A quel punto, tutti si voltarono dalla mia parte.

Eppure, il compito di curare le assunzioni a tempo determinato di personale da guerra spettava a Pablo. Era quello il suo vero lavoro. Per questo il Dottor Miashe lo aveva portato alla riunione. Pablo, fra una spaghettata e l’altra, aveva vantato con l’africano il suo curriculum come sfruttatore della mobilità lavorativa per reperire guerrieri. La fine del posto fisso e l’ascesa dei precari, soprattutto nelle aree depresse o ex comuniste, gonfiava i bacini di manopera disponibile ad ammazzare o crepare per conto terzi.

Ma per gli affaristi, il mio aspetto era più rassicurante di quello di Pablo. Trasudavo ancora tutta la competenza accumulata nel Servizio. E visto che me la chiedevano, dissi la mia: - Il suo Paese, Dottor Miashe, avrebbe bisogno di una naturale evoluzione democratica, un ricambio della classe dominante e uno sviluppo industriale armonico. Non di un patto di affari che si risolverà nell’ennesimo golpe.

Non erano precisamente le parole che volevano ascoltare gli affaristi in tre pezzi di sartoria, allupati di uranio. Pablo invece ci si divertì da matto e mandò giù mezza bottiglia del suo dolcetto di Albenga. Il Dottor Miashe mi lanciò uno sguardo di rimprovero: volevo passare per uno più puro di lui?

Ripresi con il tono più rassicurante per tutti che mi venne: - Mi rendo conto però che non c’è tempo per attendere un miracolo o una risoluzione dell’ONU, che è la stessa cosa. Non con certi stati fondamentalisti che non hanno rifiutato l’iscrizione al nuovo ordine mondiale e allungherebbero volentieri le mani sull’uranio di PDM, dove c’è una forte componente musulmana. Tra parentesi, bisognava proteggere meglio i risultati di quei rilevamenti del LANDSAT. A quanto ne so, li hanno messi all’asta ed hanno accettato tutte le offerte!

- Dove vuole arrivare? - mi interruppe uno degli affaristi.

- A parlare di consenso popolare. Tutti i precedenti governi nel Paese del Dottor Miashe non sono durati più di uno starnuto. Se avremo l’appoggio della gente, non ci sarà bisogno di una guerra lunga, complicata e costosa.

L’affarista scrollò le spalle: - Noi lo chiamiamo marketing.

- Esatto - assentii.

Fui ufficialmente incaricato di avviare un’efficace campagna promozionale a PDM. Il prodotto da vendere era il Dottor Miashe.

Dopo la riunione, Pablo si trattenne nel mio appartamento fino a tarda notte. Vuotammo tre bottiglie di dolcetto e il sacco l’uno con l’altro. Lui aveva lasciato una moglie, io nessuno.

Di lì a qualche giorno partimmo per PDM. Pablo avrebbe potuto impiegarci di meno a scaricare il suo ristorante di Brooklyn, ma lui non voleva che se lo prendesse il primo arrivato: la cucina italiana doveva mantenere il suo buon nome. Secondo lui era l’unica cosa che ci salvava ancora agli occhi del mondo.

La trafila di aerei fu estenuante e cambiammo non so quanti fusi orari prima di trovarci nella stanza del solito hotel da grande catena che non può mai mancare. Forse ce n’è uno anche sul buco del culo dell’universo, che spunta come emorroide.

Non che noi fossimo lontani dal buco del culo dell’universo. La Capitale di PDM è un incrocio fra la Metropolis di Fritz Lang, la Gotham City di Batman e un villaggio della giungla. Grattacieli di cartapesta al centro, fabbriche ammorbanti in periferia, capanne di creta dovunque c’è posto. Difficile uscirne vivi senza la pelle di un coccodrillo, l’istinto di una volpe e lo stomaco di un avvoltoio.

Io e Pablo avevamo l’organismo di mutanti, perché mantenemmo l’incolumità. Prendemmo contatti con gli intellettuali e i duri. Io con gli intellettuali, lui con i duri. Il Dottor Miashe stava bene a tutti, purché abolisse le tasse, distribuisse le poche terre coltivabili, liberasse i poveri dallo sfruttamento e aiutasse i ricchi a sfruttarli meglio. Aspirazioni un tantino inconciliabili, ma non era il caso di sottilizzare con gli islamici che premevano alle porte.

I militari ci scambiarono per quello che eravamo e ci lasciarono perdere. Per loro ogni nuovo padrone era quello che gli avrebbe aumentato le paghe.

Fine del marketing.