La violenza della deflagrazione manda in frantumi i vetri dei negozi circostanti. Lo spostamento d’aria rovina la festa ai sicari facendo sbandare paurosamente il SUV e mandandolo a sbattere contro una fila di auto parcheggiate poco più in là. Una pioggia di schegge di vetro e calcinacci mi piove addosso. Cerco di coprire la ragazza ma quando mi rialzo non siamo messi benissimo. Una lunga colata di sangue dalla spalla sinistra mi imbratta anche i pantaloni. Brucia. La aiuto a rimettersi in piedi e mi scrollo di dosso numerosi frammenti. Gli abiti sono strappati e sono pieno di graffi alle mani e al volto. La ragazza è disorientata e in stato confusionale ma non ha reazioni isteriche. È già un inizio. Per fortuna non può vedere quanti graffi e ammaccature ha. Il SUV nero cerca di ripartire districandosi fra l’intreccio di lamiere delle auto parcheggiate. È un mezzo molto pesante e in più ha l’aria di essere stato rinforzato. Afferro la giovane per un braccio e corro verso una Civic rossa ferma qualche metro prima del Bistro. Il guidatore ha perso i sensi e io ho bisogno della sua auto. Non è proprio il migliore dei regali di Natale, ma non posso rimanere al palo. Apro la portiera e trascino fuori dall’abitacolo l’uomo. È vivo, si riprenderà. Intimo alla ragazza di salire e obbedisce come un automa. Ora non ho tempo di dare spiegazioni e comunque in queste condizioni non capirebbe. Devo portarla via ora prima che finisca fra le mani dei poliziotti: mi ha visto e non ho alcuna voglia di averli alle costole. Poco più avanti sulla via il SUV strattona in retromarcia e con un balzo si libera trascinando con sé un pezzo di portiera e perdendo il paraurti anteriore, poi parte a razzo con un sussulto. Ho già ingranato la prima. Guardo la ragazza seduta al mio fianco: non se lo scorderà mai questo Natale.
Parto lasciando metà pneumatici a terra. Il SUV è già schizzato in avanti e ha imboccato la piazza che porta al ponte Schleusen. Mi avvicino sempre di più cercando di evitare i passanti e le bancarelle. L’auto sbanda sul fondo ghiacciato mentre salto sul marciapiede. Ci rimettiamo in carreggiata e il SUV evita due camion e alcune auto con uno slalom al limite. Sfioriamo i centoquaranta e poi l’auto dei sicari frena e sterza bruscamente a sinistra verso l’Ospedale Ortopedico. Si sono quasi ribaltati quei due dementi. La Civic ha le sospensioni rigidissime e riesco a controllarla. Tagliamo due incroci a velocità folle, fino a Willy Brandt Straße. I sicari si immettono con una sterzata prepotente e urtano una piccola utilitaria che si blocca di traverso causando un tamponamento a catena. Fra i clacson, distinguo chiaramente una sirena in lontananza. La Polizia ha impiegato anche più del previsto. Non ci voleva. Guadagno terreno, la strada è più larga e cerco di affiancarli. La spalla sinistra continua a bruciare. Il sangue si è fermato, ma la lacerazione è dolorosa. Accelero ancora e il SUV stringe tentando di tagliarmi la strada e spingermi contro il guardrail. Freno di colpo, poi accelero ancora e mi ritrovo in coda. La Civic è troppo leggera per tentare uno speronamento. Non ho ancora rivolto la parola alla ragazza seduta a fianco a me. Non so nemmeno come si chiami. È catatonica, osserva la strada con gli occhi sbarrati, aggrappata alla portiera. Dovrò risolvere anche questa situazione. Premo a fondo l’acceleratore. Ci stiamo avvicinando all’angolo della chiesa di San Ansgar. Il contachilometri segna centocinquanta orari. Poi improvvisamente succede qualcosa di totalmente inaspettato: l’auto ha un sussulto e il motore perde potenza. Metto in folle per non sbandare, procediamo per inerzia mentre la velocità scende rapidamente. Il motore tossisce e infine si spegne. Picchio i pugni sul volante.
- Merda!
Guardo il SUV allontanarsi fra le auto, poi la ragazza mi tocca un braccio.
- Quei due davanti al ristorante... io so chi sono.
Mi ha parlato in italiano. Altre domande mi si accavallano nella mente. In quel momento sento il primo sparo. Più avanti all’altezza della chiesa di San Ansgar compaiono quattro volanti. Gli agenti sparano alle ruote del SUV che gira su sé stesso e si schianta contro l’ingresso dell’albergo adiacente. Abbandoniamo in fretta l’auto e corro in direzione del porto. La ragazza mi segue trafelata per alcuni minuti, poi all’altezza del Fischmarkt si ferma e mi indica una via stretta sulla destra.
- Di qua, andiamo da me.
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