Abbiamo incontrato Fabio Novel, collaboratore di ThrillerMagazine ed autore del recente racconto western noir in eBook L’uomo che uccise Texas Jones (MilanoNera 2012).
Ciao, Fabio...
Innanzitutto, grazie a te Lucius e a ThrillerMagazine per l’opportunità di questa intervista. È stimolante avere l’occasione di calarmi ogni tanto nei panni dell’intervistato, piuttosto che dell’intervistatore.
La prima domanda è d’obbligo: può un western essere anche un noir?
Assolutamente. E non sono stato certo io (purtroppo!) a dimostrarlo.
I contorni del noir sono sfumati, e quindi a volte dibattuti, ma sulla sua essenza non credo ci siano grandi dubbi. Nel grande mare della crime fiction (o, all’italiana, del giallo), semplificando al massimo, il noir si distingue per avere l’uomo e la realtà in cui è inserito in posizione di preminenza nell’economia del testo. È su questi due elementi che lo scrittore noir pone l’accento della sua riflessione, piuttosto che sul caso da risolvere come nel mistery classico. In quest’ottica, i protagonisti sono di solito problematici, alla deriva, spesso criminali, sempre calati in realtà difficili e realistiche, e in vicende amare.
Partendo da questo presupposto, trovi che l’Old West, inteso sia come epoca storica che come epopea (in parte immaginaria) che ne deriva, possa offrire figure e scenari adatti?
Domanda retorica, ovviamente.
Insomma: una bella fetta di storie western sinora raccontate (dalla narrativa, dal cinema e dai fumetti), se ci pensi su, presentano alcune/tutte le caratteristiche proprie del noir, solo che lo scenario innesca automatismi, e la prima etichetta che viene piazzata è un’altra. La dizione western noir è comunque d’uso, anche se forse poco utilizzata in Italia.
In narrativa, la produzione americana con queste prerogative è estremamente corposa, soprattutto quella degli anni ’40 e ’50: romanzi e racconti che, nell’ereditare la tradizione dei dime novel e nel vivere con passione la stagione dei pulp, osavano oltre, andando ad esplorare la profondità dei personaggi, delle tematiche e delle atmosfere, con risultati talvolta persino letterari. È una miniera di materiale che ho esplorato in gioventù, e purtroppo solo in minima parte rispetto al disponibile. Pertanto, non mi considero un esperto. Ci tengo però a sottolineare che molti di quei testi furono poi sceneggiati per lo schermo, diventando grandi classici e veri cult del western cinematografico.
Tra gli autori più vicini a noi sull’asse temporale, d’istinto citerei Elmore Leonard, James Lee Burke, Corman McCarthy, Ed Gorman, Joe R. Lansdale, Victor Gischler… Sì: per questi autori, in vari casi, il West non è quello della seconda metà dell’Ottocento, ma lo spirito è quello!
Ci nomini anche qualche film, tra i western-noir?
Tra i “classici” si privilegia citare il claustrofobico Sangue sulla luna (Blood on the Moon, 1948), di Rober Wise, con Robert Mitchum. E tante pellicole dirette da Raoul Walsh, Antonhy Mann, Budd Boetticher... E poi Quel treno per Yuma (Three-Ten to Yuma, 1957), che del resto è ripreso dal racconto di Elmore Leonard. Un altro cult è senz’altro Gli spietati (Unforgiven, 1992) di Clint Eastwood.
E il tuo eBook, come si inserisce in questo filone western noir?
Non pretendo certo di confrontarmi con i nomi più sopra citati, ma sono convinto che L’uomo che uccise Texas Jones abbia le qualità per dire la sua, in equilibrio tra tributo al genere e stile personale.
È un racconto western, che risponde pienamente anche ai canoni del noir.
Inoltre, si propone anche come una cosiddetta caper story, la storia di rapina, un sottogenere della crime fiction molto caro ad autori come Donald E. Westlake.
I nomi da te usati nella storia non lasciano dubbi: il fumetto italiano western ha lasciato un segno profondo nel tuo immaginario...
