Lo scorso mercoledì 13 Giugno alla Melbook Store di Roma per coloro che hanno partecipato all'incontro di presentazione del saggio Massimo Carlotto: The Black Album, il noir tra cronaca e romanzo (Carocci 2012) penso che la sensazione preponderante sia stata per tutti la stessa: quella di assistere quasi in corso d'opera alla rivoluzione di un genere letterario come il noir. Il giornalista de Il Manifesto, redattore delle pagine della cultura, Benedetto Vecchi ha moderato l'incontro con Marco Amici, l'autore del saggio, e Massimo Carlotto prestigioso autore su cui il libro è incentrato. Ma al di là di questi nomi che già da soli incutono un certo timore reverenziale ad ascoltare c'erano tantissimi lettori, ma non solo: editor di almeno tre case editrici (Einaudi, Edizioni E/O, e Carocci), giornalisti, critici e una studiosa di alto livello come la professoressa della Sapienza Elisabetta Mondello. Tutti ad ascoltare e fare domande a Massimo Carlotto che attraverso questo bel saggio in forma di intervista, ripercorre la sua carriera e porta per mano il lettore attraverso il suo affascinante percorso letterario, dagli esordi del Fuggiasco all'ultimo romanzo Respiro Corto. È evidente che con un uditorio così prestigioso, con tantissime domande dai lettori e dagli appassionati del genere il livello del dibattito sia stato molto alto. Attraverso un'intervista molto discorsiva, puntuale e ritmata, Marco Amici indaga la poetica del maestro del noir mediterraneo indugiando soprattutto sulla valenza sociale che il noir ha avuto (e che continua ad avere) nella produzione dello scrittore padovano.
Abbiamo colto l'occasione per fare qualche domanda a questi grandi personaggi del panorama editoriale italiano, a partire da Marco Amici, il giovane studioso in prestito allo University College di Cork, Irlanda.
Marco, perché tu e la casa editrice avete deciso di scegliere un autore come Massimo Carlotto per analizzare un genere complesso ma sicuramente di successo come il noir?
Marco Amici: Sono convinto che Massimo Carlotto sia il principale esponente della narrativa noir in Italia. Nel grande calderone in cui ribollono i generi più svariati ma a cui comunemente gli editori hanno dato il nome generale e superficiale di noir, perché era un brand che funzionava, Carlotto è stato l'unico scrittore a portare avanti con estrema coerenza e rigore un progetto letterario ben preciso, e a mio avviso rappresenta oggi in Italia l'autore che con le sue storie più si avvicina alla purezza della poetica del noir italiano. Inoltre mi affascinava la progettualità dietro lo scrittore e il discorso molto preciso tra teoria e narrazione che Massimo porta avanti, e l'idea partigiana di analisi e lettura della realtà che negli anni ha fatto e che continua a fare, sebbene stia maturando una nuova idea di noir, aspetto che raccontiamo nel libro.
A livello tecnico invece come avete portato avanti questo saggio in forma di intervista/conversazione?
M.A. - Essenzialmente abbiamo usato Skype, dato che in quel momento io mi trovavo in Irlanda per il mio PhD e Massimo si trovava a Padova. Con circa quattro ampie sessioni su Skype siamo riusciti a tracciare le direttrici principali del libro. Io avevo già analizzato il percorso letterario di Massimo e avevo in qualche modo già strutturato un impianto di domande e approfondimenti sul suo lavoro. Massimo poi è uno di quei rari autori che crede nella condivisione del sapere ed è sempre aperto al confronto anche in ambito accademico sulla sua narrazione. Poi da una sua risposta partiva necessariamente una mia domanda di approfondimento, e devo dire che il tempo fluiva senza che me ne accorgessi.
Nel libro suddividi il percorso letterario di Massimo nei primi libri un po' sui generis rispetto alla sua produzione successiva, come Il Fuggiasco e Le Irregolari, per passare all'Hard-Boiled dell'Alligatore, il trionfo del noir da Arrivederci amore, ciao in poi, e poi in quelli che tu chiami sconfinamenti, in particolare il passaggio della letteratura dalla crisi al conflitto. Vuoi anticipare qualcosa a chi ancora non ha letto il libro?
