L’uomo sbagliato almeno una volta nella vita capita a tutte le donne, sostiene Erica Arosio, giornalista milanese al suo esordio narrativo. Verrebbe da rispondere che l’importante è che il libro non sia sbagliato, cioè che il risultato sia commisurato alle intenzioni e alle ambizioni di chi scrive, e di conseguenza alle aspettative di chi legge. Nel caso di L’uomo sbagliato ambizioni e aspettative si incontrano perfettamente, nel posto giusto potremmo dire, continuando nel nostro piccolo gioco. E lo si vede subito.

La storia di Francesca, architetto in carriera, madre premurosa, moglie impeccabile, impegnata a costruire giorno dopo giorno, con consumata abilità, una vita felice da manuale del perfetto matrimonio borghese, ma al tempo stesso donna innamorata, naturalmente dell’uomo sbagliato, sbagliatissimo, e pronta a sacrificare ogni cosa sull’altare della passione, è infatti introdotta da una scena di sesso torrida eppure romantica, indiscutibilmente eccitante ma soprattutto conturbante, capace di mescolare paura e desiderio, bisogno di controllo e irrefrenabile tentazione di fuga. Poche pagine bastano a indicare la strada che l’autrice vuole percorrere: il sesso come spericolata sperimentazione di sé, l’amore come inquieta ricerca di un altrove che potremmo alla fine scoprire annidato proprio dentro di noi, i sentimenti come un intrigo misterioso che può essere raccontato al meglio solo utilizzando fino in fondo i meccanismi della suspense.

Eros fa costantemente rima con Thanatos in questo noir sofisticato e fiammeggiante, ricco di citazioni cinematografiche e di riferimenti letterari, ma soprattutto di canzoni. Canzoni d’amore, stupide forse, ma, come diceva Truffaut, “più sono stupide, più sono vere”. E di verità ce n’è più d’una in questo libro sorridente, che non rinuncia alla leggerezza nemmeno quando si affaccia sull’orlo dell’abisso, appassionato e sincero, nonostante qualche pennellata di cinismo postmoderno.