La chirurgia plastica più "nera" che esista è da questo mese sia al cinema che in libreria. Nelle sale italiane esce infatti La pelle che abito (La piel que habito, 2011), film che Pedro Almodóvar ha liberamente tratto dal romanzo Tarantola (Mygale, 1984) dello scrittore parigino recentemente scomparso Thierry Jonquet - che Einaudi, dopo la prima edizione del 2008, ripropone da questo mese in libreria.
Nel romanzo, Richard Lafargue è un famoso chirurgo plastico. Nessuno sa che la donna che porta in giro con orgoglio è in realtà sua prigioniera. Richard costringe Ève a prostituirsi, gode nel vederla torturare dai clienti, si bea del disgusto e della sofferenza di lei. E ogni tanto, la porta da Viviane...
Alex Barny ha rapinato una banca. Ha ucciso un poliziotto, è rimasto ferito. Deve nascondersi. Ma le telecamere di sorveglianza hanno ripreso il suo volto. È disposto a tutto pur di salvarsi...
Thierry Jonquet ci catapulta in un incubo senza fine, in un orrore crudele celato dietro la normalità dell’apparenza, dove la ferocia è marchiata a fuoco nella carne dei protagonisti e insinua un interrogativo atroce: fin dove può arrivare una persona ferita?
Una storia nerissima che affonda nell’ambiguità oscena dei corpi e delle loro identità.
Nel film di Almodóvar - presentato il maggio scorso al Festival di Cannes - Robert Legard (interpretato da Antonio Banderas) è un chirurgo plastico che sta sperimentando privatamente (e segretamente) alcune tecniche di impianti di pelle per gli ustionati gravi. Come cavia utilizza una donna, Vera (interpretata da Elena Anaya), segregata nella sua villa. Chi è la donna? Perché è prigioniera del dottore?
Storie nere di pelle, propria o di altri, ci aspettano dunque sia al cinema che in libreria.
Tarantola di Thierry Jonquet (Einaudi) pag. 146 - Euro 11,80 - ISBN 978-88-061-9266-2
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