Il personaggio creato nel 1939 da Bob Kane e Bill Finger è un “supereroe” sui generis.
Infatti Batman non è la maschera sotto cui si cela il miliardario Bruce Wayne. Semmai è il contrario. La vera indole del personaggio è l’uomo pipistrello, mentre la sua copertura è il miliardario di Gotham City, erede di una ricca famiglia, i cui genitori sono stati assassinati sotto i suoi stessi occhi in un vicolo dopo aver visto al cinema Il segno di zorro.
Joker:... [punta la pistola a Bruce] Dimmi una cosa amico mio. Danzi mai col diavolo nel pallido plenilunio?
Bruce: [confuso]...Cosa?
Joker: Io lo chiedo sempre a tutte le mie vittime... Sarà perché me ne piace il suono! Ah!
Sì, perché Batman non è l’eroe buono e positivo, ma è genesi riflessa di una crudeltà a cui ha assistito e che ha mutato in maniera indelebile la sua psiche.
La scelta del pipistrello, animale notturno, non è casuale. Rispecchia al meglio l’oscurità che è insita in lui e il superamento di sua una paura ancestrale, quella dei pipistrelli, appunto.
Batman rappresenta in maniera tangibile la parte oscura dell’uomo, quella che nessuno vuole vedere, né manifestare. Rappresenta il conflitto con questo lato buio dopo la quale si esce rafforzati, animati da un nuovo spirito interiore. Un lungo viaggio catartico dentro la parte di ognuno di noi di cui neghiamo l’esistenza, al termine del quale ci si trova di fronte a qualcosa di prezioso. Un viaggio personale, soggettivo, dettato nel caso di Bruce Wayne dalla volontà di affrontare e superare il senso di impotenza e responsabilità per la morte violenta dei genitori.
“La mia vita è… complessa.” (Wayne/Keaton, nel Batman di Burton)
Batman è un eroe “diverso”. Di giorno è un facoltoso uomo d’affari, a metà tra il filantropo e il playboy, di notte è quello che è veramente, un uomo senza superpoteri e con grandi tecnologie che combatte il crimine e le sue mostruosità, diventando così un simbolo di giustizia.
“Io cerco i mezzi per combattere l'ingiustizia, per volgere la paura contro coloro che la usano per depredare!” (Wayne/Bale, in Batman Begins di Nolan)
Il vero Batman è quello raccontato splendidamente e in maniera cupa e talvolta tragica sulle tavole di Frank Miller, fumettista e sceneggiatore di origini irlandesi, che ha saputo riprendere meglio di qualunque altro l’indole buia del personaggio che si era profilata nei primissimi lavori dello stesso Kane, soprattutto nel suo lavoro più celebrato, Il ritorno del Cavaliere Oscuro, attraverso la matita di David Mazzucchelli.
Un lavoro certosino che ridà nuova linfa all’uomo pipistrello e che anche dal lato tecnico introduce innovazioni degne di nota. C’è un nuovo modo di concepire le didascalie, ma in particolare una rigorosa suddivisione della tavola, alternata con spettacolari splash-page che rendono l’opera uno dei capolavori assoluti del fumetto mondiale.
Anche se Il ritorno del Cavaliere Oscuro è il lavoro più celebrato, se ci atteniamo all’analisi della psicologia del personaggio, certamente l’opera più significativa è Batman: Anno Uno.
Qui Miller, abbandonato il supereroe al crepuscolo nel precedente lavoro, ci riporta indietro nel tempo, al momento della nascita dell’uomo pipistrello. La storia viene raccontata attraverso i pensieri in prima persona di un giovane Bruce Wayne desideroso di vendicare la morte dei genitori, e di un commissario Gordon ancora nelle vesti di tenente, che appena trasferito nella città di Gotham si ritrova a dover affrontare nemici veri (malavita), presunti tali (Batman) e falsi amici (poliziotti corrotti) prima di consolidare la sua posizione. Gli eventi sono sempre datati e si svolgono da gennaio a dicembre a sottolineare che quello narrato è effettivamente il primo anno di vita del giustiziere mascherato. Un fumetto unico, in cui l’azione è confinata in secondo piano, preferendo l’approfondimento dei personaggi e lo scavare nella loro anima. Ampio spazio viene infatti riservato ai problemi interiori di Jim Gordon fra lavoro, etica e famiglia, e ai pensieri di Bruce Wayne alle prese con le sue prime esperienze nelle vesti di Batman. Un fumetto di non-azione, in cui i disegni traducono sentimenti e non atti.
“Le persone mostrano il vero lato di se stesse solo quando stanno per morire.” (Joker/Ledger, ne “Il cavaliere oscuro”)
Dalla carta, allo schermo. Il corrispettivo di Miller e Mazzucchelli, lo si riscontra in parte in Tim Burton e in maniera più decisa e significativa nei lavori di Christopher Nolan (Memento, Inception).
Riguardo al primo, bisogna dire che non è mai stato un fan del fumetto ma nel 1989 accetta comunque la sfida e convoca lo sceneggiatore Sam Hamm per scrivere la storia, ispirata ai fumetti The Killing Joke e Il Ritorno del cavaliere Oscuro, avvalendosi della collaborazione dello storico creatore Bob Kane.
Contrariamente a quanto farà poi Jonathan Nolan per Batman Begins, Hamm decide di dare il via alla storia nel momento in cui Batman è già una presenza nota a Gotham, e di giustificarne la nascita attraverso dei flashback esplicativi: “distruggi totalmente la tua credibilità se mostri il processo letterale per cui Bruce Wayne diventa Batman”, questa era la sua conclusione.
