Ucraina nord-orientale, 1943. Il maggiore Martin von Bora è tornato eroicamente da Stalingrado. Nel suo ruolo di ufficiale dell’Abwehr, il servizio segreto dell’esercito tedesco, ha per le mani due generali dell’Armata Rossa, Platonov e Tibyetsky, detto Khan. Entrambi sono a parte di segreti strategici. Platonov, che è stato vittima delle purghe di Stalin, è restio a collaborare. Invece, Tibyetsky-Khan, nobile passato alla rivoluzione, che tra l’altro è lontano parente di Martin, sembra più equivocamente implicato in un’opera di controllo, di disinformazione o qualcos’altro. Mentre proseguono gli interrogatori, i due, a distanza di ore, muoiono.
Intanto, in una foresta vicina che i civili cominciano a considerare maledetta, si verificano feroci omicidi, di soldati e contadini, e anche di bambini e donne. Delitti immersi in un alone di magico orrore. Tutto è un fangoso groviglio, in cui si confonde la sanguinaria paranoia di SS e Gestapo diretta contro i sospetti oppositori interni alla Wehrmacht, con le manovre dei sovietici, le imprese dell’Esercito di Liberazione Ucraino, e con la depravazione dentro il clima della guerra di antichi odi. Sembra impossibile districarlo. E forse nessuno desidera nemmeno capire veramente.
Ma il comandante della Abwehr, il freddo, enigmatico von Bentivegni, ordina al giovane maggiore di indagare. Nutre obiettivi personali, ma ha anche una spontanea fiducia verso il sottoposto. Bora ha già dimostrato il suo fiuto in inchieste difficili. È stato testimone di atrocità. Sente crescere, inconfessati, il ribrezzo per i caporioni nazisti e l’ostilità verso la causa di Hitler. Ha un’intelligenza che sa vedere nel tempo: «Tutto aveva a che fare con quegli anni. Gli inizi dello zio Terry, i morti a Krasny Yar; anche Platonov, che proprio allora aveva raccolto i primi successi». Sì, ma come e perché tutto era continuato in questa guerra eterna?
Ben Pastor, con la serie di Martin Bora, ha ideato una chiave di riconosciuta originalità: l’attendibilità storica, il crudo realismo del romanzo di guerra, la tensione del noir, l’intrigo della spy story. Ma soprattutto, nei diversi romanzi, che coprono gli anni dalla guerra di Spagna alla Resistenza italiana, segue la parabola di una tragedia umana che non è solo frutto di fantasia.
Martin von Bora, ispirato dalla figura dell’attentatore di Hitler colonnello von Stauffenberg, di nobile schiatta sassone di cui condivide tutti gli ambigui ideali, sposo fedele di una donna che forse lo tradirà, ha giurato obbedienza ad Hitler ed è dilaniato ogni ora di più da un dilemma. A chi essere leale: se al giuramento tributato al capo supremo o all’umanità.
Il cielo di stagno (Sellerio, 2013) di Ben Pastor - pp. 480 - EAN 9788838930195 - 15,00 euro
Traduzione dall'inglese di Luigi Sanvito
Titolo originale: Tin Sky
Ben Pastor, nata a Roma, docente di scienze sociali nelle università americane, ha scritto narrativa di generi diversi con particolare impegno nel poliziesco storico. Della serie di Martin Bora Sellerio ha già pubblicato Il Signore delle cento ossa (2011), Lumen (2012) e Il cielo di stagno (2013).
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