Parto dall’interessante prefazione che ha scritto Giorgio Celli per questo noir. Lui ha parlato di narrazione “a due piani”: romanzo teologico e romanzo poliziesco. Come i due piani si intersecano?
Nelle mie intenzioni i due piani della vicenda non si intersecano. Ho più volte detto ad amici ed in altre occasioni (pochissime) a persone “esperte” (p.es. Maurizio Ascari), che tutta la vicenda (che potrebbe ripetersi), va vista come tre circonferenze assolutamente non secanti, bensì tangenti fra di loro.
1) lo svolgersi delle indagini, molto logiche e professional (ma che non conducono da nessuna parte)
2) Le attività demoniache del Liverani che dominano il tutto con la consapevolezza da parte del lettore che sa tutto fin dall’inizio. Come in certi film di Hitchcock in cui lo spettatore sa chi è il cattivo di turno e lo vede avvicinarsi alla vittima (magari cieca e/o in difficoltà) che invece non sa di essere vicina ad una violenza terribile. E ciò dovrebbe creare suspence nel lettore stesso.
3) La vita serena degli appartenenti alla curia, (Don Capponi, S.E. il C.) che non sanno niente di preciso delle indagini
Ovviamente è la creatura in parte umana ed in parte diabolica che la fa da padrona.
Com’è nata questa storia?
Questa storia è nata partendo da un piccolo racconto sviluppato da un incipit non scelto da me all’interno dell’attività “Scrivi con lo scrittore” qualche anno fa. Poi ci ho preso gusto ed il risultato è stato “Angeli a Bologna”.
Le creature angeliche e quelle demoniache hanno una grande potenza evocatica e simbolica. Tu credi alla loro esistenza?
Non sono in possesso di un’intelligenza o di una sensibilità tale da poter rispondere che ci credo.
Ma la risposta è già insita nella domanda stessa. Sì, per me presenze angeliche è demoniache hanno una grande potenza evocatica e simbolica. Se conoscessi l’ebraico cercherei di approfondire, ma non vado più in là del latino. Ovviamente cerco di farne un uso a modo mio per far pensare gli eventuali lettori.
Sullo sfondo passano in rassegna scorci di Bologna, da San Luca al Pilastro, a Sala Borsa. La scelta delle ambientazioni.
E’ l’aspetto della storia che mi è più simpatica. Io abito in san Donato la fermata del bus 20 è a due passi da casa mia e lo prendo tutti i giorni. Il primo crimine in prativa ha avuto luogo sotto il portico del condominio dove abito. Per il portico di San Luca ho fatto uso di qualche guida di Bo. Per le vie ed i riferimento storici (Leonardo p.es.) ho fatto uso di Athos Vianelli “Le vie di Bologna” ed altri librini. Il Pilastro ormai è un classico inteso come luogo “fuori”. Anche se mi dispiace.
La Curia, Villa Revedin in particolare, la ricordo in quanto 42 anni fa, quando ero poverissimo ed avevo un doppio lavoro, ci andavo a riscuotere i premi di assicurazione sulla vita presso la famiglia del custode della villa stessa che la conosceva benissimo e mi parlava della luce in tutte le stagioni.
Per il resto mi piace molto girare da solo per le strade all’interno delle mura. Mi guardo intorno e così via.
Dimenticavo: ai tempi dell’università ho lavorato presso l’istituto Malavasi (Il Sacro Cuore) in via dell’Osservanza. IN quei paraggi, in via Petrarca, il teologo viene ospitato dalla curia.
In via San Vitale l’Istituto per le scienze religiose mi ha visto suo frequentatore per mesi. Ho avvuto modo toccare con le mie manine il Migne “Patrologia latina” e moltissime riviste in inglese e francese dalle quali ho tratto informazioni e spunti circa l’angelologia.
Cito un passaggio che mi è molto piaciuto, di cui ti chiedo un commento: «Incredibili gli umani: hanno sempre il bisogno di credere in qualcosa, sentono che devono dedicarsi agli altri, guarire, aiutare, comprendere, ricompensarsi a vicenda».
