Recentemente Maricetta Barbaro si è laureata in Filologia ugro-finnica con una tesi davvero particolare: Immaginario sciamanico in «Fuego» di Marilù Oliva.

«Quello che colpisce non è solo lo stile descrittivo ed accattivante dell’autrice, - si legge in un estratto, - ma è soprattutto il sapere sciamanico che trapela dal romanzo. La natura, per esempio, viene descritta in maniera dettagliata e, spesso, è antropomorfizzata. Partecipa alle emozioni, al dolore, al sentire della protagonista Elisa Guerra, detta La Guerrera. Il soprannome le è stato dato nei locali di salsa, dove è comune dare degli appellativi. L’ambientazione è nel centro cittadino bolognese, che sostituisce quasi il mito della foresta/labirinto (all’inizio del romanzo la protagonista sente addirittura un “retrodore di bosco”) e nella periferia dove sono collocati i locali di salsa. Tutti luoghi che contribuiscono a rispecchiare il mondo interiore dei personaggi».

Com’è nata questa scelta? E cosa si prova a vedere un proprio lavoro divenire tesi di laurea? Lo abbiamo chiesto tanto alla laureata quanto all’autrice, Marilù Oliva.

          

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