Si chiamava Harvey Banks, aveva diciotto anni, ed era stato sorpreso a infiltrarsi nelle reti della Central Intelligence Agency per puro divertimento. Non sarebbe neppure stato scoperto, se non avesse commesso l’errore di utilizzare il computer della sua scuola, in Virginia. I corsi di informatica dell’istituto erano tenuti da un collaboratore part-time della NSA, il servizio di spionaggio parallelo alla CIA. Anziché redarguire il giovane allievo, l’uomo lo aveva segnalato a Hedges.

A vederlo, Harvey era così nerd da sembrare finto. Occhiali, berretto da baseball, T-shirt rétro autoprodotta con una copertina di Captain America di Jim Steranko del 1969. Hedges lo prese immediatamente in simpatia. Da quel momento il nome in codice del ragazzo sarebbe stato, ovviamente Cap.

«Devi semplicemente fare quello che hai già fatto» disse Hedges. «Entrare nella rete della CIA senza lasciare tracce.»

Il giovane Banks era stato convocato in un appartamento che Hedges aveva affittato sotto falso nome in K Street, a Washington, nel caso alla Sezione occorresse una casa sicura in città. «Ma lei non è della CIA?» domandò.

«Esatto.»

«E perché ha bisogno di me per entrare?»

«Perché qualcuno ci sta nascondendo qualcosa.»

«Doppio gioco, cose del genere?»

«Non lo sapremo finché non diamo un’occhiata.»

Banks ruotò il berretto di 180 gradi e si mise alla tastiera. «Okay.»

Hedges lo seguì con lo sguardo, senza capire assolutamente che cosa il ragazzo stesse combinando. In ogni caso, dopo qualche minuto sul monitor del computer apparve la stessa schermata che si vedeva normalmente nel suo ufficio di vicedirettore della Sezione D.

«Ci siamo. Dove vuole andare adesso?» chiese il ragazzo.

«Dobbiamo aprire il file di un uomo di nome Juan Vicente Escudero.» Hedges gli diede lo spelling del nome.

In pochi minuti sullo schermo era aperta la scheda di Escudero, senza alcuna scritta di accesso negato. Il ragazzo aveva aggirato ogni ostacolo.

«Se non le serve altro, copio il file e cancello le tracce dell’accesso», disse.

Di lì a poco, Hedges prendeva il posto del giovane hacker al computer. Rimase deluso. Le informazioni della scheda non sembravano particolarmente sensibili, tolti i nomi di alcuni contatti di Escudero: in particolare un uomo dell’antidroga cubana, che evidentemente chiudeva un occhio sul passaggio della merce. Una delle poche cose su cui Cuba e gli Stati Uniti riuscivano a collaborare era la lotta al narcotraffico, un tema su cui il governo di Fidel Castro era molto severo. Era questa l’informazione che qualcuno cercava di proteggere? Forse la CIA contava di ricattare l’uomo dell’antidroga per usarlo come fonte all’Avana.

In ogni caso, Escudero non risultava inserito in alcuna operazione attiva. Non dei servizi segreti americani, quantomeno. Ora restava da capire in che cosa il colombiano fosse davvero coinvolto.

5

Torrenova, Maiorca, inizio di dicembre

«Escudero.» Paco Torrent sventolò i fogli usciti dalla stampante e li consegnò a Mercy, prima di sedersi al tavolino sulla terrazza per cercare di accendersi un sigaro a dispetto del vento.

Era una giornata di sole e avrebbe potuto essere primavera. La vista dalla terrazza copriva l’intera baia di Magaluf, con la spiaggia deserta e solo un gruppetto di persone che passeggiava sul lungomare: pensionati spagnoli venuti a scaldarsi le ossa alle Baleari. Mercedes appoggiò un gomito sui fogli mentre accendeva una Habanos, proteggendo dal vento la fiamma dell’accendino. «Hai trovato più informazioni tu della Sezione D. Pare che qualcuno alla CIA stia cercando di coprirlo.»

Paco Torrent era un quarantenne con lunghi capelli neri venati di fili bianchi, baffi ancora scuri e barba tendente al grigio. Gli occhiali dalla montatura ellittica gli davano un’aria da intellettuale impegnato degli anni Settanta. Era entrato a far parte della famiglia estesa di Mercy perché era imparentato con Jorge Romero; una circostanza fortunata, dal momento che Paco era un mercante di informazioni, attività che gli permetteva di mantenere un rustico a Béziers, un appartamento a Maiorca e la sua predilezione per i sigari cubani e il buon vino. «Ha lavorato con la CIA negli anni Ottanta, forse si è guadagnato qualche merito sul campo. Oppure fa con gli americani lo stesso giochetto che fa con gli spagnoli: dà loro qualche dritta in cambio di tranquillità nella sua gestione degli affari.»