“Perché, non è così”? A parte la battuta, nelle mie intenzioni, mentre cercavo di dare forme e caratteristiche sempre più precise all’Essere in parte umano ed in parte demoniaco, vivevo un po’ alla giornata facendo diverse ipotesi. Poi ho deciso che M.L. stesso in quanto essere non certo perfetto, dovesse vivere molte contraddizioni dovute appunto alle sue caratteristiche. La consapevolezza della sua vera missione nel mondo è soggetta ad alti e bassi. A volte osserva gli umani con curiosità. Ma il suo interesse vero è quello di individuare con l’olfatto e seguendo certe regole certi esseri umani con caratteristiche angeliche. Poi… ha già visto cosa fa…
Se tu incrontrassi un demone, cosa faresti o cosa gli diresti?
Se non ne fossi spaventato a morte, se fossi in grado di ragionare, chiederei a me stesso “perché proprio io?”. Se poi fosse possibile comunicare con il demone stesso ( ma in quale modo?) Gli porrei la stessa domanda.
E un angelo?
Probabilmente lo ringrazierei per essersi mostrato. Di nuovo vorrei capire perché proprio io.
Poi gli chiederei di mostrarmi l’Infinito.
L’elemento scientifico-criminologico: come ti sei documentato?
Per telefono avevo chiesto un appuntamento alla Polizia di Bologna. Dopo aver spiegato i motivi della richiesta mi vennero dati due n. telef. (tipo relazioni con il pubblico). A questo punto, molto gentilmente, mi venne detto di lasciare un mio n. telef. e che mi avrebbero richiamato. Ma nessuno lo ha fatto.
Un certo mese, approfittando dell’apertura al pubblico dei laboratori della Scientifica, dopo estenuanti prenotazioni e richieste di documenti, ho potuto visitare quasi tutta la Sezione scientifica in via Volto Santo qui a Bo.
Sono stato pienamente soddisfatto delle spiegazioni su come rilevare le impronte digitali, estrarre il DNA (molto in generale) ed altre cose. Per la scrittura ho saccheggiato senza alcun senso di colpa “Delitti imperfetti” (sei casi per il RIS di Parma) di Luciano Garofano.
Un medico mio amico (quello citato nei ringraziamenti) del Sant’Orsola-Malpighi mi ha indicato i siti internet in cui cercare info sul DNA degli ovini autoctoni irlandesi.
Stai scrivendo il secondo romanzo?
Ho finito di (ri)leggere la bozza finale di “Dominanze angeliche” che si propone come sequel di “Angeli a Bologna”.
Spero di vederlo stampato prima della fine di aprile per Pendragon.
Ci saluti con una citazione?
Mi piace il pezzo a p.33 da “A volte il dottor Liverani… fino a “… i problemi che doveva risolvere.”
Mi piace in quanto mostra che questo essere in parte umano ed in parte demoniaco non ha facili caratteristiche che gli consentono di fare e disfare. Deve essere cauto, può commettere errori e, soprattutto deve rispettare regole molto rigide p.es usare l’olafatto solo nei primissimi approcci, aspettare che siano le future vittime ad offrirsi a lui, non mentire mai etc.
Anche se non richiesto vorrei concludere col dire che fin dalle prime pagine scritte avevo in mente di ridurre a zero o quasi i dialoghi tipo botta e risposta per prediligere lunghi colloqui a due. Avevo anche ridotto la punteggiatura al minimo ed avevo in mente una sorta di discorso indiretto libero che avrebbe dovuto snodarsi per intere pagine sul ricordo de “Il male oscuro” di Giuseppe Berto letto più di 40 anni. Ma ho dovuto cedere a certe insistenze dell’editor. Infine un esempio di equivoca ambiguità di cui sono innamorato da me cercato e voluto. Dovresti andare a p.122, leggere dalla riga 9 dal basso fino a p.123 … mance belle grasse”. Chi pensa “che pena quelli che non riescono a fare un pranzo come si deve” il cameriere o il sig. Gasperini?
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