Primo capitolo del romanzo Signorina Regina. Vitale indaga in Brianza di Antonio Caron, per gentile concessione di Fratelli Frilli Editori (ISBN 978-88-7563-721-7).
Capitolo 1
“Se soltanto ieri me l’avessero detto...”.
Nel pronunciare quella mezza frase l’umore di Marisa si scoprì come un raggio di sole filtrato in una stanza buia: similitudine che ben si addiceva ai canoni di comunicazione famigliare - spesso da decifrare con opportuni codici comportamentali - di casa Vitale.
Del resto, il marito sulla reazione che avrebbe avuto la moglie un po’ ci contava; in fondo, ancora non aveva deciso se dire di sì a una certa proposta giuntagli da un pezzo grosso dell’Arma, un colonnello di cui tutto si poteva dire tranne che fosse ostile al maresciallo aiutante (recentemente autorizzato a fregiarsi delle mostrine di luogotenente) Sebastiano di nome, Vitale di cognome.
Preso in contropiede, dal momento che si aspettava una reazione di diniego, l’uomo si trovò spiazzato. A quel punto non aveva scuse, tanto meno la tartufesca giustificazione di rispondere: mi dispiace, ma mia moglie... Eh sì. Con l’alibi del non voler creare malumori in famiglia, per non dire apertamente di no, altre volte s’era salvato in corner anche a costo di non eccelse figure come quella del coniuge sottomesso e incapace di assumere decisioni in proprio: non sicuramente l’immagine del severo tutore dell’ordine che non guarda in faccia nessuno.
A proposito, sul modo specifico di dire c’era stata una mezza discussione fra le mura domestiche: faccia nessuno oppure faccia a nessuno, con la a o senza la a. Marisa sosteneva che l’aggiunta della vocale faceva tarun, come dire eloquio meridionalista. E detto da lei, piemontese purosangue, suonava come una specie di accusa visto che il complesso del meridionale, nonostante decenni di residenza al Nord, a Sebastiano ancora non era passato. L’accento inconfondibile gli era rimasto, pur temperato da alcune locuzioni schiettamente piemontesi, di quella parte almeno di regione nella quale i due avevano vissuto negli ultimi vent’anni, tra una Stazione e l’altra nella quale dapprima come brigadiere in seguito coi gradi di maresciallo Sebastiano aveva ottenuto il comando.
Vabbè, a ’sto punto inutile tirarla alle lunghe col rischio di annoiare il lettore e soprattutto la lettrice: casomai dei trascorsi più o meno recenti della coppia se ne potrà parlare in seguito.
Al momento basti sapere che il tale colonnello, senza tanti giri di parole, gli aveva proposto (a dire il vero più che proposta sembrava un ordine al quale sarebbe stato difficile rispondere di no) d’aspettare ancora un po’ prima di appendere la divisa nell’armadio con tanto di naftalina. La domanda di pensione con tutti i crismi dell’ufficialità era stata inoltrata, ma non ancora approvata dai Comandi. Nel frattempo il luogotenente avrebbe potuto allungare (seppur di poco e con i dovuti emolumenti straordinari e riconoscimenti di carriera) il servizio, con ciò facendo un grosso favore addirittura all’Arma... Proprio così, nientemeno che alla Benemerita.
Questa poi...
Casuale oppure studiata conoscendo il carattere di Vitale, la stoccata andava dritta filata all’integerrimo senso dell’onore e dell’appartenenza maturato in anni e anni di onorato servizio. In ogni caso, come dire di no; sarebbe stato né più né meno che un affronto, perlomeno un immeritato gesto di ingratitudine nei confronti d’un datore di lavoro che non solo gli aveva consentito di campare (pur senza scialare), ma anche di fregiarsi di una prestigiosa divisa.
Almeno, così lui la pensava.
“Ma se non altro mi puoi dire - o è un segreto di Stato - dove dovresti andare...”.
“A Borgo Briantino; sembrerebbe in Lombardia. Di preciso non so nemmeno dov’è”.
Bugiardo! Figurarsi se, non appena interrotta la telefonata col superiore, non fosse andato a consultare la cartina dell’Italia settentrionale. Fra Como e Lecco, il circo-letto del Comune spiccava come un pallino fra i cangianti colori di pianura e rilievi a ridosso del Lago coi due rami.
Al sentire la località, l’espressione contrariata di Marisa, dovuta alla notizia che scombussolava i suoi piani di massaia organizzatrice alle prese con bagagli e traslochi, si attenuò. Ne fecero fede le sue parole:
“Sono posti che ho sempre immaginati, ma che non ho mai visti”.
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