Con mammina, appunto…
Un bel delitto per mammina di James Yaffe, Mondadori 2011.
Mammina si inserisce tra le più abili vecchiette della storia del crimine a partire dall’indimenticabile Miss Marple, per continuare con altre indimenticabili sferruzzanti e cruciverbanti (mio conio) detective lady fino ad arrivare, appunto, alla presente mammina, genitrice di David, ispettore della squadra omicidi di New York.
Alla morte della moglie Shirley decide di lasciare la sua città per andare a Mesa Grande come investigatore privato di Ann Swenson, difensore d’ufficio. Mammina, oltre la soglia dei settanta, resta a casa (è vedova, naturalmente) perché non si sente ancora pronta a “voltare le spalle a quella che era stata la sua vita fino a quel momento”. A meno che non ci sia di mezzo un possibile delitto. Proprio da parte di un amico del figlio. Allora arriva con i suoi capelli grigi, i polsi magri, la faccia rugosa e la sua incredibile energia. Il delitto avviene per davvero, una telefonata e chi parla è ucciso proprio mentre è al telefono. Siamo nell’ambiente universitario, la vittima un docente che sta sulle scatole a parecchi: all’amico di David, Mike Russo, in lotta per un posto fisso, ad uno studente di minoranza discriminata chicana, all’ex fidanzata di turno.
Arrivano le indagini, un orecchino sul luogo del delitto, la telefonata che si rivela molto strana, il suo amico arrestato e poi liberato in attesa del processo, una lettera con richiesta di un libro raro posseduto da Mike in cambio di una prova che lo può scagionare. Invidie, ambizioni, tensioni, amarezze all’interno dell’accademia, sfruttati e sfruttatori di menti, razzismo strisciante, un plot complicato (in parte risaputo) neppure troppo credibile ma allo stesso tempo affascinante.
Al centro mammina che va alla sinagoga, fa amicizie, prepara colazioni e pranzetti gustosi, gira come una giovincella, gioca a Gin rummy (non so cosa sia) con il figlio imbrogliandolo, lo aspetta alzata di notte, lo aiuta a sbrogliare la matassa e, dopo la partenza, gli scrive pure una lettera finale dove spiega tutto l’ambaradan che però non gli spedirà mai. Solo che la leggeremo noi lettori.
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