Con il detective Ludovic Travers…
Una buona tazza di tè di Christopher Bush, Polillo 2012.
Non lasciatevi ingannare dal titolo. Una buona tazza di tè in un romanzo poliziesco equivale ad una buona tazza di tè avvelenata. In questo caso con acido ossalico che non è proprio un digestivo. A tirarci le cuoia Charles Tennan, insegnante di storia nella Woodgate Hill Country School nei pressi di Londra. Vista da Ludovic Travers, il solito detective amico della polizia, una “sorta di gelida crudezza e di ributtante rigidità”. In seguito, sempre dalle sue parole “Non mi piace l’aria che ha questo posto” con un “aspetto di carcere”, tanto per creare una certa impressione nel lettore.
Tennant stava aspettando il Preside Twirt, insieme ad altre persone, ma pare svanito nel nulla con un librone in mano, un vecchio catalogo anteguerra di apparecchiature per la chimica e la fisica. Lo si ritroverà stecchito con la testa spaccata da un martello (sembra). Richiamato dall’ispettore del luogo Quick arriva il sovrintendente Wharton “vecchia faccia amabile, coi baffoni a salice piangente”, fumatore accanito di pipa, coadiuvato dall’amico Travers.
Ad aiutare la polizia nelle indagini anche il decano della scuola Mr Castle che avrà una parte importante nella storia per la sua sovrastante personalità. Il fatto principale è che il tè avvelenato doveva essere bevuto dal Preside Twirt, odiato praticamente da tutti, una persona schifosa, detestabile, sudicio topo di fogna, disgustoso, sporco animale, bastardo, verme schifoso, e così via come dalle risposte degli interrogati.
L’occhialuto detective Ludovic Travers, autore famoso di un libro, che armeggia spesso con gli occhiali, è comparso in sessanta storie del prolifico Bush nel momento del massimo splendore del Mystery. Mai sposato né fidanzato, ha un valletto Palmer “di aspetto patriarcale non dissimile da un vescovo”, che gli offre talvolta, come in questa storia, un buon suggerimento. La luce della lampadina si accende interamente durante la rappresentazione di “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare.
La trama porta a sviluppi sempre più complicati che vengono bloccati sinteticamente nel taccuino di Wharton insieme a tutto il tourbillon degli orari. Si tratta di un continuo e ininterrotto ascoltare, interrogare, rimuginare, dedurre, seguire una via diversa dietro l’altra. Un bel malloppo di mystery per cervelli liberi da ogni preoccupazione con un aspetto importante del giallo poco chiaro.
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