Parlando di noir ci accorgiamo immediatamente quanto questo “non-genere” venga in contatto con gli ambienti più diversi tra cui cinema, letteratura, musica, giochi ecc. Un ruolo di primo piano per il successo del noir l’hanno avuta anche i fumetti e i cartoni animati, due generi che apparentemente sembrano lontani dalle atmosfere cupe e tormentate del noir. Ma già negli anni Trenta, in America, nacquero i primi fumetti noir, con protagonisti dei poliziotti-investigatori imparentati da vicino con i duri dell’hard boiled. Il 4 ottobre 1931 il Detroit Mirror inizia a pubblicare le strisce disegnate da Chester Gould, dedicate all’investigatore Dick Tracy. Influenzato dai romanzi hard boiled e da film noir come Public Enemy di William Wellman, Gould propone un investigatore dalla mascella prorompente, con cappello all’Humphrey Bogart, giacca e cravatta, con un passato e una vita in movimento: Tracy diventa un detective per vendicare l’uccisione della fidanzata (elemento questo che diventerà un topos del fumetto noir, pensiamo ad esempio a Batman e a Secret Aget X-9), si sposa, avrà una figlia e un figlioccio che si sposerà anche lui e avrà dei figli. Un poliziotto che si affida ai pugni e alla pistola per sgominare criminali spietati, dai volti terribili, deformati e grotteschi. E le strisce di Gould sono ricche d’azione, come esige il nome del suo poliziotto (Dick Tracy, in slang americano, vuol dire “poliziotto che insegue”). I disegni sono in bianco e nero e, come i film noir del periodo d’oro, l’autore sfrutta il contrasto tra questi due colori per proporre ambientazione buie e tenebrose, nelle quali Tracy appare con il volto per metà oscuro, dove schizzano le scie delle pallottole, dove compaiono i volti mostruosi di criminali dai nomi che rivelano queste deformazioni (Pruneface, Flyface, Shakey).
Dal fumetto sono stati tratti alcuni film, fino al recente Dick Tracy di Warren Beatty del 1990, che vanta nel cast anche la cantante Madonna.
Per competere con il successo di Dick Tracy, King Features pensò a un personaggio che non fosse solo un investigatore privato ma anche un agente segreto privo di identità.
L’esempio di Hammett verrà seguito, con risultati non altrettanto felici, da Mike Spillane, con le storie di Mike Hammer illustrate da Ed Robbins.
Ben presto questi primi fumetti con protagonisti investigatori stile hard boiled furono affiancati da eroi mascherati: Batman, Spirit e Macchia Nera. Batman nasce nel maggio 1939 quando le prime strisce di Bob Kane e Bill Finger compaiono su Detective Comics. L’eroe che terrorizza i criminali con una maschera da pipistrello, si muove in una Gotham City infestata da criminali dementi come Joker e il Pinguino, combattendo il crimine per vendicare l’uccisione dei suoi genitori. Il successo di Batman, confermato anche dalla ripresa, nel 1986, del personaggio da parte dell’illustratore Frank Miller, il quale aumenterà la componente nera del fumetto presentandoci un Batman invecchiato e provato dai mali del mondo, ha dato origine a numerosi film, serie televisive e cartoni animati, aumentandone la fama soprattutto tra i più giovani.
Fino a questo punto abbiamo parlato di eroi e investigatori privati più somiglianti agli eroi dell’hard boiled school che agli eroi del noir: i vari Dick Tracy, X-9, Batman, Spirit, sono tutti eroi che si battono per il trionfo della giustizia. Bisogna guardare a un fumetto apparentemente distante anni luce dall’universo noir per scoprire il primo eroe negativo: il fumetto è Topolino e questo personaggio si chiama Macchia Nera.
Macchia Nera, o come lo ha chiamato il suo autore, The Phantom Blot, nasce dalla penna di Floyd Gottfredson nel 1939, in un episodio intitolato Mickey Mouse Outwits The Phantom Blot. Nato per essere usato in una sola storia, Macchia Nera è diventato ben presto
Esperto di psicologia è dotato di poteri ipnotici (tanto che nell’avventura Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera[1] riuscirà a ipnotizzare Topolino e spingerlo a commettere dei crimini); ha conoscenze in fisica, meccanica e biologia grazie alle quali crea molte invenzioni da usare come armi nei suoi crimini. Macchia Nera, con il suo nome e il suo aspetto inquietante, diventa così il primo eroe nero del fumetto; pensare che sotto la sua maschera si nasconde una caricatura del giovane Walt Disney!
Il fumetto nero in Italia fa la sua prepotente comparsa negli anni sessanta, e più precisamente nel 1962, quando le sorelle Angela e Luciana Giussani "Per offrire al pendolare della Stazione Nord un'avventura piena di colpi di scena da leggere in treno" creano il personaggio di Diabolik.