M.A. - Io credo, e questo è venuto fuori anche dalla conversazione con Massimo, che l'ingiustizia sociale sia un dato di fatto, il crimine regola in qualche modo le relazioni economiche come quelle interpersonali. La sua sfera di azione ricade inevitabilmente sui meccanismi sociali, politici ed economici così come sulle psicologie dei personaggi. Ora, il noir ha sempre avuto un rapporto strettissimo con la realtà, anticipando in alcuni casi alcuni meccanismi socio-criminali che avrebbero poi avuto grande risonanza nella cronaca e sui vari media, e penso a Perdas de Fogu o Mi Fido di te, per citare Carlotto. Poi, però, Massimo è andato ancora oltre, raccontando quella che è la crisi e il modo in cui ha lavorato sulle vite dei personaggi e sul contesto in cui si muovevano, e penso ad Alla fine di un giorno noioso. Ma in qualche modo ora vuole andare oltre: lui è convinto che oggi la crisi in sé non rappresenti più un tema così interessante soprattutto rispetto a un argomento come quello del conflitto che si estrinseca nelle conseguenze che la crisi ha oggi nella creazione di nuove tensioni sociali, personali e inter-personali, derivanti appunto dalla globalizzazione e da tutto ciò che ha portato con sé. In questa direzione, non a caso, Massimo si muove col suo ultimo romanzo, Respiro Corto, in cui i confini del noir vengono forzati per raccontare una storia di crimine “globalizzato”, e il conflitto viene ramificato a partire dalla società per raggiungere gli stessi personaggi.
Abbiamo rigirato la domanda a Carlotto, chiedendogli se questo suo forzare gli stilemi narrativi del genere, se sabotare il noir, porti in qualche modo a un nuovo tipo di narrazione.
Massimo Carlotto: Io sono fermamente convinto che il noir sia stato per anni uno strumento formidabile per leggere la realtà, soprattutto in questo Paese che ha sempre avuto un rapporto morboso con la “verità”, un Paese dove ci si interroga e ci si concentra ancora sui grandi delitti mediatici tralasciando argomenti e crimini che hanno una “qualità” diversa e una ricaduta sociale molto più ampia dei singoli casi per cui ovviamente ho un grandissimo rispetto e vicinanza alle famiglie delle vittime, ma di cui critico l'aspetto della spettacolarizzazione che la macchina mediatica fa del dolore altrui. C'è stato un momento, però, in cui mi sono reso conto che anche il noir, pure nella sua variante legata all'inchiesta e allo studio profondo di alcuni casi e storie negate, stava diventando consolatorio, e allora ho avvertito la necessità di aprire una nuova parentesi narrativa improntata sul racconto del conflitto, come conseguenza della crisi morale ed economica che ha investito il nostro Paese, e non solo. Questo significa che il noir non è più l'unico strumento narrativo a cui ricorrere, perché i contenuti ora hanno la precedenza. Se in questo momento il nodo cruciale è raccontare come la gente vive il conflitto e la crisi, anche in una sfera più intima e personale, dobbiamo – in nome dei contenuti – aprirci a una narrazione più ampia, contaminata, che coinvolga generi diversi. Ed è da questa riflessione che con l'editore E/O abbiamo deciso di creare la Collezione Sabot-Age, la cui discriminante è raccontare storie negate, legate a un'inchiesta o una realtà ben precisa e ben analizzata, anche del passato se può farsi metafora del presente, senza discriminare i generi, ma curando più i contenuti, il messaggio “sabotatore” insito nella storia. Siamo stufi di questa macchina della menzogna al lavoro costantemente, e vogliamo nel nostro piccolo attraverso questi romanzi fermare quest'industria di bugie, portando sugli scaffali storie interessanti che raccontino la vera Italia, con trame forti e un alto livello qualitativo di scrittura.
Quindi al di là della collana Sabot-age i suoi prossimi lavori seguiranno questo filone, saranno espressione della “crisi-conflitto”?
