Come si traduce l’inglese nightmare? Ovvio: incubo.

C’è stato un tempo in cui non era così ovvio, un tempo in cui c’erano due significati diversi del termine nightmare che viaggiavano paralleli - senza che chi li usasse ne fosse particolarmente cosciente - così come c’è stato un tempo in cui gli italiani non sapevano come tradurlo bene.

Siete tutti invitati in un viaggio in groppa ad un’immagine poetica molto amata: la “cavalla della notte” (night-mare), che in italiano regalerà molte sorprese.

Ecco la prima puntata del nuovo speciale della rubrica “Indagini librarie non autorizzate”.

      

Ancora negli anni Ottanta del Novecento era comune fra i bambini una filastrocca, attestata in varie versioni ma che suonava all’incirca così: «Ponte ponente ponte pi, tappe tapperugia». Nessuno aveva idea di cosa volessero dire quelle parole, perché tutti i bambini che la cantavano - compreso chi scrive - ignoravano che stavano ripetendo una maccheronica traduzione fonetica di una filastrocca francese, «Pomme de reinette / et pomme d’api / tapis tapis rouge».

Immaginiamo che io all’epoca avessi scritto un romanzo, un’opera giovanile rivalutata in seguito e divenuta un bestseller, con all’interno riportata la suddetta filastrocca. Immaginiamo che dato il successo dell’opera entri nella lingua italiana il termine “tapperugia”. Cosa accadrebbe? Che in un lontano futuro, quando ormai la filastrocca maccheronica sarà andata dimenticata, i recensori e gli studiosi affermerebbero: «Il termine “tapperugia” risale alla celebre opera giovanile di Lucius Etruscus, anche se lo usò una volta sola e non lo ripeté mai nei suoi molti altri romanzi.» Ma il problema più grave sarebbe: come tradurre “tapperugia” in un’altra lingua? 

È solo una fantasia, ovviamente, un gioco letterario... Ma curiosamente è anche simile a quanto è successo con la parola “nightmare”.

        

Per continuare a leggere, ecco il link: rubriche/13613/