La coppia Bunker-Magnus dà vita nel dicembre del 1964 a un’altro personaggio di rottura nel fumetto nero italiano: Satanik. Oltre al nome appropriato per un pesonaggio nero, con quella K ormai distintivo degli eroi negativi del fumetto anni sessanta, la vera novità è che Satanik è una donna, la scienziata Marny Bannister. La situazione è molto vicina a quella dello Strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Luis Stevenson: Marny Bannister vive in un isolamento sociale, disprezzata dalle sorelle e dal padre per la sua repellente bruttezza (la Bannister ha il volto deturpato da un terribile angioma), ma grazie a un filtro di sua invenzione si trasforma nell’avvenente e conturbante Satanik, servendosi non di rado del sesso per attuare i suoi crimini (non a caso Satanik è visto come un antenato del fumetto erotico moderno).
Alla metà degli anni settanta nasce Alack Sinner. Creato da José Muñoz e Carlos Sampayo, Sinner è un detective che si muove in una New York in bianco e nero. Grazie alla lezione di Muñoz e Sampayo, nasceranno in seguito il violento Sin City di Frank Miller, Black Kiss di Howard Chaykin e Stray Bullets di David Lapham.
Ma è ancora l’Italia a rivoluzionare il mondo nero del fumetto con Dylan Dog, il personaggio inventato da Tiziano Sclavi e pubblicato dal 1986 per la Bonelli Editore e diventanto ben presto il fumetto più venduto in Italia con un milione di copie mensili. Dylan Dog, l’”indagatore dell’incubo” come dice una targhetta nel campanello della sua casa a Londra. Personaggio dal passato avvolto nel mistero, nelle sue avventure mescola l’horror al giallo, il nero al fantastico, occupandosi per lo più di casi insoliti e soprannaturali come dare la caccia a zombi e spettri. Anche Dylan Dog rivela i caratteri tipici dell’antieroe nero: problematico, tormentato, con problemi di alcolismo alle spalle. E anche un grande seduttore, quasi in ogni episodio ha un’avventura sentimentale.
Osservando attentamente questi fumetti e la loro evoluzione si può vedere come il fumetto noir si sia avvicinato e, in molti casi, fuso con l’horror e il soprannaturale: l’investigatore diventa un indagatore dell’incubo, dell’impossibile e il mistero diventa una delle caratteristiche fondamentali di questo genere di fumetti.
Per chiudere questo capitolo dobbiamo tornare a Topolino. Il topo più famoso del mondo fa anche le sue incursioni nel mondo noir a tal punto che nel 2000 Einaudi gli dedica un volume nella collana Stile Libero, (la stessa in cui pubblica Lucarelli!), dal titolo emblematico: Topolino Noir. Al suo interno sono raccolte alcune delle avventure sceneggiate da Tito Faraci e Francesco Artibani e disegnate da Romano Scarpa, Giorgio Cavazzano, Paolo Mottura, ecc., nelle quali Topolino affronta pericolosi criminali diventati anch’essi con il tempo personaggi fissi in queste avventure come Macchia Nera, Gambadilegno, la banda Bassotti. Topolino si muove in una Topolinia nera e piovosa ed è aiutato da Pippo, dal comissario Basettoni e dall’ispettore Manetta. Paradossalmente queste avventure si avvicinano più all’essenza del noir dei vari Dylan Dog e compagni. Il successo di queste avventure noir, a partire dalla prima intitolata Topolino detective del 1936, è indiscusso, lo dimostra l’aumento di popolarità dei personaggi negativi, all’origine creati per fare le comparse in alcune avventure, e la nascita di testate collaterali come il Topo-mistery e il Mickey Mouse Mistery Magazine.
Flip deve vedersela quindi, oltre che con la morte, con una casa stregata e animata, con la sua stessa ombra e, quando scoprirà l’assassino, anche con un buco nero che lo avvolge per sempre. The Cuckoo Murder Case può essere considerato il primo cartone animato noir; Flip The Frog incontrerà ancora il noir in altri episodi come Spook (1931), Funny Face(1932).
Del 1931 è anche il cartone animato The Herring Murder Case di Max e Dave Fleischer. Ispirato, come dimostra già il titolo, a The Cuckoo Murder Case, The Herring Murder Case racconta le avventure di Koko e Bimbo che investigano sull’omicidio di un pesciolino. L’omicida è Gus Gorilla ma, stranamente, alla fine del cartone animato, ritroviamo Bimbo in prigione. Anche in Bimbo’Initiation, sempre del 1931, Bimbo si trova alle prese con un buco nero che lo inghiotte, facendolo passare per tremende torture e, finalmente, facendolo entrare nell’Ordine di Kucamonga, una specie di setta segreta.
La via al cartone animato a tinte nere è aperta e la Warner Bros fin dal 1930 produce cartoni animati dove le parodie agli attori dei film noir si sprecano (si vedano ad esempio One More Time del 1931-32, Bosko’s Picture Show del 1933 e Porky’s Movie Mystery del 1939); ma sono Duffy Duck e Bugs Bunny che entreranno più in contatto con gli eroi del cinema noir. Bugs Bunny dovrà affrontare Peter Lorre in Hair Raising Hare del 1946,
Questi sono solo alcuni esempi (se ne potrebbero citare dozzine come i famosissimi Batman o Chi ha incastrato Roger Rabbit?), che mostrano il contatto tra elementi del noir e un mondo, quello del cartone animato, che apparentemente potrebbe sembrarne escluso.
[1]Guido Martina e Romano Scarpa, Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera, in Topolino, nn. 116-119, 10-25 giugno e 10-25 luglio 1955.
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