E per la prima volta nella mia merdosa vita credo di aver pianto. Ma non per la paura di essermi beccato la malattia definitiva, quella che in pochi giorni ti trasforma in ciccia putrefatta. No, l’idea di crepare non mi spaventa poi così tanto (credo) e nemmeno mi turba, e al contrario semmai mi stupisce il fatto che una persona schifosa come me sia venuta al mondo e ci stia ancora, dato che conduco una vita simile a quella di uno scarabeo stercorario: abito, ma Ribò dice che ci alligno, che non so cosa significa, in questa bicocca cadente, a due passi dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi e svolgo le tre sole attività che non mi annoiano, bere la barbera di Aldo come un’idrovora, dare sfogo al cetriolo con grandi rasponi o grazie ai favori di Angela e infine, terzo ma non ultimo, ridere di tutto e di tutti. Lo dico subito: se mi è scappato da piangere, quel mattino, che poi sarebbe soltanto il mattino di tre giorni fa, vedendo nell’aratro la mia faccia trasformata in un intonaco marcio e secco che cade a pezzi, non è stato per la paura di morire, ma per la certezza che Angela non avrebbe davvero mai più voluto saperne di me. E potevo anche capirla... Con quelle squame secche, bianche e grigie sulla faccia, io stesso mi facevo schifo. Angela non si sarebbe mai più avvicinata a me e perciò sarei presto sprofondato nella solitudine del fai da te, nella malinconia del manufatto, per parlare pulito. Ci sono sempre le altre, mi ha detto una vocina sgusciata dal profondo della prostata, mentre piangevo il destino che mi separava per sempre da Angela, ma l’ho subito zittita, la vocina. Se faccio schifo ad Angela, che mi conosce da anni, mi sono detto, posso immaginare la reazione delle altre...
Ho pianto e ho lasciato che le lacrime si mescolassero al piscio, nel terriccio.
Certo, mi sono detto, cercando di consolarmi con un ragionamento logico, mi rimanevano sempre le altre due occupazioni, bere e ridere, ma non è la stessa cosa, e chi ha un po’ di esperienza nell’arte di puntellare il fior di magnolia lo sa che si beve con gusto e si ride davvero bene soltanto se e quando si ha la coscienza a posto, svuotata, inoffensiva, non ingrossata dalle voglie e non irrigidita dal tempo... Ma con quelle scaglie che mi facevano sembrare un imbianchino su cui qualcuno aveva rovesciato in testa il secchio della calce, non potevo certo sperare di liberare la coscienza facilmente. Quale femmina avrebbe accettato di sfiorarmi, vedendo le mie squame? Sì, lo so, i papponi sono chiari con le ragazze e insegnano loro che il cliente è sempre il cliente, bello o brutto che sia, e che sul lavoro non bisogna fare storie, ma un conto è farsi pacioccare da un ciccione sudato, un altro è rischiare di farsi attaccare il virus della faccia che si sbriciola. Che poi, se uno ci pensa, magari il ciccione sudato ha il morbo di Ebola, ma se da fuori sei liscio e rosa come un prosciutto, nessuno ti dà addosso, mentre invece se hai la pelle schifosa, butterata, se hai le macchie rosse o le squame che si staccano dalla testa, tutti pensano che hai qualcosa di contagioso e ti tengono alla larga con il forcone. Ci deve essere qualcosa di strano e di importante nella pelle, per come viene percepita dagli altri.
Ma insomma, da quel momento ero segnato, additato, estromesso dal mondo a causa delle squame sulla mia faccia, oltre che da tutto il resto... Perché se proprio devo dirla tutta, non è la prima volta che mi vedo marcire in questi trenta e fischia anni di esistenza biologica: ho visto i capelli cadere via via a ciuffi lasciandomi squarci pelati sulla zucca; le cicatrici dell’acne, da ragazzo, hanno trasformato la mia faccia in una forma di groviera che ancora oggi fa venire l’acquolina alle pantegane, quando passo vicino alle fogne; ho subito l’assalto delle colonie di insetti piliferi che ormai ospito e proteggo tra le ascelle e l’inguine.
Ma la pelle che si stacca a grumi secchi è davvero un’altra cosa. Perché va bene fare schifo, e io su quel piano non ho mai avuto rivali, ma suscitare disgusto e paura di essere contagiati è proprio un altro paio di mutande. La pelle fa paura, è chiaro. O è sana o fa allontanare tutti. Proprio come lo sputo con dentro il sangue. Sono cose che non si tollerano, vai a capire per quale ragione. Una canaglia ben vestita e profumata merita stima e genera invidia, una brava persona (non parlo di me, ovvio) con la pelle a chiazze o con le scaglie bianche sulla fronte fa arretrare le signore, comprese le puttane.
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