Franco Limardi, romano, insegnante di Storia e Letteratura italiana in un istituto superiore. Dopo L’età dall’acqua, giunge al suo secondo noir. E che noir. Ad avercene di professori così nelle scuole italiane...

Anche una sola lacrima è un romanzo implacabilmente malinconico. A leggerlo ci si sente come passeggeri di un treno che si sa debba finire in un burrone. Corre spedito, questo convoglio/romanzo, e non riesce a fermarlo neanche una struttura dei capitoli iniziali forse un po’ troppo ciclica e prevedibile nel sottolineare un’atmosfera triste e nera di cui il libro già gronda da sé.

Ma su un treno così, di prima classe, non ci si ferma a guardare una macchia su un sedile. Specialmente se si sta per finire nel burrone di cui sopra.

Sull’orlo del baratro, più di tutti, c’è il protagonista, Lorenzo Madralta, ex militare reduce dal Libano, che, per uscire dal torpore di una vita passata a fare il cane da guardia in un centro commerciale di provincia (e non solo per questo), si mette, è proprio il caso di dirlo, in un bel casino: la rapina che avrebbe dovuto riscattare la sua esistenza non va come dovrebbe andare, e il nostro uomo finisce in un turbine di inganni e colpi di scena uno più tremendo dell’altro.

Giancarlo De Cataldo, a proposito di Anche una sola lacrima, parla di "una drammaturgia congelata, quasi ieratica, che pare recuperare la purezza metafisica di certi classici del noir anni Cinquanta (David Goodis su tutti) e ha singolari punti di contatto, anche per la sociopatia del protagonista, con il recente, bel film di Sorrentino Le conseguenze dell’amore".

E ha ragione.

Limardi scrive con l’abilità di un bravo musicista blues, sfruttando cioè canoni e standard; cosa assolutamente non facile.

Anche una sola lacrima è il romanzo della pioggia, a suo modo, un pianto dirompente che viene dal cielo, inevitabile, che sostituisce quella sola lacrima del titolo che nessuno dei personaggi, Madralta su tutti, riesce a versare.