli anni Novanta ha preso in mano e forgiato in nuova forma il personaggio di Frank Castle, il Punisher, rilanciandolo e facendolo accettare da nuove generazioni di lettori: con Fury Max è la volta di rilanciare un personaggio controverso e sfaccettato come il colonnello Nick Fury.
«Mi chiamo Nick Fury. Dal ’44 ho un proiettile piantato in testa. A quanto pare non posso morire e invecchio molto lentamente. Combatto e scopo come un indemoniato. Mi abbuffo di guerra come fosse zucchero. Ecco le cose che ho fatto per il mio Paese...»
Con questa lapidaria e lancinante dichiarazione inizia la serie Fury Max. Ci si dimentichi del personaggio fatto diventare nero al cinema (interpretato da un comunque strepitoso Samuel L. Jackson): Ennis subito comunica al lettore che vuole continuare a raccontare il suo personaggio, il suo Fury. quello per intenderci per cui l’autore irlandese ha inventato il passato bellico nella storia Peacemaker (100% Marvel n. 213), dura e scorretta ma indimenticabile. È al proiettile con cui si chiudeva quella storia che Ennis sta citando, e fa capire che Fury si nutre di guerra: sarà brutto dirlo, oggi che il mondo sembra essere in una guerra costante, ma almeno a questo possiamo crederci.
Mentre molti autori si sono avvicendati nel tentar di trasformare il personaggio in qualcosa di diverso, seguendo le mode del momento, Garth Ennis finalmente riporta Fury alla sue vere origini: una macchina da guerra mastica-sigari nata in piena Guerra Fredda. Sono lontani gli anni Sessanta del sergente Fury e dei suoi commandos, così come i temp in cui - vestito come un damerino, con tanto di cappello sulle ventitré - Fury diventò agente segreto negli anni Settanta. Sono lontani gli anni Ottanta con i muscoli esagerati messi in mostra dalla tutina nera della SHIELD - organizzazione che Fury guida e combatte a seconda del momento - e anche gli anni Novanta con i suoi eroi travagliati e alla ricerca di un passato. È inutile mascherarlo: Nick Fury è la guerra, e finché esisterà un solo uomo al mondo, esisterà la guerra.
Lo sfavillante primo numero di Fury Max, Guerre perdute, è la raccolta delle prime sei uscite della collana originale, e presenta due storie complete.
Si parte dall’Indocina del 1954, un intero mondo che sta crollando: la Francia sta perdendo il suo territorio e il comunismo avanza. Nick dovrebbe aiutare gli uomini della Legione Straniera ad organizzarsi, a sfruttare meglio le proprie risorse, insomma a combattere una guerra contro i ribelli. Ma Fury capisce subito che non c’è speranza, che la Storia - quella con la S maiuscola - ha già deciso, e non rimane che salvare qualche brandello della propria anima.
Si arriva alla Cuba del 1961. Ribelli anche qui. Comunismo anche qui. Americani che non vogliono il comunismo anche qui. Ma il territorio è molto più controllabile, rispetto all’Indocina, e ci sarebbe una soluzione molto più veloce e definitiva... Una pallottola in fronte a Fidel Castro! Facile a dirsi...
Due storie appassionanti che racchiudono in uno spazio relativamente breve una enorme fetta di storia contemporanea, e che dimostrano che Fury una volta di più è la perfetta incarnazione di quella “furia” americana per risolvere situazioni terribili con soluzioni pessime, che raramente funzionano. Non è un difetto: è la loro natura. E Nick Fury, con la sua immancabile benda e il suo sigaro e la sua strafottenza, è la suprema rappresentazione di questa natura. E la fusione perfetta con quella narrativa pulp che tutto il mondo ha amato ed ama ancora.
Fury Max è un volume impossibile da perdersi, perché Nick è uno di quei “mascalzoni” che affascinano e stregano il lettore, è un perfetto animale da pulp: ha il fisico giusto, le battute giuste e... l’occhio giusto!
Non rimane che aspettare la prossima uscita, quando Ennis farà “scontrare” le sue due grandi creature: Nick Fury e Frank Castle!
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