Prossima fermata: Bruxelles. Delle sue passate glorie, il Belgio ha conservato fabbriche d’armi tra le migliori del mondo. Io e Pablo trattammo per una fornitura di nuovissime P-90 della Fabrique Nationale. Gioielli di mitragliette che si possono far sparare con una mano sola e montano proiettili 5,7 x 28 mm dagli effetti rispettabili. Ne prendemmo tante da armarci un esercito, il nostro. E poi lanciagranate, pistole e tutto quello che ci si porta dietro quando si va in guerra. Mentre provava l’impugnatura di una P-90, Pablo disse: - Guardala. Non basta più solo vincere, bisogna farlo in fretta, per ridurre i costi. Non sono le armi che fanno le guerre, ma le guerre che fanno le armi.
Se i libri di testo del liceo fossero stati così facili, avrei imparato a vivere più in fretta.
Per i mezzi di trasporto, andammo in Francia. Uno del Ministero della Difesa ci svendette cinque elicotteri SA 333L Puma da trasporto truppe.
Infine, facemmo scalo a Londra, per corrompere un colonnello kenyota che doveva permetterci di decollare da un aeroporto ai confini con PDM.
Queste irreprensibili occupazioni mi costrinsero a passare tanto di quel tempo con Pablo che alla fine mi convinsi di aver trovato qualcuno che somigliava molto da vicino a un amico. Conoscevo il mondo fino alla nausea, ma vederlo insieme a lui era come rileggere un classico scoprendo nuovi dettagli.
A New York tornò sul rapporto fra tempo e denaro, facendomi notare che tutta la città si basa su questo.
- Prendi gli snack-bar cinesi - diceva. - Tu entri e trovi in alto le foto delle diverse combinazioni di piatti. Ti basta indicarle per ordinare e se non ti sbrighi s’incazzano, perché chi sta in fila dietro di te esce e va nello snack accanto. E poi nel taxi. Non hai bisogno di ricordarti complicati nomi di strade. Spari il numero che ti interessa e ci sei. Quinta, Sesta, Quarantaduesima. Chissà cos’altro inventeranno a New York per risparmiare ancora tempo.
Pablo mangiava. Era più che un buongustaio. Era un grande stomaco su due gambe. Non riusciva a stare senza masticare.
Ogni tanto telefonava al Dottor Miashe. Io agli affaristi.
Per prendere PDM, dovevamo attendere che finisse la stagione delle piogge. Non si poteva rischiare un’operazione basata sulla sorpresa e sul sincronismo se arrivava all’improvviso un tifone e mandava tutto in malora.
Ci stabilimmo a Nairobi per l’attesa finale. Qui i nostri rapporti si allentarono. Era normale. Sentivamo tutti e due il bisogno di mettere un po’ di distanza fra di noi, dopo essere stati gomito a gomito per tanto tempo.
I nomi in codice non devono avere alcun nesso con le operazioni che designano. La presa di PDM fu chiamata VOLPE ROSA. Il giorno fissato, a mezzanotte, decollammo dall’aeroporto di confine in Kenya. Gli uomini reclutati da Pablo erano tutti polacchi e ungheresi. Io e gli affaristi avevamo insistito. Sono i più addestrati ed mi era facile controllare le loro referenze attraverso i contatti che ancora avevo nel Servizio.
VOLPE ROSA era semplice. Sorvolare PDM con gli elicotteri al di sotto della portata dei radar, calarci nella giungla a ovest della Capitale e avanzare verso il quartier generale dell’esercito. Preso quello, il resto era fatto. Una quinta colonna di nostri ammiratori avrebbe disarmato la polizia e tutti insieme avremmo fatto irruzione nel palazzo della televisione.
Il Dottor Miashe avrebbe atteso una nostra chiamata a Nairobi, da dove sarebbe volato con tanto di fanfara a PDM su un Learjet messo a disposizione dagli affaristi che volevano l’uranio. Una volta arrivato, gran discorso in TV e lunghi anni di benessere e libertà per il popolo.
Andò tutto così male che la sfortuna non c’entrava per niente.
Appena dentro lo spazio aereo di PDM, nonostante volassimo al di sotto dei radar, fummo intercettati dall’aeronautica militare. Ci piombarono addosso con i loro Jaguar da attacco a bassa quota e ci fecero a pezzi. Io mi gettai dall’elicottero che cadeva, piombando fra la vegetazione e rompendomi una gamba. Fui subito catturato dall’esercito di PDM, che mi ruppe tutto il resto.
Il mondo seppe di VOLPE ROSA, degli affaristi e dell’uranio. Il Dottor Miashe ci fece la figura della marionetta dei capitalisti, io dell’agitatore senza scrupoli e come risultato, al governo si installò il Fronte Popolare, che col popolo non c’entrava niente. Erano i garzoni di Pechino, che si pappò l’uranio.
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