«Non si è mai soli quando si vive in mezzo ai libri». Una anonima bibliotecaria di Lione, Sophie Divry, conquista il mondo letterario con il suo snello esordio letterario: La cote 400 (2010) che ora giunge anche in Italia - grazie ad Einaudi - con il titolo La custode dei libri.

Non inganni l’esiguità del libretto (meno di 70 pagine): essendo totalmente assenti le interruzioni di paragrafo il lettore si trova di fronte ad un disarmante unico paragrafo di quasi 70 pagine...

  

Divry utilizza lo stile del flusso di coscienza per riversare in un blocco di testo l’esperienza (anche di molti anni) sia di bibliotecaria francese che di donna in generale. Ne esce fuori un ritratto sognante ma disincantato di un mondo interiore teso alla bibliofilia ma incapace di staccarsi dal mondo circostante, di tutt’altra pasta.

Dopo un atto d’amore nei confronti di Melvil Dewey - da cui la classificazione decimale che ne porta il nome, adottata ancora oggi da molte biblioteche - e dopo qualche delizioso aneddoto, l’autrice si lancia in constatazioni forse troppo personali per creare un rapporto di complicità con il lettore. Malgrado infatti il testo sia comunque degno di essere letto ed apprezzato con divertita curiosità, quando si gira l’ultima pagina al lettore non rimane altro che l’eco confusionario e polifonico della “sfuriata” personale di una persona che non altro che lamentarsi in pubblico: sebbene le sue lamentele siano altamente condivisibili, non riescono a trovare la promozione a “letteratura”.

Che i ragazzini chiassosi siano un incubo per chi frequenta seriamente una biblioteca è verità risaputa: il semplice dirlo non rende Divry un’autrice, ma solo “una che si lamenta”.

  

In secondo (se non terzo) piano rimangono gli elementi che sarebbe stato plausibile immaginarsi: storie di libri e di autori. A parte qualche (comunque delizioso) aneddoto pruriginoso su Honoré de Balzac e Guy de Maupassant, ne La custode dei libri latitano nomi di scrittori o di libri. È vero, c’era il serio rischio di ripetere l’esperienza de La lettrice di Annie François, dove chi non sia più che addentro alla letteratura francese si ritrova sommerso da nomi che dicono ben poco: una via di mezzo però era sicuramente possibile.

  

«La biblioteca è l’arena in cui ogni giorno si rinnova la lotta omerica fra i libri e i lettori. In questa lotta, il bibliotecario è l’arbitro. In questa arena, svolge un ruolo cruciale.»

La custode dei libri è un veloce e stuzzicante testo che fa entrare il lettore per un attimo nella mente di una bibliotecaria di Lione e gli fa vedere il mondo attraverso quella lente. Un lettore italiano noterà sicuramente un fatto che la Divry sicuramente ignora: quella realtà bibliotecaria che lei deplora come al di sotto di standard di mera sufficienza, è mille volte superiore alla realtà italiana delle biblioteche! Magari in Italia avessimo i problemi che l’autrice riscontra nelle biblioteche di Lione...