Mi avvicino a questa puntata di spy comics con un po’ di commozione. Torno indietro nel tempo, alle radici della mia formazione immaginaria. I primi anni ’70, il tempo delle mie prime prove di scrittura: forse ancora un po’ ingenue ma colme di entusiasmo per tutto ciò che avevo assorbito e amato in quegli anni. James Bond e il kung fu, Bruce Lee e Segretissimo.
Nel1974 la Marvel decise di sfruttare la grandissima popolarità delle arti marziali e dei film di kung fu negli Stati Uniti e nel mondo. Ne uscirono vari prodotti: Pugno d’acciaio (Iron Fist), i Figli della Tigre ma soprattutto Shang Chi, maestro del Fung Fu.
Di base la serie non era di spionaggio ma si presentava come un curioso ma riuscito mix tra la saga televisiva con David Carradine (Kung Fu), i film di Bruce Lee, la dilagante passione degli americani per la cultura marziale e le sue filosofie paradossalmente non violente... e in più c’era da parte dello sceneggiatore Doug Moench una ricerca accurata che lo aveva portato alle radici del racconto popolare.
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