Sono nato nel 1966. Con il cinema western, americano e italiano, ci sono cresciuto. Ma sono cresciuto anche collezionando i fumetti popolari western italiani, in particolare quelli della Bonelli (anche se allora la casa editrice aveva alti nomi), sia quelli per ragazzi che quelli indirizzati al pubblico maturo. A partire dunque dai vari Kinowa, il Piccolo Ranger, Zagor, Storia del West, Judas, per arrivare alla maturità di un fumetto adulto, eccezionale ed unico, come il Ken Parker di Giancarlo Berardi, o al più recente, ma altrettanto significativo, Magico Vento di Gianfranco Manfredi.
È indubbio, comunque, che il mio amico per eccellenza, nel West, è l’inossidabile Tex Willer, un protagonista con la P maiuscola che, a dispetto dei suoi sessantaquattro anni di vita, e delle centinaia di storie scritte, riesce a dimostrare ancora vitalità, grazie anche ad autori come Boselli, Manfredi, Ruju, Segura e Faraci, che sono riusciti a rinnovare la serie, senza rinnegarne la tradizione. Merito anche di una serie di disegnatori (tra quelli fissi in scuderia e gli ospiti che omaggiano Tex negli speciali), ai quali nel tempo è stato concesso un utilizzo delle tavole più personalizzato, benché sostanzialmente fedele al format bonelliano.
Insomma, anche se il protagonista del mio racconto non ha proprio nulla a che fare con Tex Willer (che però, non dimentichiamolo, si presentò ai lettori come un fuorilegge), non potevo non chiamarlo Tex!
Come ti sei trovato con MilanoNera? Perché hai pensato di proporre all’editore proprio un western noir.
Con MilanoNera mi sono trovato molto bene. L’interazione è stata amichevole e professionale insieme.
In verità, il racconto non è stato scritto espressamente per MilanoNera, ma ne sposa perfettamente la filosofia. Di conseguenza, quando con Patrizia Debicke van der Noot (donna di straordinaria e coinvolgente energia, oltre che narratrice di talento) e Paolo Roversi (che conosciamo come autore, ma che è anche il direttore editoriale di MilanoNera) si è parlato di un mio possibile contributo alla collana, non ho esitato nel proporlo. Il feedback è stato immediatamente positivo, senza alcun dubbio sul sodalizio tra western e noir, o sul fatto che il western non sia trendy! Del resto, la collana ospitava già gialli storici, e quello del West è uno scenario storico ben determinato.
Hai detto che il racconto era già stato scritto. Era un’idea dunque che hai voluto sviluppare indipendentemente da un obiettivo definito?
Questa tua domanda mi fa particolarmente piacere, perché mi dà l’occasione di ringraziare un altro amico scrittore: Andrea Carlo Cappi.
Narratore, traduttore, editor e grande esperto di narrativa di genere, tra i suoi molteplici impegni, sino a qualche anno fa curava una rivista cartacea (sua creatura) che molti appassionati ricorderanno: M-Rivista del Mistero. Un bel dì decise di lanciare un numero tematico della rivista con il titolo esplicativo di Nero West, con articoli e racconti. Il materiale che raccolse - tra cui ricordo i contributi di Joe R. Lansdale e Stefano Di Marino – andò oltre le sue aspettative per qualità e quantità, tant’è che pensò di spezzare lo speciale in due volumi.
Il primo uscì regolarmente.
Il secondo, no. Nel frattempo, l’ultimo editore della rivista (Alacrán), aveva deciso di chiudere la testata. Mi ripresi il testo.
In seguito, ho perseguito con un paio di tentativi mirati il progetto un’antologia AA.VV. italiana che omaggiasse il genere western con racconti il quanto più possibile eterogenei per soggetto e stile. Solidi professionisti della narrativa italiana erano disposti a partecipare. Alcuni già con dei soggetti che continuo a ritenere molto validi, e che m’auguro avranno modo di concretizzarsi comunque. Avevo anche un working title, volutamente ironico per spirito di gruppo, ma in fondo forse davvero efficace: Dio perdona, noi no.
Ma se le antologie sono difficili da piazzare (in termini di contratti professionali) figuriamoci una western!
