Attraversa la strada immerso nei sogni di un futuro che si prospetta radioso; l’Anturium che stringe con il braccio sinistro gli copre la visuale da quel lato, non vede l’autobus che sta arrivando, barcolla, perde l’equilibrio, cade, batte la nuca contro il bordo del marciapiede. Il sangue si allarga sull’asfalto, macchia il fiocco dorato, si mescola alla terra sparsa, al rosso e al verde dell’Anturium. La corsa dell’ambulanza, a sirena spiegata, verso l’ospedale, non serve a nulla. Ugo vi giunge cadavere, non fa neppure in tempo a rendersi conto che tutto è finito, ancora prima di cominciare.
«Mammina, era tanto coraggioso, vero? Se non c’era lui, quell’uomo cattivo mi portava chissà dove. Ho messo la sciarpa rosa che aveva comprato per me e, in tasca, ho il suo biglietto: “Alla bambina più bella del mondo da zio Ugo e da Saba”. Hai visto quant’è carino?»
«Sì, tesoro. Dobbiamo essergli riconoscenti, continuare a ricordarlo e a volergli bene, anche ora che non c’è più, non è facile incontrare persone così. È stato un grande amico, solo per poche settimane, purtroppo.»
«Sono così contenta che Saba possa stare con noi. Sarebbe finita in un canile, invece io la coccolerò tantissimo, dormirà con me... sullo scendiletto, stai tranquilla, e io dirò sempre una preghierina per zio Ugo, tutte le sere, prima di addormentarmi.»
«Certo, siamo tutti d’accordo, occuparci di Saba è un modo per dirgli ancora grazie, questa cagnolina era tutta la sua famiglia, le voleva un bene dell’anima. Vedi, non c’è nessun parente al suo funerale, solo un paio di colleghi della banca dove lavorava, me l’aveva accennato che non era in buoni rapporti con i suoi e questo lo faceva star male. Non so quali fossero i motivi ma certo non lo meritava, un uomo così buono, così generoso! Ecco, la funzione è finita, ora il babbo accompagna zio Ugo al cimitero e noi andiamo a casa, Saba ci sta aspettando.»
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