17 anni del Professionista. Una data importante. Siamo quasi maggiorenni. “Siamo” perché un po’, nel corso del tempo, io e il Prof (come ormai vedo che lo chiamano i fan in Rete, e non si sa più se sia “professionista” o “professore”...) ci assomigliamo. La stessa testa dura, la stessa voglia di andare avanti. Di raccontare (io) e vivere (lui) nuove avventure. O forse il contrario. O magari un po’ tutt’e due. Perché l’avventura vera e quella sognata, inventata sono un po’ facce della stessa medaglia. Per ciò questo Professionista Story 1 - ora presente anche in eBook nei migliori bookstore on line - vorrei che lo leggeste come un romanzo, il romanzo del Professionista.
Intendiamoci “tutti” gli episodi sono romanzi del Professionista, ma questa raccolta di più di 400 pagine ha un valore speciale. Non solo perché rispetto alle edizioni originali o alle ristampe di qualche anno fa è più curata, completa e contiene una gran parte di materiale inedito. Perché, in un momento diciamo non felice per l’editoria (in generale se l’edicola non esulta, neanche gli scaffali possono cantare vittoria!), il Professionista Story è un’idea coraggiosa che parte con il rinnovamento grafico di Segretissimo, il cambio di formato.
Insomma, vuol essere una sfida alla crisi, al pessimismo a tutti quei fattori negativi cui si può combattere solo con la forza della fantasia. Per questo posso dire di aver lavorato a questo ma anche ai successivi volumi con un’energia e un entusiasmo ancora maggiori che alle avventure canoniche del Prof. Una questione di cuore, se volete metterla così.
Perché parlo allora di “romanzo” del Professionista? Perché per capire bene la serie si tratta di un volume fondamentale. Vediamo brevemente cosa ci troverete oltre a una introduzione che è concepita un po’ come quei contenuti speciali dei DVD che vanno sotto l’etichetta “making of”, riferimenti, racconti di produzione, fonti di ispirazione, insomma molte cose che faranno piacere agli affezionati e, spero, saranno interessanti per chi non conosce il personaggio. Ma Chance Renard lo comprenderete solo leggendone le storie.
In questo volume ci sono due romanzi: un classico rivisto e una storia di “apertura” concepita come un romanzo a racconti. Storie autoconclusive che però si congiungono in una sola vicenda. Un po’ come, raccontando della mia città, è avvenuto con Gangland Blues. Di fatto un romanzo unico - Le origini, che riecheggia un po’ i titoli di alcuni fumetti Marvel negli anni ’70 quando si sentiva la necessità di rinverdire una saga - in cui troverete il Professionista di oggi e... quello dell’altro ieri. Sì, perché si comincia a ritmo pieno come ormai il lettore è abituato.
Sappiamo che Chance Renard da anni non può più tornare in Francia. Ma decide di andarci ugualmente, per una vacanza presso un vecchio compagno d’armi divenuto libraio. E subito si trova catapultato in una situazione dove può solo agire in fretta, con violenza, spietato quel che è necessario in un tempo di lupi.
La narrazione si sviluppa come una matriosca, bambolina russa che ne racchiude un’altra e poi un’altra ancora. Immagine cara all’iconografia spy e particolarmente rilevante in questo caso. Chance si ritrova per le mani una serie di vecchi romanzetti economici, di quelli che circolavano all’inizio del ’900 per raccogliere le storie dei “fogliettoni” pubblicati su Le Petit Parisiene e altre riviste. Il feuilleton è una forma narrativa che veramente ha dato origine alla letteratura pulp del nostro tempo. Se il primo in assoluto fu La Vieille Fille di Honoré de Balzac, pubblicato a puntate nel 1836, anche in America scrittori poi divenuti famosi iniziarono la loro carriera scrivendo a puntate sui quotidiani, E.A. Poe per primo.
Se vogliamo, l’antesignano delle vicende che avevo in mente fu I misteri di Parigi (Les Mystères de Paris, 1842) di Eugène Sue che diede vita al genere noir e in seguito ispirò Pierre Alexis Ponson dalla cui penna nacque Rocambole. Da lì in avanti fu un fiorire di questo genere di narrativa in ogni parte dell’oceano. Nel West c’erano i dime novel con esagerate vicende di pistoleri, poi nacquero personaggi come Nick Carter che inseguito sarebbero approdati alla narrativa gialla, hard boiled ancor prima di Black Mask e alla spy story come i lettori di Segretissimo ben sanno. In Francia però la narrativa del crimine si sarebbe sviluppata ulteriormente con i primi del secolo e le innovazioni della società industriale. Zigomar, Fantômas... tutto un universo che si legava a certe mie personali fantasie coltivate sin da ragazzo.
