Un’operazione deliziosa e sorprendente vede due nomi di gran calibro come Paolo Brera e Andrea Carlo Cappi uniti insieme in un “gioco di spie” irresistibile: i due autori milanesi ci invitano a seguirli nell’Europa di metà Ottocento e a divertirci con i “veri” eventi storici che hanno segnato quell’epoca.
Il Visconte è... già questo è il problema: chi è il Visconte? È una spia, fin qui ci siamo. È un agente segreto, sembra sicuro anche questo. Il suo vero nome è... ecco, qui iniziano i problemi.
Una brava spia non fornisce mai la vera identità: neanche al lettore! Noi che leggiamo il romanzo, dobbiamo credere che a forza di dare nomi falsi il buon protagonista finisce col confondersi? Sta giocando lui o stanno giocando gli autori con noi?
Giuseppe o Josef o José Pau - ammettiamo che sia questo il suo nome - è un uomo brillante, agente segretissimo nonché combattente abile. Di volta in volta lo troviamo invischiato in operazioni dietro le quinte di un’Europa martoriata da guerre e rivolte, congiure e intrallazzi vari: ciò che succede alla luce del giorno è niente in confronto a ciò che accade dietro i sipari dei vari teatrini politici.
Il Visconte ha parecchie mani in pasta: è particolarmente eclettico e la spumeggiante e schizofrenica scrittura dei nostri autori sottolinea questo elemento, gettando il povero lettore nella più completa confusione... lo stato d’animo giusto per comprendere appieno gli eventi politici dell’età presa in considerazione.
Tra personaggi reali come Garibaldi e Napoleone III si aggira il Visconte, che reale non è - ma chissà, poi...? - che incontra i grandi del suo tempo e partecipa a molti eventi storicamente attestati, tanto quanto si lancia in avventure del tutto inventate. Paradossalmente, la nota finale dei nostri provvidi autori ci fa notare come le avventure meno credibili siano in realtà più vere di quelle plausibili!
Ma di cosa parla, alfine, Il Visconte di Brera e Cappi? C’è una trama ben precisa, è vero, ma è la parte meno “importante” del libro: il cuore del romanzo sta tutto nello geniale stile di scrittura, nelle incredibili sfaccettature del personaggio, nelle sue rocambolesche avventure (e forse il richiamo a Rocambole non è fuori luogo) e nella affascinante e frizzante ricostruzione di un passato per nulla remoto di un centro Europa che sembra lontano mille anni ma che era solamente ieri.
Un romanzo spumeggiante e un personaggio indimenticabile.
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