A parlare di cura, non a caso, era il Dottor Miashe, dottore sul serio, laureato in medicina alla Columbia University. Un esemplare di quella fauna politica che da tutto il mondo si affolla a New York per dirimere le proprie questioni nazionali. Lui veniva da PDM ed era convinto che il suo Paese avesse delle buone “possibilità”, nonostante la fama equivoca. Io ero stato agganciato da un gruppo di affaristi per valutarle. Contavano sulla mia esperienza africana nel Servizio.

Per la verità, avevo sempre cercato di stare alla larga da PDM. Quelle volte che ero proprio dovuto andarci, rimpiangevo di non avere il dono dell’invisibilità. A PDM rischi di diventare il protagonista del tuo necrologio solo se incroci lo sguardo della persona sbagliata.

Però qualcosina la sapevo. Per esempio che laggiù la cosa più abbondante oltre alle malattie da denutrizione era l’uranio. L’unica vera “possibilità” che interessava ai miei affaristi.

Le potenze coloniali passate da PDM, troppo occupate a massacrare la popolazione, non avevano fatto delle serie prospezioni geologiche. La bella notizia era venuta fuori solo di recente con una ricognizione dall’orbita del LANDSAT, il satellite per la ricerca delle composizione del suolo terrestre.

Con i loro sistemi di persuasione a base di numeri con molti zeri sugli assegni, gli affaristi avevano una mappa dettagliata dei giacimenti di uranio a PDM. Ora gli ci voleva una testa di legno da piazzare al governo del Paese con l’unico compito di farli trafficare in pace. Con la mia consulenza.

Il Dottor Miashe era stato estratto a sorte fra i componenti più ingenui della comunità di PDM in esilio all’estero. E finora non aveva deluso gli affaristi. Era disposto a garantire loro la concessione per le miniere di uranio a una sola ridicola condizione: favorire la democrazia e lo sviluppo nel suo Paese natale.

Avevano deciso di tenerselo perché un uomo ancora capace di chiedere queste cose al grande capitale poteva diventare un fiore all’occhiello davanti alla comunità internazionale.

L’incontro di New York, durante il quale mi fu presentato il Dottor Miashe, avvenne in un appartamento al decimo piano del Lexington Hotel. Il posto lo avevo scelto io stesso. Non è un albergo particolarmente lussuoso, ma molto comodo e discreto. Ci capitano spesso congressisti di ogni specie, uomini di affari e varie specie di individui fra le quali quelli del mio campo passano inosservati. Forse fu per lo stesso motivo che nel ‘49 la CIA ci aveva piazzato gli albanesi che stavano organizzando il famoso sbarco fatto fallire da Philby. Uno di loro era stato ucciso dal KGB con una sostanza che simulava l’attacco cardiaco. Meno plateale del polonio Ma se in questo campo dovessimo metterla sulla superstizione, l’intero pianeta risulterebbe un posto che porta sfiga.

Fu al Lexington Hotel che incontrai Pablo.

Non era spagnolo. Il suo italiano rivelava origini liguri e non sbagliavo, perché in seguito mi confermò di essere nato a Rapallo. Quanto alle sue presunte generalità, non le presi in considerazione più del nome d’arte di un cantante. Preferii chiamarlo Pablo, come tutti. Un soprannome ha più decoro di un falso nome.

Pablo se l’era portato dietro proprio il Dottor Miashe. Si erano conosciuti a Brooklyn, dove l’africano abitava e l’italiano gestiva un ristorante. Pablo, fra una storia e l’altra, finiva sempre per gestire un ristorante da qualche parte.

Il Dottor Miashe era magro di una fame ancestrale, nonostante vivesse da dieci anni negli Stati Uniti e guadagnasse abbastanza da potersi permettere almeno un paio di hot-dog al giorno. Per di più, la sua dieta doveva doveva essersi ulteriormente arricchita da quando frequentava il ristorante italiano. Pablo era cicciotto. Una conformazione adeguata a chi ha l’hobby della cucina, che ben mascherava il suo vero lavoro.

Gli affaristi erano talmente anonimi, che i loro tre pezzi di sartoria avrebbero potuto sedere vuoti nell’appartamento al Lexington.

Erano le sei del pomeriggio quando uno degli affaristi dichiarò per tutti gli altri: - Si può fare.

- Meno male che ho portato il dolcetto di Albenga per festeggiare! - Questo era Pablo. Da lui non mi sarei aspettato altro.

- Signori - disse il Dottor Miashe - per tutto il giorno abbiamo esaminato gli aspetti economici del problema. Ora, io sono un uomo di pace, ma l’unica maniera che ho per portare la democrazia nel mio Paese è la guerra.