«Dai, tesoro, lo soffochi con tutte queste premure. La prego, signor Riboldi, non sia imbarazzato, lei si merita tutta la nostra riconoscenza, non ci sono parole. Se penso a quanto sono stato idiota a perdere di vista Ilaria! Sarà che consideravo il parco un luogo sicuro, pieno di genitori, di bambini, i vigili a due passi e invece bisogna avere cento occhi, quei maledetti possono essere ovunque. Lo sa che quello aveva già ben due denunce per molestie sessuali a bambine della stessa età? Dovrebbero chiuderla in carcere, questa gentaglia, e buttare via la chiave. Mi sono già fatto indicare un avvocato che si occupa di crimini legati alla pedofilia e mia moglie ed io faremo tutto quello che si può per tenerlo dentro, farlo condannare al massimo della pena. Avremo bisogno anche della sua testimonianza, è ovvio. Pensi, quella carogna ha confessato di aver notato Ilaria da un paio di giorni e, vedendo con quanto affetto accarezzava Saba, l’ha avvicinata, inventando che aveva perso il suo cagnolino di pochi mesi nel parco e chiedendole aiuto per cercarlo. E per farla accostare all’auto, le ha detto che, dentro, c’era un altro cucciolo, il fratellino di quello fuggito. Ilaria è una bambina intelligente, le abbiamo raccomandato di non dare confidenza gli sconosciuti ma adora gli animali, è il suo punto debole, se ne sarà accorto anche lei!»

Venticinque dicembre, è Natale e sarà uno splendido Natale per Ugo, un giorno da ricordare. Sta camminando a passo veloce, fa un freddo gelido che entra nelle ossa ma Ugo non lo sente, è troppo felice: ha acquistato una grande e bella pianta di Anturium, il vaso ornato da una coccarda rossa, per la mamma di Ilaria e, dentro un pacchetto con un grande fiocco color oro, c’è una sciarpa rosa, calda e soffice come una piuma, e un biglietto d’auguri, con tanti gattini che si rincorrono intorno a un albero di Natale, per il suo angioletto biondo. Le cose non potrebbero andare meglio: ci sono stati altri incontri nel parco dove Ugo porta Saba e, ormai, le madri lo indicano come “quel signore coraggioso”, una persona di cui fidarsi. La mamma di Ilaria lo considera un amico e, parlando con lui, ha capito che avrebbe trascorso un Natale solitario. Ugo non ha detto niente di preciso ma ha lasciato intendere gravi dissidi familiari che lo fanno soffrire. La piccola, spontaneamente, è intervenuta per chiedere alla madre se “zio Ugo” e, naturalmente, Saba potevano venire a pranzo da loro, il giorno di Natale e non c’è stato modo di rifiutare - non che Ugo ne avesse l’intenzione! - tanto l’invito era caloroso, sincero e ripetuto, l’indomani, anche dal padre con altrettanta cordiale insistenza. Sono brave persone, Ugo deve respingere una punta di rimorso per il fatto di approfittare così della loro ingenuità, non si meritano quello che sta per accadere. Ma chi se ne frega! La vita non gli ha mai regalato niente, se c’è un po’ d’amore per lui, è giusto prenderlo a piene mani, senza farsi troppe domande, pensare, una volta tanto, solo a se stesso, soddisfare i suoi desideri più nascosti e profondi senza farsi prendere dagli scrupoli e dalla paura di essere scoperto. Troppe volte ha rinunciato, stavolta andrà fino in fondo, un passo per volta. Per il momento, il suo scopo è uno solo: vuole con tutte le sue forze che Ilaria si affezioni a lui, lo consideri un amico - gli trema il cuore quando la sente dire “zio Ugo”, spontaneamente, senza che nessuno le abbia detto di chiamarlo così - e gli porga la manina con assoluta fiducia nel momento in cui lui la porterà via... via per sempre, insieme, lontano. Saprà spiegarle, farle capire, farsi accettare. C’è tutto il tempo per organizzarsi: lasciare il lavoro, trovare casa in un posto sicuro, preparare il necessario e il superfluo per accogliere degnamente una principessina bionda e bellissima, dopo aver ritirato dalla banca tutti i suoi risparmi. Con calma e metodo, senza dare nell’occhio, tanto non esiste una scadenza. L’importante è coltivare il rapporto amichevole con i Fortini: dopo oggi, ci saranno altri inviti, ne è sicuro, Saba è la sua garanzia, Ilaria l’adora e lui recita alla perfezione la parte del padrone affezionato che stravede per la sua bestiola. In verità, Ugo se la leverebbe di torno volentieri, quel maledetto sacco di pulci mangia come un lupo e sbava dappertutto, la schifosa, ma ora è un’alleata di cui non può fare a meno.