Stephen Desberg è sicuramente uno dei migliori sceneggiatori del fumetto francese in circolazione. E non solo nel thriller (IR$, All Watcher e le stagioni di Empire USA) ma anche in altri ambiti storici - basta citare Lo Scorpione [Le Scorpion, dal 2000, edito in Italia da Lizard e Panini Comics] ambientato nel 1700 o La stella del deserto [L’Étoile du désert, dal 1996, edito in Italia da MagicPress].

Insomma un narratore vero, complesso, decisamente lontano da quel modello per bambini-adulti che è uno stereotipo nazional popolare italiano. Black Op [dal 2005, edito in Italia lo stesso anno a puntate su Skorpio] è una delle sue opere più mature e andrebbe letta con attenzione (non solo per il piacere di vedere come va a finire) da chiunque voglia cimentarsi con la spy story.

                    

Intreccio complesso, su più piani temporali, un buon numero di personaggi che vediamo incontrarsi, tradirsi, ritrovarsi nel corso di cinquanta anni di storia dei servizi segreti. Tira un po’ aria di The Company [di Robert Littell] ed è un complimento, anche se, in breve la storia prende una strada sua, originale, che mescola sentimenti, intrecci politici, storia e una buona dose di azione e sesso come nelle migliori ricette del filone.

                    

1945. Due ragazzi amici per la pelle ma che già intuiamo divisi da una sottile linea di demarcazione. Floyd spericolato, ardimentoso vincente. Trent, più pacioccone, un po’ invidioso, alla ricerca disperata del successo. Giocano, litigano, si riappacificano come tutti i bambini. Ma quel giorno una vettura dell’esercito con un cappellano e un ufficiale si ferma di fronte alla casa di Floyd. Porta la notizia che il padre del ragazzo è morto in Europa, negli ultimi giorni di guerra. Ucciso da pallottole sovietiche.

È finita una guerra e già ne sta per cominciare un’altra. Contro i sovietici. E che il padre di Floyd sia morto in realtà ucciso dal “fuoco amico” e la sua dipartita sia stata convogliata nel programma Minaccia Rossa per preparare i giovani americani al nemico di domani Floyd lo scoprirà molti anni dopo.

Un impetuoso, un vincente sul campo ma perdente nella vita, Floyd. Si qualifica all’università per diventare agente operativo della CIA e vendicare il padre, conquista la ragazza più corteggiata del campus, Jo Anne, ma alla fine perde. Perché Trent viene da una famiglia ricca, è astuto manipolatore. Forse non adatto a combattere ma certamente a ordire. Così riesce a salire i gradini dell’amministrazione CIA, a far cambiare idea a Jo Ann promettendole un comodo futuro di successo economico e agi inducendola persino a credere a un tradimento di Floyd. E, malgrado tutto, fa credere al vecchio compagno di essere ancora il suo migliore amico.

                      

Apprendiamo tutto questo per rapidi flash perché la vicenda reale si svolge oggi, alla vigilia delle elezioni presidenziali. Floyd, dato per disperso e ormai canuto, torna in campo, si allea con il figlio di un ingenuo ma leale ex compagno di lotta nella guerra fredda e comincia a investigare. Perché c’è un mistero.

Qualcuno sabota le elezioni negli Stati americani considerati dei grandi elettori. Qualcuno che usa ogni mezzo per indurre i possibili democratici a non votare. E Trent, ormai vice presidente, ne è al corrente. Presto emerge dietro tutto ciò l’ombra della mafia russa ma, come in un gioco di matriosche, mentre rispuntano visi vecchi e nuovi, donne amate e nemici mai dimenticati, si profila un’altra operazione che schiera tutti contro tutti e ha per scopo l’eliminazione di tutti i quadri della mafia russa di Brighton beach. Gli stessi che hanno sabotato le elezioni.

Un’operazione denominata “pulizia” che vede alleati i burocrati CIA di Trent e il nuovo servizio russo del comunista puro e duro Lissenko che spera di poter prendere il potere e rifondare l’URSS con i soldi promessigli da Trent.

Così mentre procede una serrata caccia all’uomo negli USA di oggi, la memoria di Floyd torna al 1965 in India, in Tagikistan, all’incontro con un presunto traditore del KGB che si rivela invece un vor, un mafioso russo. Quasi distrutta da Stalin la maffya è risorta e, grazie alla CIA, sta per infiltrarsi in URSS avvelenando la patria del comunismo come un cancro.

Un’opportunità incredibile per Trent e Floyd ma anche una trappola mortale perché i russi sono violenti, abili, manipolatori. E poi spunta Lovna, giovane e bellissima profuga moldava di cui Floyd s’innamora. Lovna lasciata indietro una prima volta e ritrovata in un bordello anni dopo. Lovna che Floyd porta via agli “alleati” russi a costo di crearsi nemici che lo perseguiteranno per tutta la vita. Lovna che, come Jo Ann giocherà un ruolo determinate nello scontro trai due amici-nemici.

                      

Insomma un grande affresco che ci porta negli scenari classici della spy story e in alcuni luoghi meno consueti, che mescola il thriller di cospirazione alla 24 e a La talpa con un ritmo sempre rapido in cui i flashback s’inanellano ma restano comprensibilissimi.

Sei volumi per un vero e proprio romanzo a fumetti dove la storia acquisisce un suo interesse per il fattore umano. L’amore, l’amicizia, la rivalità, la coscienza di Floyd di essere il classico agente d’azione vincente eppure solo, e vaso di coccio trai vasi di ferro della politica.

Di elementi di interesse sia per chi ama semplicemente seguire una bella storia che per chi, come me, cerca sempre d’imparare ce ne sono molti. Chi lo dice che lo spionaggio è un genere solo “da uomini” e basato su storie troppo complicate o troppo violente per essere apprezzate da un pubblico più vasto? Io no di certo.

Leggete e prendete appunti. Ne vale la pena.