Piazza Grande, la centrale operativa dei barboni a Bologna, è sotto il ponte di via Libia, che è un animale strano. Intanto, in piena città è un ponte a schiena d’asino poi, sotto, visto che sta a trecento metri dalla Stazione Centrale sulla sinistra… dovrebbero passarci dei binari… ma sembra non passarci niente. … una buona parte dei suoi archi sono ottenuti da muri, verso la Stazione completamente chiusi, verso il piazzale di Piazza Grande aperti, semiaperti o con porte. Sono gli uffici, i laboratori, a volte le case, magari dei sogni, dei barboni di Bologna. Non è legale, ma tutti i bolognesi che hanno la testa sulle spalle pensano che sarebbe ancor meno legale abbattere quei muri… Tecnicamente, Piazza Grande non è una piazza, è uno spiazzo. E’ uno spiazzo messo bene?  No, non è uno spiazzo messo bene. E’ pieno di rottami ai lati, punteggiato da capannoni piazzati per caso, pieni di materiale accatastato, impilato, in bilico… 

Un barbone, uno dei numerosi homeless che s’aggira per il centro di Bologna, viene assassinato in circostanze misteriose. Contemporaneamente, dalla Galleria d’Arte Moderna scompare un quadro di valore, un’autentica rarità a firma di Giorgio Morandi. C’è un nesso fra i due episodi? Forse sì. Infatti, il barbone ucciso era un artista e un critico d’arte, assiduo frequentatore del Museo Morandi. Mentre in Questura qualcuno teme un ritorno ai tempi bui dei delitti della Uno bianca, per l’ex cronista e detective Guido Speier si profila un nuovo caso, dopo quello dei teatri d’avanguardia e della cultura underground di D’applausi si muore. Attorniato dai vivaci e intraprendenti compagni di via dei Lamponi, Speier si avventura nell’universo dei reietti, degli emarginati: una vera comunità, quella dei barboni, con riti e regole di convivenza. Una sorta di Legione Straniera, dove qualcosa ti spinge e quel qualcosa non l’hai scelto tu… il qualcosa che ti giunge può essere una sciocchezza o una tragedia, ma il risultato è sempre quello. Fuga, taglio dei ponti. Magari sollievo, certo solitudine… E, agli antipodi, l’universo dei collezionisti d’arte: colto, pretenzioso, raffinato e perverso. 

Giornalista della Rai di Bologna e autore di thriller,  Pier Damiano Ori ci regala, con Piazza Grande, una nuova storia intensa e coinvolgente. E, insieme, un ritratto di una magica Bologna, talmente sicura di sé da non accorgersi che gli scocomerati che la abitano sono in continuo aumento e sempre più imprudenti.

Una complessa geografia di cicatrici impresse nel corpo e nell’anima. Al punto da poter affermare, come fa Giuseppe Pederiali, che la capitale del giallo non è Londra, con le sue nebbie e il fantasma di Sherlock Holmes, e neppure New York, con i suoi serial  killer e il fantasma di Nero Wolfe. La nuova capitale del giallo è Bologna.