E' uscito il 23 giugno, dopo l'attesa da parte di tutti gli appassionati, La luna di carta il nuovo romanzo di Andrea Camilleri con protagonista l'ormai celebre commissario Montalbano.

Si è così giunti al nono volume delle avventure del commissario, che alcune indiscrezioni dicono essere il penultimo della serie: pare infatti che l'autore abbia deciso di chiudere, con il prossimo romanzo, il ciclo dei romanzi di Montalbano.

Al di là, però, di queste affermazioni più o meno confermate da Camilleri, è interessante approfondire alcuni punti di La luna di carta, che riserva diversi piani di lettura e perciò può essere apprezzato sia dal distratto lettore occasionale sia dall'attentissimo e critico lettore fedele.

Innanzitutto la storia: essa è il primo livello di lettura. Il lettore si lascia facilmente coinvolgere dall'indagine, che vede Montalbano intento a indagare sull'omicidio di un uomo, trovato ucciso con un colpo di arma da fuoco in faccia. Si intersecano la pista dell'omicidio passionale, del traffico di droga e del regolamento di conti.

Camilleri riece a costruire una trama avvincente, di piacevole lettura, coinvolgente, anche se, forse, meno brillante di altre per quanto riguarda la parte dell'indagine.

Oltre alla trama vera e propria, però, il lettore attento gode di altre tematiche che l'autore inserisce nell'intreccio: è qui che subentrano gli altri piani di lettura.

Primo fra tutti è quello che riguarda il personaggio Montalbano, che torna alla grande e in splendida forma, anche se cambiato e in continua evoluzione. Anche se il commissario non è fragile e provato, come nella sua ultima avventura, è comunque molto cambiato, pur restando fedele a se stesso. Montalbano è invecchiato e invecchia e, soprattutto, inizia a rendersene conto. Perciò gli capita spesso di pensare al futuro e alla morte, di cui ha una grande paura; di riflettere sui rapporti con le persone, coi suoi amici e con Livia.

Certo il commissario conserva sempre i lati caratteristici del suo carattere: è incostante nell'umore, facile agli scatti d'ira, attento alle parole e ai dettagli nell'indagine; nello stesso tempo, però, di tanto in tanto, la memoria lo tradisce, si lascia andare alla nostalgia per Ingrid lontana, abbraccia Catarella e chiama Livia solo per dirle che la ama.

Forse in tutti questi particolari della vita del commissario si potrebbero vedere alcuni punti autobiografici in comune con l'autore; forse Camilleri ha voluto inserire alcuni suoi pensieri, alcune emozioni che lui stesso vive.

Al di là comunque di questa eventualità emerge sicuramente, e qui si entra in un livello di lettura un po' più nascosto, il rapporto conflittuale tra autore e personaggio: un personaggio a cui Camilleri è sicuramente legato, ma che sta diventando troppo ingombrante, come dichiara lo stesso autore. Nonostante ciò non è così semplice farlo uscire di scena e così viene presentato in ottima forma, ma con alcuni punti deboli, che in passato non c'erano o erano semplicemente ben nascosti.

Partendo da questi piccoli spunti si potrebbe disquisire su altre sfumature, su ogni singolo personaggio introdotto nella storia, sulla lingua sempre originale con cui il libro è scritto, ma si reputa che la cosa migliore sia che ciascuno legga il libro e possa trovare in esso qualche aspetto interessante.

Sicuramente, ancora una volta, Andrea Camilleri non delude e torna con un libro che lo riconferma come uno dei migliori giallisti italiani del momento.