Se ne inventano di tutti i colori…
L’ombra del commissario Sensi di Susanna Raule, Salani 2011.
Se ne inventano di tutti i colori pur di evitare di cadere nel riletto e risaputo. Vedi il personaggio di Ermanno Sensi, commissario a La Spezia (meglio Spezia) trentenne stagionato, alto, pallido, ossuto, occhietti grigi, maglione infeltrito, jeans aderenti, anfibi a mezzo polpaccio, occhiali scuri. Si sposta con il Wrangler che è una gran figata, se la fa con le grandi (Carmel la Barista) ma se capita una ragazzina non si tira indietro. Aggiungo pisello con piercing per essersi infiltrato in una setta di Satana (piercing evidentemente obbligatorio proprio lì). A portata di mano Zoloft, Prozac, Ziprexa e l’EN per dominare l’ansia e dormire (causa un forte senso di colpa), appartamento bizzarro all’ultimo piano in “disordine perpetuo”, secondo il suo carattere.
Storiella: una spada piantata su una banchina poi sparita e al suo posto il dente di un narvalo (avete capito bene), teste mozzate in qua e là, la studentessa Silvia Bonanni minacciata da un pazzo, difesa stretta stretta, anche a letto, dal Nostro. Ad aiutarlo l’ispettrice Riu (lo chiama Batman), Tudini e Tancredi. Praticamente i factotum che lui tende a defilarsi “ Di solito lascio che tutto il lavoro lo faccia la mia squadra mentre io cazzeggio attorno” (mica scemo).
Pioggia, quella vera, e pioggia di citazioni da Montalbano a Poirot, dal Codice da Vinci a Watson a rendere in qualche modo più veritiero (forse) tutto il resto, qualche spunto sulla vita notturna di Spezia con l’Associazione dei Vecchi Beoni nel locale alternativo “Baraonda” frequentato da punkettine, gotici, marijuana, birra, fumo, musica cybergoth e nn metal.
Trama giallistica strampalata con in primo piano un commissario-ragazzotto-fighetto alla moda tormentato e relazione con sbarbatella verginella. Per uscire dal solito tran tran dei canoni tradizionali si finisce nell’astruso.
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