Una parte della mia vita che, in qualche modo, ritorna nelle storie del Professionista. E allora, quando anni fa realizzarono un film sulle Brigate del Tigre (Triplice inganno con Clovis Cornillac e Diane Kruger, circolato brevemente anche in Italia) corredato da un prequel a fumetti, cominciai a raccogliere materiale sull’argomento senza ben sapere come l’avrei utilizzato. Di certo mi procurai tutte le stagioni delle Brigate nella versione francese (senza alcun genere di sottotitolo, ma che ho rivisto con piacere).
Volevo vedere se gli stessi elementi (azione-intrigo-atmosfera e un pizzico di sesso) avrebbero potuto funzionare in un’altra epoca. Di fatto Stéphane Renard è una versione di Chance... coi baffi e la canne. Lo stesso spirito, lo stesso humour e le stesse peripezie.
A questo punto è accaduta una cosa strana ma non inusuale. Esaltante. Quell’universo in cui si muoveva quel Renard d’epoca non se ne voleva andare dalla mia mente. Sono successe poi una serie di cose curiose e stimolanti. L’organizzazione della manifestazione Cartoomics in cui sono coinvolto da diversi anni in eventi che hanno sempre più o meno come fulcro la promozione delle collane da edicola (per esempio i 50 anni di Segretissimo, il premio Jacono e varie altre) mi ha chiesto di realizzare un romanzo da distribuire in digitale gratuitamente solo per la durata della fiera e i cui diritti sarebbero rimasti a me su Fantômas... perché nel 1911 ricorrevano i cento anni dalla nascita del personaggio e anche se un po’ in ritardo c’erano avvenimenti legati a tale data tra cui il bellissimo volume dedicato al Genio del Male dal mio amico Alfredo Castelli.
A questo punto siamo giunti a Raid a Kourou che, nell’edizione del 1995, fu scritto con grande entusiasmo... ma un po’ in fretta e come il secondo episodio, L’eredità Cargese, troverete qui in una versione riveduta e allungata, soddisfacente, a parer mio. Una storia in cui è racchiuso tutto il mondo del Professionista del periodo in cui è nato.
Vi ritroviamo un Chance trentacinquenne, ancora legionario. Più soldato che spia, indotto a cadere in una “trappola del miele” da una donna che faticherà a dimenticare e a unirsi al primo e forse più indimenticabile dei suoi supernemici: il Marsigliese. Ma è anche un’avventura di spy combat, di mafia corsa e di uomini e donne che si odiano costretti a unirsi per superare il pericolo che li minaccia. E sebbene contro di loro si schiereranno sia i legionari, che la banda del Marsigliese e anche i guerriglieri vudù, il nemico principale resta la Giungla. La stessa grande foresta vede, umida, caldissima, rutilante e gravida di nemici di ogni genere dai serpenti alle sabbie mobili. L’avventura. La Grande Avventura se mi permettete. Associata al colpo da portare a compimento con tutte le fasi di preparazione, gli imprevisti, alla fine un “caper”, altro genere che mi sta molto a cuore, qui per influenza dei romanzi di Richard Stark.
Ecco sì, questo mi piacerebbe che leggeste Il Professionista Story come un romanzo d’appendice. Per tutti. Uomini e donne. Proprio come un tempo ricordo molte donne leggevano Segretissimo. Senza il preconcetto che debba essere una lettura “da maschi” perché si spara, ci si scazzotta e, a volte, il sesso diventa rovente. Perché così è la vita, così sono le storie che amiamo al cinema.
Vedo, sempre più numerose sui vari blog sui social network nei rapporti personali che ho con lettori e pubblico, che c’è un numero sempre crescente di donne che rifiuta di farsi rinchiudere in un recinto o in una gabbia. Che rifiuta di farsi escludere dal gioco quando il gioco si fa duro. Molte delle mie amiche sono pugilatrici, danzatrici esotiche, scrittrici, a volte anche mamme. A loro agio in abito da sera quanto in string, con i guantoni e alle prese con la preparazione di una bouillabaisse...
Così sono le donne del Professionista, e questa storia è dedicata anche a loro. L’Avventura, alla fine, non fa distinzioni, non è razzista, né sessista. L’Avventura è per chi ha cuore di seguirla senza pregiudizi...
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