Davide, Giovanni, Vincenzo e Valentina sono i quattro trentenni protagonisti del nuovo romanzo di Stefano Bernazzani, La stracciata pazzia, edito da Mobydick. Si tratta (in particolare per i primi due) di giovani che non sono né precari della scuola, né ricercatori universitari, né collaboratori a progetto; sono operai in una fabbrica di elettronica, ragazzi con le loro passioni che sperano semplicemente in una vita normale, tranquilla. E che sembrano averla a portata di mano, finché la fabbrica non va in crisi – vera o presunta che sia. E allora ecco che la musica cambia, e il romanzo narra proprio l’impatto di questo “carico da undici” sulle vite dei quattro protagonisti, indagando come la crisi vada a modificare i loro rapporti e li stimoli a trovare quelle risposte e quelle motivazioni che altrimenti non sarebbero mai venute alla ribalta – nel bene come nel male. Qualcuno penserà di aprire una birreria, qualcun altro conoscerà gente molto pericolosa.

Davide e Giovanni sono amici d’infanzia, Vincenzo invece si è unito al gruppo dopo la rottura con la fidanzata. Valentina lavora per il sindacato, si occupa di casi urgenti, di aziende in difficoltà. Si incontrano dopo un’assemblea infuocata. Con Giovanni è subito scontro, ma con Davide no. Tra Davide e Valentina scatta una scintilla. La loro storia si intreccia con quella della fabbrica, separarle diventerà impossibile – proprio mentre si prospettano i licenziamenti. Vincenzo potrebbe andare a lavorare con suo padre, diventare il rappresentante di zona di certe valvole pneumatiche americane. Ma non vuole. Vuole provare a fare di testa sua, vedere come va a finire…

La stracciata pazzia prende il titolo da una pagina di Kerouac quasi al termine di “Sulla strada”, uno dei libri chiave del novecento. Non vi sveleremo qui il suo significato. Ma possiamo dirvi che i personaggi di Bernazzani proveranno ognuno a difendere la propria personale follia, pure tra mille dubbi e contraddizioni. Per lei arriveranno a mettere in gioco tutto quello che hanno, in una specie di corsa a perdifiato giù per la discesa, a chi arriva prima in fondo. Anche se nessuno capirà il perché.

Romanzo corale e carico di umanità, che non fa sconti a nessuno, questo libro rappresenta un contributo originale anche per la nostra narrativa, in “un Paese che ha scelto di oscurare un intero sistema produttivo di fabbriche e capannoni perché in tv non agevola la raccolta pubblicitaria”, come dice un collega di Valentina. Spingendo di fatto il lavoro nell’angolo, rinunciando a rappresentare una realtà sempre più difficile da capire e spiegare. Eppure così diffusa, nel secondo Paese manifatturiero d’Europa.

Stefano Bernazzani è alla sua terza prova, sempre con Mobydick. Il romanzo precedente (L’inverno che non dimenticheremo – una storia di ragazzini ambientata nel ’78 italiano) si è aggiudicato il Premio Chianti.