Dire che Alpha di Pascal Renard e Youri Jigounov mi ha influenzato moltissimo forse è una esagerazione. Però quando cominciai a leggerlo nel 1996 mi colpì immediatamente.
Una storia d’apertura divisa in tre volumi con un bel tratto di Jigounov, sceneggiatura di Renard (!) - sostituito in seguito da Mythic [pseudonimo di Jean-Claude Smit-le-Bénédicte] - attuale e complessa. Estrema cura per una giusta alternanza tra azione e investigazione, un po’ di sesso. La spy story fumettistica che ho sempre sognato. Poi ho scoperto che lo hanno pubblicato anche In Italia [da Eura Editoriale, a puntate su Lanciostory e poi raccolte in volumi Euramaster] ma io l’ho sempre seguito nel formato originale, un po’ per snobismo ma forse perché, come sapete, per la produzione francese ho un debole.
Nel primo volume Dwight Delano Tyler appare quasi in sottotono. L’agente Alpha della CIA entra in scena quasi di soppiatto, sotto le spoglie di un artista squattrinato con un debole per la bella gallerista russa Assia Donkova. Ma presto la vicenda si fa complessa e violenta. I traffici di valuta pregiata tra la nuova Russia e l’Occidente, la guerra tra l’FSB [l’ex KGB] e i clan della maffya, una storia d’amore. Insomma veramente una spy di classe che negli anni ha alternato episodi brevi che si concludono in un solo volume a storie di più ampio respiro che si dipanano tra diversi album creando un arazzo di intrighi, violenza corruzione.
Alpha diventa sempre più importante, gli si affianca l’indocinese Sheena (che si pronuncia Cina...) un po’ innamorata di lui. E poi killer, agenti doppi, maliarde, terroristi. E seguendo una linea narrativa che condivido la trama generale s’ingarbuglia. La CIA mostra il suo lato più oscuro, gli inganni legati alla politica interna statunitense, la nuova mappa geopolitica del mondo. Insomma Renard si prende il suo tempo ma crea una vera saga portando alla ribalta il suo personaggio lentamente.
Non è un eroe indistruttibile, Alpha, ma si conquista la simpatia del pubblico albo dopo albo, servito da trame complesse ma non incomprensibili e da un disegno sempre attento sia al dettaglio tecnico che all’atmosfera ambientale e, non ultima, alla biancheria femminile. Perché queste sono le basi di questa narrativa che non è una semplice avventura per ragazzi ma qualcosa di decisamente più complesso, più adulto.
E sarebbe ora che ce ne rendessimo conto anche in Italia.
Il fumetto non è un modo di raccontare per anime semplici, non è sempre obbligato alla correttezza politica. Senza cadere per esempio negli eccessi vicini alla pornografia della poco riuscita serie comics di SAS di Gérard de Villiers (parzialmente pubblicata anche da noi [vedi Polonio 210, Segretissimo SAS n. 11, 2008]) si possono inserire “immagini e situazioni” adulte senza urtare la sensibilità di nessuno ma soddisfacendo le aspettative del lettore della spy story.
E la fortuna di questa formula pienamente adottata da Alpha ha portato a dividere le sue avventure in “stagioni”, la seconda delle quali è iniziata proprio con un volume come quello di XIII che alterna un dossier ricapitolativo a sequenze fumettate, formula interessante. E cosa scopriamo? Che Alpha potrebbe... essere un agente doppio... e oggi che la guerra fredda sembra riaccendersi è uno sviluppo interessante.
Intanto nasce una serie parallela che ci ripropone le prime azioni dell’agente Alpha. Un percorso narrativo che mostra qualche similitudine, pur nella diversità delle trame, a quello del Professionista. Non vi pare?
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