Cosa succederebbe se il canone di Sherlock Holmes, insieme di quattro romanzi e cinquantasei racconti che hanno per protagonisti il celebre detective londinese e il suo assistente e amico il dottor John Watson, fosse trasposto in una serie televisiva ambientata ai giorni nostri?
A questa domanda sembra voler risponde Sherlock, serial britannico, liberamente tratto dalle opere di Sir Arthur Conan Doyle, prodotto dalla rete televisiva inglese BBC.
Scritte da Steven Moffat e Mark Gatiss e dirette dal regista Paul McGuigan, che le ha dotate di un ritmo incalzante più consono, rispetto ai recenti adattamenti delle storie dell'autore scozzese, ad un prodotto moderno di stampo poliziesco, le tre puntate di cui si compone la prima stagione della fiction, tutte della durata di novanta minuti, complice anche la fotografia avveniristica di Steve Lawes e le musiche coinvolgenti di David Arnold e Michael Price, hanno avuto grande seguito non solo in Gran Bretagna, ma anche nel resto del mondo.
Come negli scritti originali che riguardano il “consulente investigativo” più famoso della letteratura europea, anche in questa rappresentazione televisiva le avventure del famoso ed eccentrico investigatore privato che opera prevalentemente nella capitale del Regno Unito, interpretato con immensa bravura, grande distacco e iperattività da Benedict Cumberbatch, sono narrate, attraverso un blog, da John Watson, l'attore Martin Freeman, un ex medico militare che, di ritorno dal conflitto afghano a corto di soldi, si ritrova per caso a condividere con Holmes l’appartamento al 221B di Baker Street e con lui ad affrontare numerosi casi di omicidio che vedono la polizia brancolare nel buio.
I personaggi di contorno che si muovono accanto ai due protagonisti poi, sono gli stessi presenti nei volumi del canone.
Oltre all'Ispettore Greg Lestrade, impersonato da Rupert Graves, detective di Scotland Yard che si avvale dell'aiuto del protagonista in diverse occasioni e alla nemesi dell'interprete principale, Jim Moriarty, cui presta il volto Andrew Scott, compaiono infatti Una Stubbs nei panni di Mrs. Hudson, proprietaria dell'edificio situato al 221B di Baker Street e il co-creatore della serie Mark Gatiss in quelli di Mycroft Holmes, fratello maggiore di Sherlock che lavora nei servizi segreti britannici.
La principale prerogativa di questo prodotto, che ha fatto in modo che Sherlock sia stata una serie molto seguita nel 2010, è che pur essendo un libero adattamento dei romanzi e dei racconti di Conan Doyle, le avventure dei due interpreti principali si svolgono nella Londra odierna.
Nonostante ciò però i profili dei personaggi che hanno dato vita al limitato numero di episodi, pieni di trovate che li hanno resi molto interessanti agli occhi del pubblico come l'uso per risolvere i crimini di tecnologie moderne tra cui: SMS, internet e il sistema GPS, non hanno subito alcuno stravolgimento e anche i dialoghi e le situazioni affrontate, ispirate a quelle presenti nei libri dello scrittore britannico, sono state adattate in modo molto accurato e con riferimenti precisi ai giorni nostri.
Alla luce di quanto scritto possiamo quindi consigliare molto caldamente di vedere questo Sherlock Holmes, ambientato negli anni duemila, non solo ai fan di letteratura e prodotti che hanno tematiche poliziesche ma anche a chi ama serie televisive avvincenti e ben costruite.
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