La scelta del protagonista cade su Michael Keaton, notoriamente attore da commedia e i fan non si dimostrano proprio soddisfatti della scelta dopo i nomi ventilati di Kevin Costner, Mel Gibson, Charlie Sheen, Harrison Ford e Dennis Quaid.
Ma evidentemente, Tim Burton ha le idee chiare sulla sua decisione. Keaton, porta sullo schermo un Batman più umano e nella storia d’amore con la Vale elimina la tipica misoginia dell’eroe che invece traspare dal fumetto.
Ma in questa pellicola, a giganteggiare è la figura del Joker, interpretato alla perfezione da un enorme Jack Nicholson. Altra curiosità: il doppiaggio italiano del Joker è affidato alla inconfondibile timbrica di Giancarlo Giannini. Anni dopo, ne Il Cavaliere Oscuro è il figlio, Adriano Giannini a doppiare lo sfortunato Heath Ledger.
Curiosità: il ruolo di Vicky Vale, dato poi a Kim Basinger, doveva essere interpretato da Sean Young che si ferì durante le riprese: si fece allora il nome di Michelle Pfeiffer, ma Keaton si oppose. Avendo infatti una relazione con la donna, l’attore temeva le critiche della stampa, che avrebbe gridato ad una scelta dettata dal gossip.
Ma Batman è comunque nel destino della Pfeiffer.
“Io sono Catwoman. Ascolta il mio ruggito... Miao!” Catwoman – Batman: il ritorno.
Avrà poi modo di rifarsi nel sequel, Batman: il ritorno, dove interpreta una indimenticabile e sensuale Cat Woman.
http://www.youtube.com/watch?v=qDSztfbinws
http://www.youtube.com/watch?v=Iu7e3FoDz2g&feature=related
“Io rido solo esteriormente. Il mio sorriso è solo a fior di pelle. Se tu potessi vedermi dentro, io sto piangendo!!! Puoi unirti a me per il singhiozzo?” (Joker/Nicholson a Vale/Basinger, in Batman di Burton)
Incassi alle stelle e il personaggio dell’uomo pipistrello diventa la gallina dalle uova d’oro. Vari registi fanno a gara per accaparrarsi le produzione successive. A proseguire il franchise è purtroppo Joel Schumacher, con una serie di pellicole tutte francamente dimenticabili.
Batman perde via via lo smalto, perde credibilità e spessore in mezzo a scenografie clownesche e colorate alla Gaudì da far rimpiangere la divertente produzione kitsch degli anni ’60 interpretata nella calzamaglia da Adam West e culminata con il film culto del 1966 spin-off della serie, in cui compaiono lo stralunato Joker di Cesar Romero, la Catwoman di Julie Newmar e di Eartha Kitt nella terza stagione, senza dimenticare il divertente Pinguino di Burgess Meredith, l’allenatore Mickey della saga di Rocky.
Batman ha perso la sua oscurità e bisogna aspettare il Nolan Team per ridare credibilità all’eroe di Bob Kane.
Nolan da spazio alle origini del personaggio e alla natura della sua doppia identità e per farlo decisero di ispirarsi alla celebre graphic novel Batman: anno uno di Frank Miller. Nasce così nel 2005 Batman Begins.
Alfred: “Perche i pipistrelli, signor Wayne?”
Bruce Wayne: “Perché mi fanno paura. Che li temano anche i miei avversari.”
Gotham City è priva di ogni aspetto surreale o fumettistico, è una metropoli moderna. C’è l’abbandono dei tratti pop in favore di una visione molto più realistica, con immagini cupamente poetiche e di forte impatto visivo, una delle caratteristiche principali delle opere di Nolan. Niente più Bat Gadget, ma attrezzatura militare tecnologicamente avanzata, niente più Batmobile ma un mezzo militare corrazzato, niente più siparietti comici ma dialoghi ben costruiti che affrontano in maniera approfondita il tema della battaglia tra bene e male.
Nel 2008, il sequel, Il Cavaliere Oscuro. Gotham è una città contesa tra il bene e il male, tra Batman e il Joker. La nuova versione della sghignazzante nemesi dell’uomo pipistrello (interpretata da Heath Ledger) è il fulcro della storia. Ne Il Cavaliere Oscuro il Joker rappresenta l’inevitabile conseguenza dell’apparizione dell’uomo pipistrello a Gotham. È il simbolo della violenza e della criminalità. Non più uno stravagante pagliaccio dall’ humour fatale, ma un astuto sociopatico, che capisce il legame tra Batman e Gotham e comprende che per battere Batman bisogna corrompere la sua città.
Christian Bale (L’impero del sole ad appena 13 anni, The prestige, American Psycho), è un Batman perfetto, a suo agio sia nelle scene recitate sia in quelle dinamiche, in grado, soprattutto in Batman Begins, di mostrare il dualismo interiore tra la doppia identità Bruce Wayne.
“Quello che ho visto in Christian è l’espressione massima di Bruce Wayne. Egli infatti possiede l’esatto equilibrio delle tenebre e della luce che stavamo cercando.” Dice Christopher Nolan
Con due film campioni d’incassi, Christopher Nolan è riuscito a far risorgere il mito di Batman, e a creare la migliore trasposizione cinematografica di un fumetto che la storia ricordi. E dal 20 Luglio, il terzo capitolo della serie, Il cavaliere oscuro - Il ritorno, il conclusivo dei Nolan, iniziata nel 2005.
“Perché Batman è l’eroe che Gotham merita, ma non quello di cui ha bisogno adesso. E quindi gli daremo la caccia. Perché lui può sopportarlo. Perché lui non è un eroe, è un guardiano silenzioso che vigila su Gotham, un Cavaliere Oscuro.” (Gordon/Oldman, Il Cavaliere Oscuro)
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