Una miniserie in tre episodi, sceneggiata da François Corteggiani e realizzata nei primi due volumi da Félix Meynet (che ritroveremo nella saga Les Eternels) e nel terzo da Emanuele Barison, italianissimo autore spesso all’opera su album francesi con ottimi risultati.

Una serie che poteva forse avere un seguito e iniziava con tutte le carte giuste, ma nel corso degli episodi perdeva qualche colpo concedendo un po’ troppo al grottesco e discostandosi dalla pura azione spionistica del primo volume.

          

Tatiana Kovolenko è figlia d’arte. Nel prologo infatti vediamo suo padre fuggire da un Gulag nel 1953 e, malgrado le apparenze, riuscire a salvare la pelle inseguito dai sicari di Beria che vorrebbero metterlo a tacere. Ma la vicenda comincia negli anni 2000 quando Tatiana, che ha già alle spalle un passato di terrorista specializzatasi nientemeno che con Carlos, scopre che nella Nuova Russia non ci si può fidare di più che in quella vecchia.

Scoperta una importante connessione tra un politico e il nipote di baria viene lasciata per morta a Minsk. Contatta così l’Ultima Sezione, una sorta di controspionaggio ambientale situato in Francia, per vendere informazioni scottanti in cambio di protezione. Nel frattempo si rifugia in un convento di monache in Austria luogo in cui Nicholas, agente sedentario di origini ebraiche, deve recuperarla. Ci si mette però un gruppo di incappucciati sanguinari agli ordini di un misterioso personaggio chiamato Strigoi.

Qui seguendo una pista che passa per una gustosissima sequenza a Losanna, tra mafiosi russi, sadiche gemelle di colore, servizi segreti vaticani, la vicenda prende corpo allontanandosi però dallo spionaggio tradizionale per imboccare una via più volte percorsa nella spy story ma ricca di insidie. Tutto si riconduce al padre di Tatiana, agli studi sul super-soldato dei nazisti e sempre al fantomatico Strigoi.

        

La vicenda perde forse un po’ di ritmo e questo forse ha condannato la serie a soli tre episodi, che concludono l’avventura principale. Anche a dieci anni di distanza si legge però con gradevole disinvoltura, grazie soprattutto al segno dinamico e provocante che abbina l’avvenenza fisica della protagonista a una serie di scene d’azione ben riuscite, ambientate all’interno di scenari ben calibrati dalla Romania sino a Tahiti e alla Polinesia francese, passando per il Vaticano e le Alpi Austriache con puntate in Siberia.

Insomma se lo recuperate non resterete delusi. Un esempio di come la spy story franco-belga anche nelle sue serie meno fortunate sappia presentare storie convincenti.

Se poi desiderate anche una strizzata d’occhio, nel primo episodio c’è una sequenza formidabile in cui il contatto dell’Ultima Sezione è il proprietario di una fumetteria di Losanna, e nasconde un vero arsenale dietro… la collezione di Zagor.