Il giovane protagonista di Febbre è come l’autore Giulio Minghini, un traduttore italiano esiliato a Parigi da un paese che non ha più un futuro da offrire.
Dopo essere stato lasciato dalla ragazza, l’uomo s’iscrive, su consiglio di un’amica, a un sito di incontri su internet, dove riesce a trasformare gli incontri virtuali in appuntamenti sessuali, che diventano per lui, progressivamente, un’ossessione, una sorta di viaggio all’inferno, dove le donne diventano oggetti da collezionare che lo soddisfano sempre meno, fino a quando deciderà di assumere altre personalità, recitare i ruoli di altri personaggi, per poter ripetere all’infinito il gioco delle sue pulsioni e scappare dalla solitudine.
Internet ha cambiato il modo delle persone di informarsi, di comunicare, di acquistare, ma anche di conoscere nuove persone. Con l’avvento del Web 2.0, termine con il quale si descrive quell’insieme di tecnologie che permettono a chiunque lo desideri di pubblicare un proprio contenuto su internet, è possibile condividere immagini, video, parole ma anche incontrare la propria anima gemella o, semplicemente, di avere l’avventura di una notte.
Proprio su questa premessa si dipana il romanzo di Minghini, divenuto caso letterario in Francia e adesso tradotto in Italia dai tipi di Piemme.
Febbre ci racconta le avventure sessuali di un uomo che decide di passare dietro lo schermo blu di un computer e incontrare innumerevoli donne, delle quali delinea il profilo come su una carta d’identità, descrivendo le abitudini, il carattere, le perversioni. Incontro dopo incontro l’autore ci mostra una desolante realtà, fatta di single soli e disperati, di profonda solitudine e dello svuotamento del rapporto di coppia uomo – donna che si esaurisce nell’atto sessuale: “Rapace e solitario, vivo come un eremita di giorno, per poi la sera, inventarmi un’esistenza rassicurante di fronte a sconosciute che non rivedrò mai più”.
Emerge anche la distorsione dei media come i social network o le chat, e appunto i siti d’incontri e appuntamenti, in cui si può fingere di essere quello che effettivamente non si è, per servirsi degli altri per i propri scopi (“Imparo davanti allo schermo i rudimenti dell’arte della manipolazione”) e annullare la propria identità in quella di decine di alter ego digitali: “accendo il computer e apro tutte le pagine dei miei fake, la schiera dei miei alter ego mi provoca uno spasimo di piacere”.
Un romanzo triste e doloroso, uno stile di scrittura gelido quasi strappato a un diario di studio sociologico, ma nello stesso tempo ribollente di forti emozioni. Il romanzo è scritto in prima persona, quasi una cronaca delle esperienze dell’autore, il linguaggio è veloce ed efficace e capitoli agili e brevi incollano il lettore alla pagina accompagnandolo insieme al protagonista nella discesa in questo inferno virtuale – reale.
In definitiva Febbre è un buon romanzo, opera prima di Minghini uno scrittore che sa provocare, incuriosire e farci riflettere su un fenomeno della nostra contemporaneità.
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