M.C. - Il contenuto si è imposto sugli stilemi del genere, il conflitto è dilagante in questo Paese. I soggetti subiscono il conflitto, la gente vive in maniera diversa la propria quotidianità, assistiamo a mutazioni nelle vita intima e personale dei cittadini. Come autori secondo me dobbiamo essere in grado di capire e raccontare le dinamiche post-crisi. Quindi sì, mi sono già mosso in questa direzione con Respiro Corto, e proseguirò con il mio prossimo lavoro. Da Marsiglia e dal Nordest mi sposterò a Roma, vero cuore pulsante di questa espressione sociale del conflitto, con un progetto letterario sovversivo, che sono sicuro darà più forma a questi discorsi contenuti nel Black Album.
Sfruttando la presenza di Gianluca Mori, direttore editoriale della Carocci e artefice di questo saggio letterario, gli abbiamo chiesto se la sua casa editrice continuerà questo percorso di apertura al grande pubblico su saggi di tipo letterario solitamente appannaggio di un pubblico più accademico, e da dove è nata l'idea di questo Black Album...
Gianluca Mori. La nostra casa editrice è da sempre impegnata nella saggistica rivolta al mondo degli studi, anche se non in maniera esclusiva; proprio per questa lunga esperienza, ad un certo punto, abbiamo maturato la convinzione che fosse arrivato il momento di tentare un esperimento: “mettere in contatto” il cosiddetto mondo accademico con il grande pubblico. E questo attraverso un libro che favorisse diversi piani di leggibilità, rivolgendosi ai semplici appassionati dei romanzi di Massimo Carlotto, che magari vogliono entrare più nel cuore del suo mondo narrativo, così come ai critici, agli studiosi del genere e ai giornalisti che vogliono approfondire le tematiche dietro il lavoro di uno scrittore come Massimo o interrogarsi su uno dei fenomeni letterari più interessanti degli ultimi decenni. Di qui l’idea della “conversazione”. La scelta di coinvolgere un giovane studioso italiano che vive e lavora in un’università irlandese, Marco Amici, insieme appunto al taglio più discorsivo del libro, vogliono infatti svincolare la critica letteraria da quell’immagine un po’ esoterica e “parrocchiale” che spesso l’accompagna, restituendone la forza e la fascinazione anche a un pubblico di non addetti ai lavori. Credo infatti che “The Black Album” abbia molti lettori “ideali”: il fan avrà l’occasione di entrare nella “bottega” del suo scrittore preferito, il giovane universitario che sta preparando una tesi di laurea sul noir (o sul lavoro di Massimo) avrà modo di riflettere su alcuni snodi del genere (o della maniera peculiare d’intenderlo di Carlotto), il lettore appassionato di noir avrà modo di ripercorrere la storia, l’attualità e i possibili sviluppi futuri del genere, anche in relazione alla più scottante attualità politica ed economica del nostro paese… Quest’idea comunque di creare una sorta di cross-over fra generi editoriali diversi, fra percorsi individuali e storie collettive, fra ambiti culturali “istituzionali” e “alternativi” ci convince (anche come sfida culturale), ed è probabile che la ripeteremo. Intanto, già l’anno prossimo, visto il successo di questo primo esperimento e l'interesse che questa nuova formula editoriale ha suscitato, pubblicheremo una ricognizione più ampia sulla letteratura di genere (dal rosa al giallo classico, al romanzo poliziesco, di fantascienza e fantasy) a cura sempre di Marco Amici, nella speranza di tornare a dimostrare quanto questo dialogo possa risultare fecondo e stimolante.
A fine serata abbiamo avuto modo di intervistare anche Andrea Melis del Collettivo Sabot creato appunto da Massimo Carlotto, di cui cura anche lo storico sito www.massimocarlotto.it , e gli abbiamo chiesto cosa pensasse di questo saggio....
Andrea Melis: La lettura di Black Album è quanto di più simile a una lunga conversazione davanti a un caldo e nero caffè seguito da una buona grappa, in compagnia di Massimo Carlotto.
Chiacchiere senza fretta, le domande giuste per animare una discussione che quando parla di letteratura, parla sempre anche del mondo che ci circonda, o che, per meglio dire, spesso ci assedia. Ottime e stimolanti le questioni poste da Marco Amici, che danno la stura a una serie di imperdibili aneddoti, scambi di arguzie e approfondite riflessioni.
Black album racchiude vent'anni circa di scorribande letterarie e culturali di Carlotto, su e giù per l'Italia, dentro e fuori le storie (siano esse scritte, suonate, inchiostrate a fumetti, proiettate al cinema e in televisione, o recitate nei palchi) con il parallelo moto perpetuo dell'autore che non risparmia mai di percorrere instancabilmente teatri, librerie, auditori, festival, luoghi pubblici di incontro e inviti di ogni genere. Da questo patrimonio si allungano i confini di questo libro, dentro il quale si parla tanto e bene di letteratura di genere. Di quel genere di letteratura che forse solo Carlotto ha saputo incarnare come autore, avendone fatto una lunghissima spina dorsale della sua intera opera di romanziere.
La risposta definitiva alla differenza tra giallo e noir è qui spiegata non per teoremi astratti, ma attraverso la progettualità di una scrittura che è prima di tutto un atto politico. Nel senso più nobile del termine: partecipazione attraverso i mezzi culturali di cui si dispone per il bene della cosa pubblica, da cittadino, che racconta (e narrando crea e condivide) strumenti di lettura della realtà (purtroppo oramai sempre più criminale) e dei meccanismi della società (oramai indistintamente criminogena) attraverso opere letterarie che si adeguano nella forma alla storia del momento. Si va a ripercorrere l'intera produzione carlottiana: dai romanzi reportage agli hard boiled seriali (ma depurati da qualunque stereotipo consolatorio) come nella serie dell'Alligatore, passando per i Noir puri come nella saga di Giorgio Pellegrini, sino all'ultimo romanzo definito World Noir, Respiro Corto, che supera i precedenti confini del Noir Mediterraneo e racconta l'ultimo salto di qualità della criminalità globalizzata: le nuove mafie che spediscono i giovani rampolli a studiare economia nelle più prestigiose università del mondo. Il Nero che ci contende le nostre vite “regolari” e che Carlotto ha descritto in oltre venti romanzi, alla chiusura di questo libro, ci da la sensazione che sia a una svolta definitiva. Ecco perchè Black Album è una pietra miliare da avere in libreria per qualunque appassionato del genere. Non è infatti soltanto una carrellata nerissima attraverso l'album di famiglia dei personaggi romanzeschi e dei grandi temi sollevati da decenni di letteratura d'inchiesta, ma è un tassello fondamentale per il futuro del genere, attraverso il quale si intravedono nuovi definitivi squarci: la penna dell'autore appare decisa ad affondare ancora più giù, come un bisturi, per scoperchiare ai raggi del sapere nuovi e più profondi viaggi tra le pieghe del male.
Il nuovo colore che filtra è un grigio ancora più ambiguo e indistinto, una nebbia fitta ancora tutta da diradare, che l'autore si appresta ad attraversare e dai cui frutti letterari avremo nuove, numerose e inaspettate rivelazioni...
Marco Amici si occupa di narrativa contemporanea con particolare riferimento alla letteratura di genere e alla narrativa noir. Attualmente sta terminando un Ph.D. Allo University College di Cork, Irlanda.
Massimo Carlotto è il principale esponente del noir mediterraneo. E' autore di successo, tradotto in tutto il mondo. Molti dei suoi romanzi hanno avuto trasposizioni cinematografiche. Il suo ultimo romanzo, Respiro Corto, edito da Einaudi ha riscosso un grande successo ed è in via di traduzione in diversi paesi.
Titolo: The Black Album, il noir tra cronaca e romanzo;
Autore: Marco Amici e Massimo Carlotto;
Editore: Carocci editore, 2012
Collana: Sfere
Pagine: 138
Prezzo: 13 euro
Voto: Eccellente
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