A proposito, se qualche editore serio volesse raccogliere il messaggio... be’, io sarei sempre pronto a curare l’antologia in questione: i nomi in ballo, vi assicuro, sono solidi protagonisti del panorama narrativo italiano.
Bella la copertina...
Sì. Piace molto anche a me. L’illustratrice che crea le copertine di MilanoNera eBooks, Silvia Marinelli, ha fatto un efficace lavoro di sintesi, che fa presa. Tra l’altro, il fatto che L’uomo che uccise Texas Jones abbia una cover disegnata è particolarmente azzeccato e significativo. Come detto sopra, il fumetto western italiano, quello bonelliano e Tex in primis, contano molto per me. Quando ho scritto il racconto, gran parte delle scene le ho immaginate in tavole, con l’eccezione della sequenza dedicata al gunfight, perché per la sparatoria avevo bisogno di un montaggio cinematografico.
Adesso che mi ci fai pensare, credo che una versione graphic novel riuscirebbe molto bene. La butto là, semiseria: c’è qualche bravo disegnatore interessato ad abbozzare un paio di tavole di prova, vedi mai che riuscissimo a convincere qualche editore a pubblicarci?
Pensi che l’eBook permetterà di riscoprire il “romanzo breve” o “racconto lungo”, abbandonati per ragioni meramente tipografiche?
Sono ottimista in tal senso. Sì, quindi: lo penso. Sono buone occasioni per i racconti e ancor di più per i cosiddetti romanzi brevi (troppo corti per il mercato librario, troppo lunghi da leggersi nel web), queste degli eBook. Col tempo, le opportunità diventeranno ottime. Poi, con la proliferazione, si innescheranno meccanismi di selezione.
È vero che il web già consentiva agli autori di racconti di venire alla luce, di farsi leggere da numeri apprezzabili di lettori (gli accessi lo dimostrano). Ma, parliamoci chiaro, avere la possibilità di vendere il tuo lavoro dà un valore differente alla questione, e all’appagamento. Non per un discorso venale, è facile capire quali possano essere gli introiti al momento... I numeri italiani degli eBook non sono tali da innescare aspettative in tal senso. No, è un fattore psicologico: è il fatto che dei lettori siano disposti ad investire su di te.
Quindi, tu come narratore sei tenuto ad appagarli. E l’asticella si alza.
Nel tuo blog, invece, sei libero di mettere ciò che vuoi.
Progetti futuri? Tornerai ad utilizzare il formato digitale?
Ad aprile, per i tipi della NoReply, uscirà un’antologia AA.VV. che merita a mio avviso grande attenzione, per più motivi: per i tanti autori che hanno aderito (tra cui Claudia Salvatori, Andrea Carlo Cappi, Andrea G. Pinketts, Angelo Marenzana, Marilù Oliva, Giuseppe Lippi e vari altri), per l’originalità del progetto che sta a monte (voluto e curato da Sergio Riletti ed Elio Marracci) ma soprattutto per le sue finalità. Il libro sarà intitolato Capacità nascoste - La prima antologia “diversamente” thriller. Offre racconti thriller/noir/gialli & co., in cui la condizione di “diversamente abili” dei protagonisti non costituisce barriera per il superamento delle vicende, variamente pericolose, in cui gli autori li calano. Le mani di Hussein è il titolo del mio contributo, lo scenario è il Libano meridionale.
Sempre a primavera, ricordo a tutti la terza raccolta della serie 365 racconti per un anno, edita da Delos, questa volta dedicata (c’era da aspettarselo, eh?) alla Fine del Mondo, alla quale partecipo con un racconto che s’intitola... Merda.
Per il resto… Be’, sto lavorando a qualcosa di più consistente. E di racconti ne arriveranno altri.
Il formato eBook? Con le giuste occasioni, pubblicherò senz’altro ancora anche in digitale.
Colgo l’occasione per invitare qualsiasi lettore soddisfatto (o insoddisfatto) a lasciare i suoi commenti in rete o a contattarmi su facebook.
Grazie a tutti!
L’eBook L’uomo che uccise Texas Jones è in vendita nei
principali store on line, ad esempio su:
http://www.bookrepublic.it/books/publishers/MilanoNera%20/
oppure su Amazon per la versione Kindle:
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID