L'esistenza del personaggio del racconto di Franco Limardi è tesa ma allo stesso tempo apatica come i muscoli di un pugile che ha preso troppe botte nella vita e sa che fanno male e non sono servite mai a molto, visto che non è mai riuscito a diventare un vero campione, a farsi notare più di tanto.
Non sono servite le botte, né prenderle, né darle.
La sua vita è tesa come la lama di un coltello che fa fatica a rimanere stretta in un pugno pieno di disillusione.
E' un'esistenza la sua che ci ricorda le storie raccontate da David Goodis, poeta dei perdenti e cantore dei falliti.
Come ben segnala Giancarlo De Cataldo (giudice e autore di Romanzo Criminale) a proposito del romanzo di Limardi Anche una sola lacrima, in uscita presso Marsilio Black "...si tratta di una drammaturgia congelata, quasi ieratica che pare recuperare la purezza metafisica di certi classici del noir anni Cinquanta".
Dove c'è il vero nero, quello profondo e buio, c'è la rassegnazione, la disperazione, l'autodistruzione. Nessuna voglia di lottare ma solo l'apatia sfinita di lasciarsi cadere, di lasciarsi andare trascinati dalla sabbia di una clessidra che ci risucchia indietro nel tempo, dentro un malessere e un dolore di vivere più grande della vita stessa. Una macchia indelebile e nera che si spalma su una tuta già sporca di suo. Già sporca di vita.
Ma ci sarà pur un riscatto? Un attimo di ribalta? Un sorriso?
Ci sarà mai un sorriso, seppur amaro, nel nero profondo?
Per scoprirlo vi invitiamo a leggere questo racconto magistralmente orchestrato da un autore che ha l'inchiostro nel sangue e speriamo insieme a voi di trovare un barlume di speranza...
Ma gli amanti del nero già sapranno che il vicolo è buio e solitamente senza uscita.
(Mauro Smocovich)
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