La filmografia di Giuseppe Tornatore sembra dividersi tra film di terra (Nuovo Cinema Paradiso, Baarìa, Malèna, per citarne alcuni…) e film d’aria (questo, La migliore offerta, Una pura formalità, forse anche La sconosciuta).
Tant’è…
Virgil (Geoffrey Rush) e l’arte come schermo tra sé e il mondo (quello reale). Padre padrone del suo (di mondo), nulla sa (e quindi tutto ignora) dell’altro (mondo).
Il casus belli è la richiesta di un expertise su alcune cimeli in odore di capolavori proveniente da una misteriosa giovane donna affetta da agorafobia.
70% thriller, 10% melodramma, 20% esercizio di stile (anzi il contrario, 20 stile e 5 mélo…), tutto cucinato per bene e che lascia fino in fondo nebbia fitta sulla piega che prenderanno gli eventi.
Però a conti fatti al film manca, causa una trama fin troppo costruita, quel pizzico di selvaggia libertà che lo avrebbe reso un po’ meno artefatto di quello che in effetti è.
Pero è da vedere…
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