Quella scelta selettiva era stata dettata da un fattore assolutamente soggettivo perché Marzia non mi aveva mai comunicato quale fosse la sua età e d’altronde la data di nascita, su FB, non costituiva un elemento essenziale per l’iscrizione e, se anche lo fosse stato, nessuno sarebbe stato in grado di controllare l’autenticità di quella autocertificazione.

“Scusami”.

“Sì?”.

“Hai una sigaretta?”.

“No, non fumo”.

“Grazie lo stesso, purtroppo sono rimasto senza e...”.

“Mi spiace”.

“Sai se c’è una tabaccheria qua dentro?”.

Dopo avergli indicato l’ubicazione dello spacciatore statale mi resi conto di aver sostenuto quella conversazione senza nemmeno degnare di uno sguardo colui con il quale avevo scambiato quelle quattro parole, in maniera quasi automatica.

Eravamo rimasti ormai solo in tre ad attendere la nostra parte mancante: io, un quarantenne che indossava un paio di indecenti bermuda a fiori e un sacerdote con le gote arroventate dal caldo e inguainato in un abito nero che catalizzava una moltitudine di raggi solari.

Purtroppo le persone che stavano sopraggiungendo erano soltanto due.

Quando poi vidi più nitidamente le figure di una signora di mezz’età sovrastata da un cappello di paglia da vacanziera e di un giovane e corpulento prelato mi fu chiaro che l’unico pirla che sarebbe rimasto lì ad aspettare invano sarei stato proprio io.

E se Bambi si fosse semplicemente attardata all’interno di una delle toilette del treno per dare una sistemata al trucco a base di fondotinta, rimmel e rossetto?

Ipotesi che accantonai quasi immediatamente perché lei non mi sembrava il genere di ragazza che in passato avevo etichettato con la definizione di affidotuttoaltrucco, scelta compiuta nell’illusoria speranza di compiere un vero e proprio miracolo estetico.

Quando tutto pareva ormai perduto, notai però una figura umana in veloce avvicinamento.

Malgrado gli oggettivi riscontri sfavorevoli sperai lo stesso si trattasse di lei e chiusi per qualche istante gli occhi per procrastinare un’eventuale delusione.

Quando mi riappropriai dello scenario che avevo di fronte feci appena in tempo a osservare, con la coda dell’occhio, una sagoma maschile proseguire la propria corsa ben al di là della mia postazione.

Quel tipo doveva essere piuttosto in ritardo perché non accennò a rallentare la propria andatura e continuò a zigzagare per evitare tutti gli ostacoli che gli si frapponevano frontalmente.

Game over per le illusioni e le speranze che avevo tenuto, sino ad allora, in vita malgrado il buon senso mi stesse suggerendo di mantenere tutt’altro atteggiamento in quella vicenda da cui stavo uscendo con il morale a pezzi.

L’ala moderata del mio animo, da sempre avversa al mio eccessivo coinvolgimento in quella storia, mi dedicò un monologo che non potevo in alcun modo contraddire.

“Bella figura da deficiente hai fatto. Tra l’altro te lo sei proprio meritato visto che non hai ascoltato i miei consigli. Ridicolo quel vestito grigio, ridicole quelle rose da romanticone, ridicolo tu e quel permesso che hai chiesto in ufficio per ritrovarti qui come uno sfigato qualunque, un povero sfigato qualunque”.

Quando la circolazione cominciò a riattivarsi nelle mie arterie trovai finalmente la forza per girare i tacchi e dirigermi, a testa bassa, verso la mia macchina.

Conservo un ricordo un po’ sbiadito di quella che definirei una vera e propria fuga.

Tra quei pochi fotogrammi messi in salvo nella mia memoria c’è ne sono alcuni relativi all’incontro con una donna, probabilmente una mendicante, che mi chiamò con insistenza prima di iniziare a pedinarmi. Asfissiato da una stringente sensazione di rabbia non mi voltai nemmeno e lanciai alle spalle quel mazzo di rose che lei evidentemente raccolse perché mi parve di udire una serie di ringraziamenti pronunciati in un italiano stentato.

Probabilmente avrebbe rivenduto quella composizione floreale alla stessa fioraia dalla quale l’avevo acquistata, un “usato” ancora vendibile e di cui avrebbero tratto beneficio entrambe.

Schiumante di rabbia riflettei sul fatto che purtroppo avevamo deciso di non scambiarci i rispettivi numeri di cellulare per rendere ancora più elettrizzante quell’appuntamento.

Una scelta della quale mi stavo pentendo perché avrei voluto contattarla immediatamente per sommergerla di improperi se lei non mi avesse fornito una spiegazione più che valida per quella sua assenza.