«Ci sei?»
«Arrivo, arrivo, eccomi!»
«Sei in ritardo, ti aspetto da un’ora.»
«Il solito esagerato! Un quarto d’ora, al massimo.»
«Ci scommetto che eri attaccato a quel maledetto computer! Tanto sei negato per l’informatica, non imparerai mai!»
«Lo dici tu. Lo sai che, ieri sera, sono finalmente riuscito a inviare una mail?»
«Sarà stato un caso. Dubito che succederà di nuovo.»
«Tutta invidia. E ora, vogliamo parlare di cose serie?»
«Siamo qui per questo. Lo voglio inchiodare, quel verme. Stasera o mai più.»
«Non farti prendere dalle emozioni e non farne un caso personale. Quelli come noi devono essere distaccati, razionali. Niente sentimenti, se no, sei fregato.»
«Hai ragione, sono le regole che ho sempre seguito, ma stavolta è diverso, non ci riesco, non posso fare a meno di detestarlo. Sono giorni che gli faccio la posta ma svicola, cambia abitudini, luoghi. Si nasconde, sembra mi voglia sfuggire. È come se avesse capito.»
«Non ha capito niente, agisce per istinto di sopravvivenza, sa di avere dei nemici e che deve stare in campana. Ma è un cretino, non c’è partita.»
«Naturale, non voglio certo mettermi al suo livello. Ma odio questa sensazione di impotenza, il non sentirmi all’altezza della situazione. Ci conosciamo da troppo tempo, con te mi posso confidare. Non mi era mai successo, prima d’ora.»
«E, per questo, mi hai chiamato. L’unione fa la forza. Tranquillo, stasera sarà la volta buona. Forza, diamoci una mossa.»
«Calma, non c’è ancora. Tutto regolare, è presto per lui. Troviamo il posto giusto per tenere d’occhio quell’angolo laggiù, senza essere visti. Guarda, deve arrivare da quella direzione. È il percorso che fa tutte le sere. Ho studiato le sue abitudini, sono sicuro. Tra una mezz’ora, al massimo, sarà qui.»
«Mezz’ora!? E, allora, cos’era tutta quella fretta, quando sono arrivato? Non ho tempo da perdere, io, ho i miei impegni! Sono venuto per farti un favore ma non ho nessuna intenzione di stare qui fino all’alba!»
«Dai, non esagerare: è una bella notte tiepida, ormai siamo a metà marzo, si sente l’odore della primavera. È tutto sereno, ci sono le stelle...»
«Chi se ne frega delle stelle! Senti, se entro un’ora non è tutto sistemato, me ne vado. Ho un impegno, te l’ho detto.»
«Va bene, va bene! Lo conosco il tuo impegno, scommetto che ha gli occhi verdi!»
«Verdi o azzurri, non sono affari tuoi. Perché mi hai fatto venire con tanto anticipo?»
«Te l’ho detto, quello stronzo mi innervosisce, non volevo rischiare. Meglio aspettare che correre il rischio di mancarlo. Vedi, ora è tutto deserto, finestre buie, la gente dorme. Nell’oscurità si lavora meglio, non sei d’accordo?»
«Sì, certo. Ok, mettiamoci comodi e aspettiamo.»
«Ma che ore sono? È una vita che siamo qui!»
«Non viene, maledetto, non viene! Te l’ho detto che deve avere intuito la mia presenza, nei giorni scorsi. Ci scommetti che non si farà vedere, che ha cambiato zona? È la prima volta che non riesco a portare a termine un appostamento. Un fallito, ecco cosa sono, un vecchio killer fallito.»
«Ci vogliono perseveranza e nervi saldi. Niente crisi isteriche, per favore. Quelli come noi colpiscono e spariscono, con freddezza e determinazione. Mi hai capito? Non ti riconosco più.»
«Forse... forse dipende...»
«Da cosa dipende?»
«Dipende dall’età! Non sono più giovane, non ho più quella lucidità, quella forza fisica che mi facevano sentire il padrone del mondo. Invincibile... mi sentivo invincibile, il migliore. E ora, invece...»
«E ora, invece, pure. Sei sempre il migliore. Piantala con le lagne e stai all’erta.»
«Eccolo! Laggiù, all’inizio della strada, viene verso di noi!»
«Sì, adesso lo vedo anch’io. Andiamo.»
«No, non ti muovere, rimaniamo nascosti. Aspettiamo che ci passi davanti: a quel punto, esco dal buio e lo blocco e tu...»
«E io lo...»
«No, tu fermo.»
«Come, fermo? Non dovevamo agire in due? Non mi hai chiamato per questo?»
«Voglio farcela da solo. Devo dimostrare a me stesso che sono ancora in gamba, è una questione d’orgoglio, mi devi capire. So che sei qui, a guardarmi le spalle, pronto a darmi man forte e ti ringrazio, mi dà un senso di sicurezza. Ma lascia fare a me, d’accordo? Voglio fissarlo, voglio vedere il terrore nei suoi occhi, deve sapere che sono io che l’uccido!»
«Come vuoi, se sei sicuro... ma sei sicuro? Non mi sembra una grande idea, visti i precedenti! Proprio sicuro?»
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